Luigi Perna, SportWeek 19/3/2016, 19 marzo 2016
... ALL’ULTIMA PER POCHISSIMI
Sua madre dipingeva. Suo padre ancora oggi fa il fornaio. E lui è cresciuto in un paesino della Pampa argentina coltivando il gusto per l’arte, la passione per il disegno, il mito dell’Italia e l’idea di costruire “l’automobile più bella del mondo”. Horacio Pagani, 60 anni, è l’uomo dei sogni. Perché la sua storia dimostra che con fede e tenacia anche i desideri (quasi) impossibili possono realizzarsi. La sua industria, fondata nel 1995 a San Cesario sul Panaro, nelle campagne modenesi, da anni realizza supercar ambite dai collezionisti di tutto il mondo.
Come arriva in Italia?
«Con una lettera di raccomandazione del grande Juan Manuel Fangio. Da ragazzino costruivo modelli di macchine partendo dalle lattine di Nesquik o in legno. Mi affascinavano le Ferrari e le Lamborghini che vedevo sulle poche riviste. Poi ho scoperto il mondo di Leonardo da Vinci, che univa arte e scienza, e mi sono messo in testa di venire da voi. A 19 anni ho aperto una piccola officina, con gli amici, realizzando lo chassis di una monoposto di Formula 2 che è stata schierata nel campionato argentino. Lì ho conosciuto Fangio».
Che cosa è successo dopo?
«Ho incontrato Ferrari, De Tomaso, Osella, Chiti e alla fine sono andato alla Lamborghini, dove c’era l’ingegner Alfieri. Ma l’inizio non è stato facile. L’azienda non poteva assumermi subito e così, nell’attesa, io e mia moglie per un periodo abbiamo vissuto vicino a Como, dormendo in tenda, solo con due valigie e due bici. Ho lavorato anche in un vivaio di piante e come saldatore. Il primo contratto in fabbrica fu da operaio di terzo livello».
Quando ha creato la Pagani?
«Nel 1991, quando lasciai la Lamborghini, ero il capo dei materiali compositi e del design. Avevo contribuito ai progetti della jeep LM002, della Countach Anniversary e della Diablo. Intanto avevo già aperto un’azienda specializzata, la Modena Design, e pensato al progetto della Zonda, la prima Pagani».
Tre clienti di cui è orgoglioso?
«Non posso parlarne per una questione di privacy. Ma qualcuno in giro con le mie macchine si è visto. Per esempio Thomas Perkins, uno dei fondatori della Silicon Valley, oppure Eddy Cue, vicepresidente di Apple, e Andy Rubin, creatore di Android e vicepresidente di Google. Anche il pilota Lewis Hamilton è un nostro grande fan».
Chi è stato il più esigente?
«Lo sono tutti. Gente che ha lavorato duro per affermarsi e che ama la Pagani al di là dello status Symbol. Molti ne hanno almeno due. Ma c’è chi ne ha quattro, sei o addirittura dieci. La Huayra Bc (presentata al recente Salone di Ginevra; ndr) è realizzata in venti esemplari, tutti riservati a clienti della Casa e già prenotati due anni fa».
La personalizzazione più strana?
«Ogni macchina è diversa dall’altra. Le varianti di interni ed esterni sono infinite. Le studiamo per diversi mesi con l’acquirente. Fra le nostre invenzioni c’è la fibra di carbonio colorata per la carrozzeria».
È vero che a Singapore sono disposti a spendere il triplo per avere una Pagani?
«Le tasse di importazione lì sono altissime. Ma è anche vero che queste vetture sono un investimento. Le porto due esempi: una Zonda F, venduta a 550 mila euro, oggi vale fino a 3 milioni e una Cinque Roadster da 1,3 milioni di recente è stata ceduta a 5 e mezzo».
Qualcuno l’ha piazzata in salotto o sul tetto di un palazzo?
«No, ma c’è un cliente di Hong Kong che ha voluto creare un’apposita serra condizionata per tenervi quattro Pagani a chilometri zero e poterle guardare dal divano di casa».
C’è un film in cui le sarebbe piaciuto vedere una delle sue preziose macchine?
«La Huayra è stata utilizzata in Transformers 4, ma dato che sono un fan di James Bond mi piacerebbe che me la chiedessero per 007».
Lei quali auto possiede?
«Una collezione privata di sette Zonda, poi la Jaguar E-Type spider che sognavo quando ero un ragazzo, una Ford Gt40 in livrea Gulf, le Porsche Carrera Gt e 918 e ho appena comprato la mia prima Ferrari, una F12 Tour de France, che mi verrà consegnata proprio il giorno del compleanno (10 novembre; ndr). In Argentina, però, ho anche una Ford Model T immatricolata nel 1927».
Ma davvero colleziona anche i modellini?
«Soprattutto slot machine. Ho una pista lunga 37 metri con cui mi piace giocare e circa duecento modellini, fra cui almeno metà sono della Porsche 917».
Quante Pagani sono state costruite in 20 anni?
«Più o meno 250. Abbiamo cominciato da 3-4 all’anno, fino alle 38 Huayra realizzate nel 2015. L’azienda ha 120 dipendenti e stiamo per inaugurare una sede più grande».
Che cosa vorrebbe creare dopo la Huayra?
«Ho tante idee in testa. Innanzitutto la versione roadster, e poi progetti fino al 2022».