NORBERTO FUENTES, la Repubblica 27/3/2016, 27 marzo 2016
QUANDO L’AVANA BALLAVA SATISFACTION DI NASCOSTO
Ricordo la prima volta che ho sentito i Rolling Stones. Satisfaction, naturalmente. Era la fine del 1967 e io stavo scrivendo il mio primo libro, una raccolta di racconti sulle operazioni contro i ribelli controrivoluzionari nelle montagne dell’Escambray. Erano dovuti passare quasi due anni e mezzo dall’uscita il 6 giugno 1965 del 45 giri negli Stati Uniti, perché io, come quasi tutti i miei coetanei sull’Isola, ascoltassi il pezzo in differita, come succedeva con questo tipo di prodotti. Mentre armati fino ai denti rastrellavamo una zona montagnosa, fuori da Cuba il resto della gioventù ballava il rock’n’roll.
È ovvio che non ci fosse una distribuzione commerciale delle registrazioni occidentali e che mantenere un collegamento con la cultura all’estero diventava più complicato a causa della valenza politica di cui si sospettava il rock. Tuttavia, sappiate che in qualche modo a Cuba questi dischi circolavano grazie ai piloti della linea aerea Cubana, ai funzionari del ministero delle Relazioni Estere e agli ufficiali dell’intelligence. Uno di questi, Ulises Estrada, dopo uno scalo a Madrid o a Parigi, portò in regalo al Che, in esilio forzato a Praga, un esemplare dell’album Revolver dei Beatles, una delle poche distrazioni dell’argentino in attesa che Fidel gli desse luce verde per rientrare a Cuba dopo il fallimento della sua avventura nel Congo.
Di solito, quei funzionari erano i cubani che viaggiavano all’estero – e rientravano. Noi approfittavamo del fatto che quei compagni tenessero molto a soddisfare le richieste dei loro figli quanto a rock e jeans, perché questi a loro volta li prestavano ai loro amici. Il 45 giri di Satisfaction lo ascoltai grazie a mio fratello. Lui a sua volta lo aveva avuto in prestito da un suo amico, un ragazzo rosso di capelli, figlio di un ex agente dell’Fbi in pensione a L’Avana (oltre che con il rock, in quella città si conviveva con ex agenti dell’Fbi in pensione!) di nome Ralph Sabin.
Così, nel periodo in cui lavoravo alla stesura del mio libro, ebbi per le mani due dischi, in prestito. Oltre a “Satisfaction”, avevo Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, dei Beatles. Era la combinazione perfetta. Insuperabile: i Beatles mi trasmettevano una sensazione di lontananza, dopotutto, facevano sempre parte dell’eredità dell’ultimo vaudeville inglese e li spaventava a morte la parola Rivoluzione. I Rolling Stones, invece, continuano ancora oggi ad avere simpatia per il diavolo.
(Traduzione di Guiomar Parada)
NORBERTO FUENTES, la Repubblica 27/3/2016