Lidia Baratta, pagina99 19/3/2016, 19 marzo 2016
IN BANCA LA CAUZIONE DELL’AMORE PERDUTO
Si dice che l’amore non ha prezzo. Matrimonio e divorzio, invece, hanno listini dettagliatissimi. Ai fiorenti mercati degli eventi soprattutto il primo, dato che i festeggiamenti da separazione sono ancora una nicchia di mercato si aggiunge ora la discesa in forze delle truppe della finanza sull’amore. Soprattutto quando l’amore finisce e in molti casi si è costretti a indebitarsi. E banche e finanziarie corrono in soccorso.
Dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, proliferano società che forniscono prestiti per sostenere le spese legali del divorzio. L’inglese Novitas Loans presta ogni mese milioni di sterline ad aspiranti alla separazione legale, con tassi del 18%. L’obiettivo di chi si indebita è quello di ottenere dall’ex coniuge risarcimenti che sono almeno il triplo del prestito sottoscritto. La società ha stretto convenzioni con 400 studi legali specializzati. Ma il rischio è che possa rifiorire l’amore e che chi ha chiesto il prestito poi non sia in grado di ripagare il debito. Ecco perché Novitas, come ha spiegato l’Economist, preferisce finanziare solo casi disperati – dal punto di vista sentimentale, s’intende. Mentre altre società concorrenti hanno preferito trasferire il rischio sugli studi legali.
Tra gli istituti di credito italiani i prodotti dedicati al divorzio non sono così diffusi. Chiedere un finanziamento per sostenere i costi della separazione rientra nella generica categoria dei prestiti per spese impreviste. «Non esiste un finanziamento ad hoc per il divorzio», spiegano da Unicredit. Ma «è possibile comunque ricorrere ai prestiti per “esigenze personali”». La stessa cosa dicono da Compass: «Offriamo prestiti personali che ognuno può usare come meglio preferisce. La motivazione non va dichiarata, ma può capitare che servano a coprire le spese del divorzio». I tassi di interesse per prestiti personali variano dal 9 al 13%, a seconda delle tipologie. Diverso, invece, il caso di Findomestic, che finanzia solo progetti documentabili. Tra i tipi di prestito, c’è quello destinato a coprire le spese legali. Ma bisogna presentare prima il preventivo dell’avvocato. E, ovviamente, fornire garanzie di solvibilità.
Eppure il mercato destinato ai matrimoni falliti anche in Italia sarebbe prolifico. Nel 2014 le separazioni sono state 89.303, i divorzi 52.335. Il compenso dell’avvocato divorzista varia in base alle modalità di cessazione del matrimonio. Con il divorzio breve, i costi di certo si sono ridotti. «Se il divorzio è consensuale, le spese legali vanno dai 1.500 a non più di 5 mila euro», spiega Lorenzo Puglisi, avvocato e presidente dell’associazione Family Legal. «Sul web si possono trovano offerte più basse, che però spesso nascondono servizi non all’altezza della situazione». Nel caso dei divorzi giudiziali, quando invece le parti non riescono a raggiungere un punto di incontro, «la cifra può raddoppiare, arrivando anche ai 10 mila euro per 3-5 anni di causa. Se poi si tratta di separazioni internazionali con minori, le spese aumentano». Non solo. L’onorario dell’avvocato cresce al crescere della difficoltà del caso: se in gioco ci sono grossi patrimoni, appartamenti e conti in banca con tanti zero, il preventivo sale (all’interno di range stabiliti da un decreto ministeriale del 2014). «Nel nostro studio garantiamo un sistema di rateizzazione senza avvalerci di finanziarie», spiega Puglisi, «ma ci sono molti clienti che devono ricorrere ai prestiti personali. La verità è che per separarsi e divorziare, bisogna poterselo permettere. Anche perché poi si devono raddoppiare le spese d’affitto, dell’auto, delle utenze. La possibilità di prestiti dedicati sarebbe molto utile, li chiediamo da anni. Ci sono persone che non si separano perché non possono sostenere le spese».
Un’altra strada è quella di prevenire, invece che spendere dopo: proprio per evitare futuri divorzi complicati – preoccupazione che secondo alcuni è tra le cause del crollo dei matrimoni – in Parlamento è arrivata da poco una proposta di legge bipartisan per introdurre in Italia gli accordi prematrimonali all’inglese: ancora prima delle nozze ci si potrebbe mettere d’accordo su questioni economiche e risarcimenti in caso di rottura. Un’abitudine molto in voga tra i vip, che devono difendere patrimoni milionari. In questo modo, la paura di sposarsi potrebbe passare.
Anche perché, se le banche italiane non si sono specializzate nei divorzi, quello che va forte è il mercato dei prestiti per l’organizzazione dei matrimoni. Che ha percentuali di crescita dell’l-2% annui, con picchi di richieste nei mesi primaverili. Certo, ci si può sposare con budget ridotti. Ma in media una festa di nozze costa dai 20 mila euro in su, a seconda del numero di invitati, location, abiti e fiori. Per dirsi di sì c’è bisogno di liquidità: i futuri sposi possono scegliere un prestito che accorpa le spese in un unico debito, o i prestiti finalizzati, legati all’acquisto di uno specifico prodotto, dal viaggio di nozze alle bomboniere. Il tasso di interesse varia dal 7 al 9%. E gli importi finanziabili partono da mille fino a 60 mila euro. Che i più “resistenti” possono usare anche per festeggiare nozze d’oro, d’argento e di diamante. Findomestic, per esempio, finanzia un banchetto da cinquemila euro, con rate di circa 125 euro da restituire in 4 anni.
E se, nonostante tutti gli sforzi (anche economici) qualcosa dovesse andare storto, si può assicurare il giorno delle nozze contro eventuali inconvenienti. Non solo per il rischio di fuga di uno dei due sposi. Le insidie si possono nascondere ovunque: truccatrici in ritardo, dj malati, invitati alticci che danneggiano i preziosi quadri del ristorante. Dall’Inghilterra, le wedsure (assicurazioni sui matrimoni) si sono diffuse in Francia, Stati Uniti, e da qualche anno in Svizzera e in Italia. Gli sposi italiani hanno a disposizione un paio di opzioni, di solito incluse nelle offerte di wedding planner e tour operator, che così assicurano pure la luna di miele. Il pacchetto Speciale Nozze di Erv Italia, ad esempio, viene sottoscritto da circa 1.500 coppie all’anno. Si parte da una cifra di 49,50 euro, che però non copre le spese in caso di annullamento delle nozze. Se invece il dubbio che uno dei due possa ripensarci all’ultimo momento vi assale, basta raddoppiare la cifra. E nel caso all’altare uno degli sposi dovesse ritrovarsi da solo, almeno potrà recuperare i soldi spesi.