lu.tai., La Gazzetta dello Sport 27/3/2016, 27 marzo 2016
MARIGLIANO, UN SARTO NEL PALLONE
Il sarto nel pallone ha un grande cruccio. Non potere vedere Roberto Mancini sulla panchina del «suo» Napoli. Gianni Marigliano ha cucito abiti su misura a tantissimi vip. Politici, attori, sceicchi. E soprattutto uomini di calcio. Alcuni dei quali nei giorni scorsi hanno visitato il «Taylor and coffee», sartoria appena aperta a Milano per «accogliere i clienti senza bisogno di andare a prender loro l’espresso al bar, come facevo io a 8 anni, quando ho iniziato a fare il sarto» ci racconta Marigliano. Che da anni vive a Milano, dove ha potuto riabbracciare il suo amico più «elegante», appunto Mancio. «A portarlo nella mia sartoria di Napoli fu Dario Marcolin, che giocava nel Napoli quando eravamo in B. Di fatto con la sua classe Robi è diventato il mio testimonial nel calcio. Ora vado sempre a San Siro. E in un certo senso a Milano l’ho riportato io. Tramite Marco Fassone, che conosco da quando era al Napoli e che allora era d.g. all’Inter, nel settembre del 2014 sono stato all’Armani Hotel per prendere le misure a Erick Thohir. Uomo di grandissima simpatia e vitalità, anche se non facilissimo da vestire non tanto per il fisico quanto perché poco abituato alla sartoria napoletana. Gli ho fatto tre abiti. A un certo punto lui mi chiede un parere per la guida tecnica della squadra. E io non ci penso un attimo: “Per tornare a vincere serve il mio amico Mancini”».
Che due mesi dopo ha davvero preso il posto di Mazzarri. Lei è un sarto procuratore...
«Per carità, solo una coincidenza. Thohir sa come muoversi. E in certe accoglienze molto calorose che mi riserva in tribuna sembra più napoletano che indonesiano. Resta il fatto che stimo Roberto. E’ grazie a lui che l’Inter nel 2005 è tornata a vincere con continuità. Prima si parlava di Herrera...».
Come concilia la stima per Mancini con la sua fede napoletana?
«A fatica. Quando Robi era al City e in Champions sfidò proprio il Napoli di Mazzarri, non volli vedere la gara. Che comunque vincemmo... Dopo Cannavaro, Immobile, Lavezzi e Maggio, ora mi spiace non vestire altri napoletani».
Lo scorso autunno ha pure fatto arrabbiare De Laurentiis...
«Dei media locali mi chiamarono prima del match di andata, in campionato. Dissi che il Napoli era fortissimo ma che quanto a eleganza Mancini batteva Sarri 10 a 0. Qualcuno, tra cui il presidente del Napoli non la prese bene».
Mancini dove arriverà con l’Inter?
«Spero terzo, per vincere l’anno prossimo. Ma lo vedrei bene anche in Spagna o a Londra. Lo seguivo spesso a Manchester. Ho fatto abiti anche ad Aguero e allo sceicco Khaldoon (Khalifa Al Mubarak, presidente dei Citizens, ndr.). Elegante anche nei modi. Vedevo le partite all’Etihad dalla saletta reale e ad ogni gol mi lanciavo su di lui a festeggiare».
Cosa ci può dire degli altri vip?
«Montella è il più originale di tutti. Quando era a Firenze si fece fare un vestito per la sfida con la Juve. Quella della rimonta da 0-2 a 4-2, con tre gol di Giuseppe Rossi... Allegri me lo presentò Alessandro Moggi. Con quel fisico asciutto è perfetto per valorizzare un abito. Mihajlovic mi dà grandi soddisfazioni perché accetta consulenze anche sugli abbinamenti. Mancini è il più maniacale di tutti. Non ama le cravatte, va pazzo per il blu, i gessati e pure gli spezzati. Lo vorrei al Napoli, temo che solo con lui potremmo tornare a vincere lo scudetto dopo Maradona».
Con Higuain però sognare è lecito. Le piacerebbe vestirlo?
«Sì, ma il Pipita mi va benissimo in pantaloncini da calcio. E’ una forza della natura. Dopo Diego, è di sicuro il più forte che si sia mai visto a Napoli».