SILVIA BENCIVELLI, la Repubblica 27/3/2016, 27 marzo 2016
SE È UN BATTERIO A FARE PRIMAVERA LA SCIENZA SVELA TUTTI I SEGNI NASCOSTI
ROMA.
La primavera non bussa e non guarda il calendario. E quando arriva, arriva per tutti. Ma se noi esseri umani abbiamo una scadenza di antica tradizione, fondata sullo studio del cielo e che quest’anno ci ha fatto salutare l’inizio ufficiale della dolce stagione nell’emisfero nord precisamente il 20 marzo alle 5.30 del mattino, per gli altri esseri viventi del pianeta Terra le cose vanno in maniera diversa, più graduale.
Possiamo vederlo intorno a noi nei giorni di marzo, con l’aiuto della scienza. Ce lo ricorda il New York Times, che ha fatto un giro di telefonate tra gli esperti alla ricerca dei segni più nascosti e meno scontati della primavera che possiamo cogliere nella natura invece che nelle stelle. Il primo è il profumo caratteristico di terra bagnata, che a volte sentiamo prima del profumo dei fiori. È dovuto al risveglio di alcuni gruppi di batteri diffusi nell’ambiente, e in particolare nel suolo, che producono composti organici volatili capaci di stimolare il nostro naso dando quell’odore caratteristico. Mentre l’odore di pioggia che sentiamo forte quando il caldo viene interrotto da una pioggia primaverile, e che ha il nome scientifico di petricore, risulta dalla combinazione dei composti organici batterici di cui sopra con olii di origine vegetale, prodotti dalla pianta nei momenti di siccità. Con la pioggia, purché sia breve e leggera, questo miscuglio si solleva da terra e raggiunge le nostre narici. E noi immediatamente associamo quell’odore al sollievo per un acquazzone finito, e per il ritorno del sole.
Ovviamente, poi, i segni della primavera si vedono bene nei parchi e nei giardini: «È decisamente primavera – ha spiegato l’entomologa Emily Meineke al New York Times – quando esco a raccogliere insetti dagli alberi e uno di questi bruchi mi cade sulla testa». C’è poco da sorridere: sono bruchi dannosissimi per gli alberi perché passando da una pianta all’altra divorano le foglie giovani, quelle che spuntano ai primi caldi. Ma è un segno di primavera anche questo, e in fondo anche il bruco ha il diritto di viversi la sua.
Intanto anche le piante fanno la loro parte, sentendo la primavera nell’aumento della temperatura e dell’insolazione, e nell’allungamento del dì rispetto alla notte. Cominciano così a rimettere le foglie o ad avviare la fioritura, dandoci la prova più evidente della fine dell’inverno. Mentre sui loro rami, gli uccelli cominciano a cantare e a fare il nido. Anche nelle città si possono sentire, e osservare, le passere, le capinere, le tortore, le gazze e i merli, all’alba o durante la giornata. È l’effetto della luce del sole sui cicli ormonali che regolano la maturazione sessuale, che innesca l’avvio del periodo riproduttivo, con quel che segue per le nostre orecchie.
Tornano gli uccelli migratori, quelli che erano andati in Africa alla ricerca del caldo e che adesso attraversano l’Italia andando nel centro Europa o si fermano a nidificare a casa nostra, soprattutto nelle isole, nei passi alpini e nelle zone lagunari. Ma migrano anche animali più difficili da vedere, come le farfalle e altri insetti, alcuni pesci, e certi mammiferi, grandi e piccoli. A partire dal pipistrello, che con l’arrivo della primavera si sveglia dal letargo e si sposta verso la sua casa estiva: sono i mesi in cui li si vede cominciare a svolazzare sotto i lampioni, di notte, quando cacciano. E i mesi in cui le femmine che sono riuscite a farsi fecondare prima del letargo cominciano la gestazione dei propri piccoli.
Queste modificazioni naturali si possono vedere anche dallo spazio, ovvero anche con le immagini dei satelliti che spiano la Terra dall’alto. E che mostrano i colori di un pianeta vivo. Abitato da esseri viventi che la primavera la leggono sul calendario, ma non soltanto.
SILVIA BENCIVELLI, la Repubblica 27/3/2016