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 2016  marzo 19 Sabato calendario

LA FAVOLA DI QUNFEI REGINA DEGLI SCHERMI


Trent’anni fa era un’operaia pagata meno di un euro al giorno, oggi è la “regina degli schermi”. Zhou Qunfei ha 46 anni e un’azienda con 60 mila operai che produce per Apple e Samsung. Con 5,2 miliardi di euro è la donna più ricca della Cina, numero 18 nella classifica cinese e 205 nel mondo. Ma soprattutto è prima nel mondo tra le miliardarie che hanno creato il loro impero senza poter contare su un patrimonio di famiglia. Più che il sogno cinese, sembra il sogno americano. Invece ormai è cinese anche il primato dei miliardari self made e, tra le 73 donne di questa classifica, 49 sono nate nell’ex Impero di Mezzo.
Zhou è nata nel 1970 in un villaggio della regione centrale dello Hunan e ha avuto un’infanzia difficile. Il padre aveva perso l’uso delle mani e la vista in un incidente e la madre è morta quando aveva cinque anni. Lei era la più piccola di tre sorelle. Doveva camminare dieci chilometri per andare a scuola. Poi preparare da mangiare, nutrire gli animali di casa e raccogliere la legna per la cucina economica. Ogni giorno. Ha smesso di studiare a 15 anni. Nella seconda metà degli anni Ottanta è emigrata con il resto della sua famiglia verso le regioni costiere. A16 anni era operaia presso un’azienda di Shenzhen che produceva schermi.
Si narra che dopo appena tre mesi voleva licenziarsi, si annoiava. Ma la lettera di dimissioni impressionò a tal punto il suo datore di lavoro che le valse la prima promozione. Così cominciò a studiare contabilità nel tempo libero, e prese la patente. La sua carriera era in ascesa. Quelli erano gli anni in cui la Cina si apriva definitivamente al mercato. Le cosiddette zone economiche speciali cominciavano a dare i loro frutti e il prodotto interno lordo del Paese cresceva alla velocità del dieci per cento l’anno. La ricchezza cominciava a diffondersi e tutto sembrava possibile. Zhou a 23 anni aveva già messo da parte i soldi necessari per affittare tre case in periferia dove cominciare a sperimentare i prodotti che ne hanno fatto la fortuna.
Dal suo punto di vista, la linea di produzione è come la giara del riso. Non bisogna lasciare mai che si svuoti del tutto prima di riempirla. Così durante la crisi finanziaria del 1997, approcciò un produttore di orologi che era in debito con lei e gli propose di saldarlo con la sua strumentazione. Fu così che piano piano mise insieme tutte le macchine necessarie per processare il vetro. Nel 2001 la cercò la Tcl un’azienda di cellulari che voleva appaltargli la produzione degli schermi. In un anno divenne ricca. Era il momento di riempire la giara.
Nel 2002, a 32 anni, Zhou Qunfei era pronta per il grande salto: lasciare la linea di produzione e fondare un’azienda concorrente a quella che la impiegava. Le ci vorrà un anno per registrare la Lens Technology a Hong Kong e trasformarla così in una società a capitale straniero. Tempismo perfetto. La Motorola l’avrebbe chiamata proprio quell’anno e gli schermi prodotti dalla sua azienda avrebbero completato 100 milioni cellulari venduti in tutto il mondo. Il mercato della telefonia esplose e le richieste si moltiplicarono: Samsung, Nokia e Htc, solo per fare alcuni nomi. Ma il successo vero, arrivò con la richiesta della Apple per i primi touch screen. Uno schermo più, largo, sottile e difficile da rompere. Gli investimenti fatti nella ricerca cominciavano a dare frutti e la Lens Tecnology divenne il principale fornitore della Mela morsicata.
Oggi la sua è un’azienda specializzata in schermi per dispositivi elettronici che impiega 60 mila operai in sette fabbriche. Ha un giro d’affari che Bloomberg ha stimato intorno ai tre miliardari di euro l’anno. Di fatto, il 21 per cento degli schermi per smartphone che ogni anno vengono messi in circolazione è prodotto nei suoi stabilimenti. Continua a lavorare con Samsung e Apple, compresa la nuova generazione di Apple Watch. Proprio questo è forse il fattore di rischio più elevato. Ai contratti con queste due aziende deve il 70 per cento dei proventi. Per non perderli Zhou è già pronta a sviluppare una nuova generazione di schermi.
C.A.G.
Cecilia Attanasio Ghezzi