Gianluca Gasparini, SportWeek 19/3/2016, 19 marzo 2016
PER FORTUNA CHE C’È RICCIARDO
Tre mesi fa, dopo una stagione difficile, Daniel Ricciardo aveva bisogno di affetto. Così a metà dicembre è tornato a Perth, la città in cui è nato, per un’esibizione al volante della sua Red Bull. Ci ha trovato migliaia di persone che volevano stringerlo in un grande abbraccio. Un bagno di felicità rigenerante. Come succede ogni anno a Melbourne, quando inizia l’anno – ormai lunghissimo – dei GP. Perché il pilota australiano resta il più popolare del paddock, a colpi di sorrisi e simpatia, e non solo a casa sua. Non è tra i favoriti della vigilia, il motore Renault (rinominato Tag-Heuer) della sua monoposto non è ancora al top. Ma può crescere e allora, tra qualche mese, il nostro amico un po’ di soddisfazioni potrebbe togliersele. Regalando ancora quella fantasia e quei sorpassi che l’hanno reso indispensabile sulla griglia di partenza: la F.1 non può prescindere da un personaggio come lui.
Tre vittorie due stagioni fa, solo due podi nel 2015. È dura tornare indietro, eh?
«Ti rafforza. A inizio campionato era molto difficile, poi mi sono messo a cercare qualcosa di positivo anche nella situazione in cui eravamo. Mi sono detto “amo questo sport, devo tirar fuori il meglio anche da qui” e ho inserito la modalità full attack. Alla fine ho imparato molto dal 2015: le difficoltà mi hanno reso più maturo come pilota e più forte come uomo. E ho lavorato bene, anche tecnicamente, perché dal Canada in poi siamo cresciuti molto».
E allora, con il 2015 alle spalle, giochiamo un po’. Lui non si tira indietro.
Il miglior ricordo da bambino?
«Gli sleepover, quando si dorme ospitando gli amici, anche sei insieme a casa mia nella stessa sera. Bellissimo, mi divertivo un sacco».
Il più bel giorno della sua vita?
«Quando ho vinto il primo GP in F.l in Canada nel 2014. Beh, in effetti anche il successo a Budapest due mesi dopo. Più che altro perché dopo c’è stato un party pazzesco. Quasi quasi direi Budapest...».
L’anno più bello in assoluto?
«Facile. Il 2014...».
Il suo miglior sorpasso? No, uno solo è poco visto quanti ne ha fatti: ne scelga tre, via...
«Ricordo soprattutto quelli su Vettel a Monza e su Alonso ad Austin due anni fa e poi anche il sorpasso a Raikkonen nel 2015, nel finale di gara al GP di Montecarlo (con toccatina involontaria ma maliziosa; ndr). È uno dei miei preferiti, è piaciuto anche a Kimi...». E ride, perché ovviamente il finlandese si era arrabbiato.
Lauda o Hunt?
«Hunt».
Vettel o Kvyat (compagni di squadra in anni diversi in Red Bull)?
«Ehmm... Raikkonen!».
Abbiamo scherzato. Più seriamente: che differenze ci sono tra i due?
«Sembrerà strano, ma sono molto simili nel modo in cui lavorano e analizzano i dati, in entrambi vedo lo stesso livello di concentrazione. E anche il mio rapporto con Seb e poi con Daniil è stato ed è in qualche modo simile: si lavora, si condividono le opinioni, poi quando si spegne il semaforo ognuno per sé».
Se potesse, chi sceglierebbe come compagno nel suo team?
«Uno tra Lewis Hamilton e Fernando Alonso».
E tra i piloti del passato?
«Ayrton Senna».
Il posto in cui vivere?
«Australia, nessun dubbio».
Quello in cui andare in vacanza?
«Stati Uniti! La California è grandiosa».
Italia o il posto in cui vive, la Gran Bretagna?
«Italia».
Calcio o rugby?
«Rugby».
Bionde o more?
«Assolutamente more!». Di fianco a lui è presente una ragazza dell’ufficio stampa della sua squadra. Bionda. Ooops... Lui la guarda e scoppia in una risata. «Posso dire entrambe, more e bionde, vero?».
Piatto preferito?
«Pizza».
Carne o pesce?
«Carne».
Vino o birra?
«Birra».
Cani o gatti?
«Cani».
Ne ha, a casa?
«No, nessun animale».
Mare o montagna?
«Mare».
La sua canzone preferita di sempre?
Si butta all’indietro sulla sedia, si agita un sacco. «Wow, ma come si fa?».
Dai, facciamo due.
«Mmmm, vediamo... Sweetness di Jimmy Eat World e Happiness by the kilowatt degli Alexisonfire». Roba indie, niente di classico.
Suona qualche strumento?
«No, ma vorrei. Ho provato qualche volta, solo per divertimento. Niente di serio».
Beatles o Rolling Stones?
«Rolling Stones».
Londra o New York?
«New York».
Televisione o cinema?
«Televisione, anche se i film mi piacciono comunque molto. Ultimamente guardo un mucchio di serie tv come Suits e Gotham. Però seguo anche lo sport, soprattutto UFC (arti marziali miste; ndr) di cui sono appassionato e motocross. La Moto GP? Beh certo, anche quella. Se sono due ruote a motore non mi perdo proprio niente».