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 2016  marzo 26 Sabato calendario

IKEA STA STUDIANDO GLI INDIANI

Il primo sarà a Hyderabad, nell’estate del 2017.
Poi ne seguiranno, entro il 2025, altri 24, che catalizzeranno 100 milioni di visitatori all’anno nelle nove città più popolate del Subcontinente.
Ikea prepara lo sbarco in grande stile in India mettendo sul piatto un investimento di 1,4 miliardi di euro.
E studiando le abitudini della classe media urbana dell’immenso paese: ovvero famiglie con un reddito medio di 25 mila rupie (350 euro) al mese.
Per le nuove aperture, il colosso svedese dell’arredamento ha previsto una superficie di 40 mila metri quadri (5 mila in più rispetto all’Europa), ripartiti su due livelli, con ristoranti e aree gioco per i più piccoli.
Ma la vera novità è un’altra. Se Ikea è infatti conosciuta per i mobili da portarsi a casa e montarsi da soli, in India è previsto il contrario. «Consegneremo a casa del cliente e gli proporremo un operaio per assemblare i mobili», spiega Ulf Smedberg, direttore marketing del colosso svedese. «Formeremo migliaia di addetti al montaggio dei nostri prodotti e alla fine del corso essi riceveranno un attestato».
Gli indiani hanno poca dimestichezza con il bricolage e il personale di servizio presso le famiglie della classe media spesso ha difficoltà anche a leggere e a scrivere. «Non possiamo permettere che il cliente faccia montare un mobile Ikea al proprio domestico: si rischia che venga assemblato in maniera sbagliata», osserva Patrick Antoni, direttore della comunicazione per l’India.
Nel frattempo il gruppo si è affidato a società di ricerche di mercato per scandagliare la vita delle famiglie di Delhi, Bombay, Bangalore e Hyderabad: l’obiettivo è conoscere di quanti locali dispongono le abitazioni, che dimensioni hanno, come sono collocati all’interno degli appartamenti. Una ventina di famiglie hanno ricevuto dei mobili Ikea e alcuni dipendenti del gruppo trascorrono intere giornate presso di loro per osservare l’uso che ne fanno. Esperti di marketing invece li interrogano per sondarne desideri e bisogni. «Gli indiani destinano all’arredamento soltanto il 2% del proprio reddito contro il 4% in Europa. Se noi riusciamo a intercettare l’interesse della popolazione, le vendite decolleranno», prevede Patrick Antoni.
Ma prima di tutto questo, Ikea sta lavorando per sviluppare la propria rete di fornitori. «Il 60% dei prodotti che vendiamo in Europa è fabbricato nel continente, e lo stesso avviene in Cina. Il mercato dell’arredamento continua a crescere, e noi dovremo rispondere a questa domanda grazie ai nostri fornitori indiani», spiega Ulf Smedberg.
Un piano ambizioso e, guarda caso, collimante con quello del governo indiano, che intende, a qualsiasi prezzo, attirare gli investitori per fare del Subcontinente una piattaforma manifatturiera. Per questo le autorità federali accolgono il gigante svedese a braccia aperte. Non è un caso che lo scorso novembre sia stato tolto il divieto all’e-commerce che pesava sulle insegne monomarca.
di Andrea Brenta, ItaliaOggi 26/3/2016