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 2016  marzo 26 Sabato calendario

PERISCOPIO

Rivoluzione in panne: i proseliti imbastiscono liti prosaiche. Minidrink, di Dino Basili.

Non c’è come sigillare la busta per farsi venire nuove idee. Artur Bloch, Il secondo libro di Murphy. Longanesi, 1989.

I sondaggi danno in svantaggio Trump perché su di lui l’elettorato non dice la verità. Lo stesso processo accadeva nell’Italia degli anni 70, quando non conoscevo una persona che ammettesse: si, io voto Democrazia cristiana. Eppure vincevano sempre loro. Vittorio Feltri, editorialista de Il Giornale (Alessandro Ferrucci). il Fatto.

Il pianto della Fornero davanti alle telecamere è l’inizio sonoro della nostra crisi, il primo annuncio dell’era governata dalle banche. Anche il matador nell’arena, prima di uccidere il toro, ha un piccolo singhiozzo. David Riondino nella sua pièce: «Triglie, principesse, tronisti e alpini».

Nella mia vita ho commesso un sacco di sbagli e ho molti difetti. Ma ho sempre cercato la verità. Nel nostro paese quasi tutti hanno paura della verità. C’è la necessità di raccontare i fatti come sono avvenuti. I valori morali mutano, il costume cambia. I fatti restano. Giulia Maria Crespi, già proprietaria del Corriere della Sera (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Che cosa succederebbe al primo consiglio dei ministri che fosse da lei presieduto ? «Oltre ad abolire le scorte, si aumenta lo stipendio ai ministri – bando alla demagogia – tra 500 e 700 mila euro, e si aboliscono tutti i codici etici, in modo da sancire la loro totale inutilità. Poi si contingentano le uscite di rappresentanza: si mette cioè un limite ai convegni, alle presentazioni, alle celebrazioni e ai tagli di nastro mensili per ministro: massimo uno al mese. Nicola Porro, conduttore di Virus (Marianna Rizzini). Il Foglio.

La società italiana analizzata da Giuseppe De Rita somiglia molto alla filosofia del pensiero debole di Gianni Vattimo che è connaturato al costume italiano. È una società che trova nella sua duttilità, nella sua mollezza, nella sua complessità resistente e gelatinosa, oltre che nell’astuzia di un robusto istinto di conservazione, la propria forza sommersa. Saverio Vertone, L’ultimo manicomio. Rizzoli, 1992.

I miti, o cadono da sé con il fragore del Muro di Berlino, oppure è meglio lasciarli dove sono, finché il tempo li cancelli. La ragione non può, e forse non deve, aprire gli occhi di chi sogna e vuole continuare a sognare. Sebastiano Vassalli, Gli italiani sono gli altri. Baldini&Castoldi, 1998.

Nel corso della sua vita, Panfilo Gentile aveva visto i fasci siciliani, l’assassinio di Umberto I, la grande guerra, la morte della democrazia liberale, l’avvento del fascismo, la seconda guerra mondiale, la degenerazione partitocratica della nuova democrazia italiana. Si guarda indietro, rilegge alla luce delle sue esperienze la storia dell’Ottocento e non nasconde la propria nostalgia per un’epoca in cui gli stati erano governati da una borghesia sobria e dignitosa, il suffragio era ristretto, gli uomini erano allevati nella religione dei padri e la Chiesa «non era in tuta». Sergio Romano, prefazione a Panfilo Gentile, Democrazie mafiose. Ponte alle Grazie, 1997.

Tra gli americani l’intervento statale non si trasforma in proprietà statale. Questo è il senso del dar vita ad agenzie invece che a imprese controllate dallo Stato. La borsa resta centrale anche per far funzionare il moltiplicatore keynesiano e questo in coerenza con la teoria del grande economista che non prevedeva imprese statali bensì interventi mirati della mano pubblica tesi e favorire la ripresa del mercato, non a sostituirlo. Ludovico Festa, Giulio Sapelli, Capitalismi. Boroli Editore.

Kolossal tipo Spiderman in vita mia non ne ho mai girati: sono un indipendent, ho fatto piccoli film sperimentali. Il Padrino diventò un «grande film» perché tanta gente andava a vederlo, ma non è stato costoso. Un big di Hollywood mi chiese: come sei riuscito a fare un film che ha incassato tanto ed è anche di qualità? Gli risposi: «Risk !». Non c’è mai stato vero cinema, né grande arte senza rischio. Se fai un esperimento, non sei mai sicuro se, quello che ne uscirà, sarà qualcosa di bello. Ma non devi mollare: il successo viene se insisti. Don’t give up , l’ho detto l’altro giorno anche ai ragazzi di Matera (dove Coppola ha fatto visita a un centro di accoglienza per migranti, ndr). Francis Coppola (Gabriele Porro). la Repubblica.

Assistenti spirituali impiccioni ci assediavano con inquisizioni dettagliate sulla masturbazione, protagonista della condizione umana degli studenti e forse anche della loro, isolati gendarmi della cristianità amanuense. Paolo Guzzanti, I giorni contati. Baldini&Castoldi.

L’università sarebbe meglio se mia figlia Teresa la facesse in Europa. Non so se vorrei che vivesse in America. È una società dura. Piero Chiara, Vedrò Singapore?. Mondadori, 1981.

Secondo Stendhal il miglior modello di stile letterario era un articolo del codice penale francese che diceva: «Il condannato a morte avrà la testa mozza». Indro Montanelli, I conti con me stesso – Diari 1957-1978. Rizzoli.

Raccontai a Pierre-Auguste Renoir, il mio padre pittore, allora settantenne, le mie avventure di soldato. Mio padre rievocò la propria giovinezza, la Parigi illuminata a olio, dove per bere e lavarsi si dipendeva dall’acquaiolo, e dove le donne partorivano ancora con dolore e la durata media della vita di un francese non superava i 35 anni. Era tuttavia una Parigi con poco da invidiare alla città che sarebbe diventata in seguito, quella, per intenderci, magnificata da Hemingway in Festa mobile. Jean Renoir, figlio del pittore Pierre-Auguste (Tommaso Pincio). ilvenerdì.

Ho 49 anni, vivo in una roulotte abbandonata sul lago di Positano. Era la biglietteria di un circo. Ieri stavo bevendo da un imbuto, alcuni falsi rom l’hanno agganciata e mi hanno trascinato a Livigno in un parcheggio. Spero di rimanere qui, perché non sai mai cosa hanno in mente la banda dei falsi rom. A volte mi lasciano nello stesso posto per diverso tempo, altre volte mi spostano anche cinque volte al giorno. Non mi hanno mai chiesto favori, anzi mi trattano bene. Penso di entrare anch’io nella banca appena trovano un altro da tenere segregato nella roulotte. Maurizio Milani, scrittore satirico. Il Foglio.

Di una donna mi piace tutto. Non solo quello che c’è, ma anche quello che immagino ci sia. Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 26/3/2016