Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  marzo 26 Sabato calendario

L’AGRICOLTORE CHE COLTIVA A SECCO “L’ACQUA? UNO SPRECO INUTILE”

Federico Felli lo dice tranquillamente, come se fosse scontato: «Io coltivo senz’acqua». Solo dopo aver notato facce perplesse sorride e spiega il suo metodo, a metà tra filosofia e agricoltura biologica: «Non ci sono arrivato subito nemmeno io: ho dovuto studiare. In realtà mi informo ogni giorno, importo idee e tecnologie da altri mondi». Per «altro mondo» intende, ad esempio, gli Stati Uniti, da dove ha «rubato» il progetto - in realtà, era a disposizione gratuitamente - di uno speciale rullo per riuscire a far crescere i cereali utilizzando esclusivamente l’acqua che scende dal cielo.
«UN MILANESE PENTITO»
Felli è il titolare di Cascina Nuova, casolare che si nota subito grazie ai quattro silos colorati che salutano i passanti della provinciale tra Valenza e Casale, verso il Monferrato: hanno i colori della sabbia e della terra, le finestre quelli della bandiera della pace. «Il mio potrebbe sembrare ecologismo estremo, spinto. In realtà è solo biologico puro. Qui intorno ho terre molto diverse tra loro, alcune vicine al Po, altre fuori argine, poi terra da vigna sulle colline e un altopiano con un terreno più difficile, argilloso». Insomma, per coltivare questa terra ci vuole lavoro ma anche una buona dose di forza d’animo. «Sono un milanese pentito, arrivato qui nel 1998. Posso dire per crisi di noia? Sono tornato nel cascinale che era di mio nonno, Aldo Annaratone. Ho subito scelto il biologico. Noi otteniamo le stesse cose di tutti, ma in un modo diverso».
Qui la sostenibilità è garantita, è «vera». «La mia agricoltura non prevede input esterni: no concimi, no a interventi invasivi. No anche all’acqua. Perché la natura non ha bisogno di niente».
L’IDEA
Per aiutarla, però, ecco l’idea di questo rullo speciale, il «roller crimper»: i progetti sono del Rodale Institute (Pennsylvania) che si occupa di agricoltura biologica d’avanguardia. Si tratta di un rullo «piegatore» da attaccare al trattore che, di fatto, aiuta a concimare il terreno schiacciando (senza tirarle via) le piante da sovescio, cioè quelle utilizzate tra una coltura e l’altra per arricchire il terreno. «Si seminano, ad esempio, nella pausa tra il taglio del grano di luglio e la semina del mais o della soia in primavera. Sarebbero otto mesi di vuoto, invece io pianto un mix di 36 erbe (non svela quali, ogni agricoltore ha i suoi segreti, ndr) che poi schiaccio con questo rullo; diventa una pacciamatura. È concimazione naturale». E l’acqua? «È un fattore limitante, uno spreco di energia incredibile».
LA SPERIMENTAZIONE
Basta la pacciamatura «speciale»? «Sì, perché protegge il terreno dalle piogge forti, concima, non permette alle malerbe di crescere, impedisce l’evaporazione dell’acqua». Il rullo l’ha costruito un fabbro della zona, esattamente di Candia Lomellina, giusto al di là del fiume Po, utilizzando i progetti del Rodale ma già con modifiche studiate ad hoc da Felli (che è socio di Confagricoltura Alessandria) e dell’agronomo Cristiano Concaro, che ha unito più progetti ed è riuscito pure a coinvolgere i risicoltori pavesi in questa ricerca. La sperimentazione, per ora, è su 14 ettari di Felli, su cinquanta in totale tra Piemonte e Lombardia.
Valentina Frezzato, La Stampa 26/3/2016