L.C., QuattroRuote 4/2016, 25 marzo 2016
L’AUTOMOBILE COME SCELTA OBBLIGATA
La cara, vecchia automobile resta il mezzo migliore per andare al lavoro e, in generale, per gli spostamenti quotidiani. Anzi, lo è sempre di più. Secondo l’Istat, infatti, nel 2015 il 74,2% dei tragitti è stato effettuato in macchina, con una crescita dello 0,7% rispetto al 2014. Parallelamente, sono diminuiti gli utenti di tram, autobus, treni e metropolitane, per i quali il calo varia tra lo 0,3 e lo 0,5%, mentre è salito il numero di coloro che vanno a piedi e in bicicletta (+0,3%). La tendenza, del resto, è consolidata già da diversi anni. Uno studio dell’osservatorio Continental, realizzato sulla base dei dati dell’Istituto nazionale di statistica, indica che tra il 2008 e il 2013 il trasporto pubblico in Italia ha perso 446 milioni di passeggeri, con un calo complessivo dell’11,9%. Il dato è ancor più clamoroso perché si riferisce agli anni più difficili della crisi, nei quali la scelta dell’auto, certamente più onerosa rispetto ai mezzi pubblici, è stata evidentemente obbligata. Perché? Servizio poco capillare ed efficiente e attese lunghe sono le motivazioni principali, ma anche l’anzianità dei mezzi ha avuto un ruolo: nel nostro Paese, l’età media degli autobus è di 13 anni, contro i sette della media europea. I nostri bus sono vecchi e, dunque, poco affidabili e anche inquinanti. Per molti, pertanto, l’uso della vettura resta una costosa necessità. In questo contesto, suona ancora più stridente l’atteggiamento di molte amministrazioni comunali, impegnate in una lotta senza quartiere alle auto, viste come un nemico da fermare a suon di Ztl, ticket d’ingresso e divieti. Quelle stesse amministrazioni che investono poco sui trasporti e offrono servizi così scadenti da costringere molti cittadini a mettersi al volante.
L.C.