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 2016  marzo 23 Mercoledì calendario

TRISTE

«L’Europeo a porte chiuse sarebbe triste. Quello dev’essere un evento globale, visto e seguito da tutti. Con gli stadi vuoti non sarebbe la stessa cosa, non sarebbe un messaggio di pace» (Radja Nainggolan, centrocampista belga della Roma, a proposito degli attentati terroristici a Bruxelles).

PARTY «Il più bel giorno della mia vita? Quando ho vinto il primo GP in F.l in Canada nel 2014. Beh, in effetti anche il successo a Budapest due mesi dopo. Più che altro perché dopo c’è stato un party pazzesco. Quasi quasi direi Budapest...» (Daniel Ricciardo, pilota della Redbull).

IMPRESSIONE «Mi fa molta impressione pensare a miei avversari di quando ero bimbo: c’era chi aveva più talento di me eppure non è arrivato neanche a correre in un Mondiale. E sa perché? Perché al talento bisogna abbinare il duro lavoro. Una sola cosa delle due non basta» (Jorge Lorenzo, pilota della Yamaha, campione in carica della MotoGp).

APPLAUSI «Ricordo una cosa bellissima: quest’anno all’Olimpico contro la Samp perdevamo 2-0 e mi hanno espulso. Pensavo che i tifosi mi fischiassero, invece mi hanno applaudito. Se lavori bene la gente lo capisce» (Seydou Keyta, centrocampista della Roma).

SOCIAL «Odio i social. Ho un profilo Instagram dove talvolta posto le foto dei bimbi ma nulla più: non mi piace fare commenti né leggerli sulla mia vita. Fino a 4 anni fa avevo un cellulare che consentiva solo di chiamare e inviare messaggi, ora ho l’Iphone su insistenza di mia moglie ma basta e avanza. È una scelta di vita» (Alessandro Diamanti, trequartista dell’Atalanta).

SFIDE «Leggo il mio nome in ballottaggio per la Nazionale con tecnici quali Capello o Ranieri e la cosa, in verità, non mi quadra del tutto. So solo che da quando sono nel calcio ogni giorno, ogni settimana della mia vita mi sono accollato una sfida e me la sono giocata, facile o difficile che sia stata» (Gigi Di Biagio, commissario tecnico della nazionale italiana Under 21).

FILI «L’egemonia del calcio spagnolo nel continente in questo secolo è evidente. A me piace il fatto che ognuno ha vinto col proprio stile, però c’è un filo conduttore che unisce club differenti e nazionale: la voglia governare le partite» (Vicente Del Bosque, commissario tecnico della nazionale spagnola).