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 2016  marzo 27 Domenica calendario

DAI PRIMI CULÉS A GUARDIOLA BAMBINO IL MITO DEL BARÇA DIVENTA UN FILM

Messi, Iniesta, Xavi, Piqué, Lineker, Koeman, Abidal, Cruijff (all’ultima apparizione pubblica). Un cast forse non da Oscar, ma da Pallone d’oro. È il cast, cioè gli intervistati perché i protagonisti sono ben di più, di un film al cinema domani e martedì, Barça dreams di Jordi Llompart, racconto dei 117 anni del Barcellona. Si può parlare di film: ha effetti speciali da Rambaldi con Romario, Maradona, Kubala, Neymar, Ronaldinho, due Suarez. E una sceneggiatura da thriller: il fondatore squalificato perché lo stadio fischia l’inno spagnolo (poi si suicidò), il regime che impone Di Stefano al Real, i 4 rigori su 4 sbagliati in finale di Coppa Campioni nel 1986, Suarez venduto all’Inter per finire il Camp Nou, la scoperta che quell’argentino 13enne fatto crescere il possibile ha un talento smisurato.
Il tutto nelle sale per due giorni (l’elenco sul sito www.barcadreams.it) con un sistema di successo: martedì e mercoledì i cinema sono semivuoti, quindi li si riempie creando eventi, quasi sempre musicali. Stavolta tocca al calcio, narratore, nella versione italiana, Pierluigi Pardo, dato che poi Barça dreams sarà trasmesso da Mediaset Premium.
Non pensiamo solo a una sfilza di gol favolosi per talento, fantasia, schemi. Cioè ci sono, eccome, e si esce con gli occhi sazi di bellezza. Ma c’è anche la Storia. Si parte nel 1899 quando lo svizzero Hans Gamper, pervaso dello spirito di Decoubertin che nel 1896 aveva portato alle Olimpiadi moderne, sbarcato a Barcellona, fonda una polisportiva che presto diviene popolare. Lo stadio Les Corts è sempre pieno, molti si siedono in cima, proprio sul bordo. Chi passa sotto vede una sfilza di sederi, ed ecco nato il soprannome dei tifosi del Barça, “culés”.
Poi arriva Franco: il catalano Barça è il simbolo dell’opposizione, Vázquez Montalbán lo definì “l’esercito disarmato della Catalogna”. Negli anni Cinquanta le vittorie sono le uniche ribellioni possibili al regime fascista. Curiosamente arrivano con uno fuggito dal comunismo, l’ungherese Laszlo Kubala, che i tifosi hanno votato come il più grande di sempre: sotto la sua statua al Camp Nou i blaugrana si dichiarano amore e si baciano. La fine di Franco coincide con l’arrivo di Cruijff, l’uomo più significativo negli ultimi 50 anni: da giocatore inaugura le manite al Real, da allenatore porta una nuova filosofia («se la palla l’abbiamo noi non l’hanno gli altri, quindi in un calciatore conta più la tecnica della corsa»), da dirigente fa inaugurare la Masia, vivaio dove si danno valori validi anche fuori campo e ogni squadra gioca con lo stesso schema. E in Barça dreams fa tenerezza vedere ancor cuccioli Guardiola e Vilanova scherzare e ridere. Il resto, i trofei di Luis Enrique, Messi, Suarez, Neymar e chi li seguirà, è solo la logica conseguenza. Uno spettacolo di due ore, una partita coi supplementari che vorresti non finisse mai.
LUIGI BOLOGNINI, la Repubblica 27/3/2016