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 2016  marzo 22 Martedì calendario

DELITTI USCITI SUL FOGLIO DEI FOGLI DEL 21 MARZO 2016


Joseph Acquaro, 54 anni. Calabrese, sposato, tre figli, penalista di fama, residente a Melbourne in Australia, aveva difeso nei più importanti processi di mafia boss della ’ndrangheta come Frank Madafferi, oggi in carcere per vari reati, fra cui la più grande importazione di ecstasy intercettata al mondo: 4,4 tonnellate nascoste in barattoli di pomodori pelati provenienti dal porto di Napoli. Di recente il fratello di Frank, Tony Madafferi, s’era convinto che Acquaro fosse diventato una talpa al servizio dei giornalisti e per la sua uccisione aveva offerto una taglia da 200 mila euro. La polizia aveva avvertito l’avvocato, ma lui non aveva dato peso alla cosa. L’altra sera aveva appena chiuso il suo bar a Lygon Street, nel quartiere di Carlton, quando gli si avvicinarono tre a bordo di un’auto che lo crivellarono di colpi di pistola.
Sera di martedì 15 marzo a Melbourne, Australia.

Claudiu Gheorghe Astenei, 30 anni. Rumeno, residente a Torino, l’altra sera litigò in strada per qualche sciocchezza con un Michele Rignanese di 66 anni, precedenti per omicidio, solito andare in giro con un cappello marrone da cowboy. Costui, del tutto ubriaco, d’un tratto tirò fuori un coltello da cucina e gli infilò la lama quattordici volte nella schiena, nella pancia e nel collo. Poi, ancora barcollante per l’alcol, i vestiti e le mani zuppi di sangue, s’andò a costituire dai carabinieri.
Verso le 20 di sabato 12 marzo in piazza Bottesini a Torino.

Ion Neagovici, 47 anni. Rumeno, da anni a Livorno, tirava avanti facendo il muratore e il taglialegna e da qualche mese abitava col pensionato Massimo Spagnoli, 70 anni. L’altra notte lo rimproverò perché teneva la televisione a tutto volume, ne nacque una lite, a un certo punto il rumeno si scagliò contro il vecchio e allora lui, afferrato un coltello da cucina, gli infilò la lama nel torace.
Poco dopo la mezzanotte tra sabato 12 e domenica 13 marzo in un tranquillo condominio in Corso Amedeo nel centro di Livorno.

Salvatore Piscopo, 63 anni. Transessuale di Napoli, noto come Simonetta, l’altra sera come d’abitudine parcheggiò la sua Cinquecento in viale Giochi del Mediterraneo in attesa di clienti. Arrivò un Simone Castoro di anni 32, in cura per problemi psichici, che gli diede trenta euro ma poi s’accorse che non era una donna e gli chiese i soldi indietro. Piscopo si rifiutò, ne nacque una lite e a un certo punto il Castoro, tirato fuori un coltellino, glielo infilò nella gola e subito dopo scappò via a bordo della sua Hyundai. Piscopo si lanciò all’inseguimento ma dopo pochi metri s’accasciò, dissanguato, sul volante.
Verso l’una e trenta di notte di sabato 12 marzo in viale Giochi del Mediterraneo, quartiere Fuorigrotta, Napoli.

Vincenzo Zuena, 79 anni. Originario di Sperlonga (Latina) ma residente a Fondi, pensionato dopo una vita da muratore, sposato, tranquillo, benvoluto da tutti. L’altro giorno il nipote Antonio Fragione, 33 anni, tossico, a cui in passato aveva prestato dei soldi, partì da Napoli per chiedergli altro denaro con cui comprarsi la droga. Quando entrò in casa lo Zuena gli disse di no e allora lui, afferrato un coltello da cucina, gli infilò la lama trenta volte in tutto il corpo. Quindi frugò per tutto l’appartamento, arraffò poche centinaia di euro, e scappò via (arrestato qualche giorno dopo).
Tardo pomeriggio di lunedì 14 marzo in un appartamento in via Madonna delle Grazie a Fondi, Latina.

SUICIDI

G. A., 56 anni. Di Salvitelle (Salerno), disperato perché non trovava un lavoro, l’altro giorno telefonò a una cugina dicendole che si sarebbe ammazzato e subito dopo legò una corda a una trave di casa sua, l’altro capo se lo passò attorno al collo, e si lasciò penzolare.
Giovedì 17 marzo in un appartamento a Salvitelle, provincia di Salerno.

Angelo Romano, 26 anni. Di Ponticelli (Napoli), «pieno di vita, sempre allegro», proprietario di una salumeria a Mariglianella, per salvare l’attività s’era indebitato con gli usurai che lo minacciavano perché rivolevano i loro soldi. L’altra sera dopo aver chiuso la bottega andò a prendere un cappuccino con la fidanzata, poi s’avviò in auto verso casa ma d’un tratto si fermò, prese un coltello, si segò i polsi e si ferì al petto senza però riuscire a morire. Allora entrò nell’appartamento che divideva con il nonno, la madre e i due fratelli più piccoli, e lì, all’ingresso, si impiccò.
Martedì 15 marzo a Ponticelli, Napoli.

Una donna di 65 anni. Trevigiana, sposata, un figlio, da tempo depressa, l’altra notte alle quattro uscì di casa, montò in bici, pedalò fino al fiume Sile, poggiò in terra la borsetta, e si buttò nelle acque gelate. Il corpo, trovato alle sei e mezza vicino alla chiesa di Sant’Antonino.
Notte di giovedì 17 marzo a Treviso.