Gianni Mura, la Repubblica 20/3/2016, 20 marzo 2016
LA SETTIMANA
del pallone era partita male. Rimbalza dal Piemonte, da Volpiano, la notizia di una squadra in maglia fucsia, i cui giocatori sono stati gratificati di cori (finocchi e froci). Il Settimo ha scelto quel colore un po’ perché l’ha lanciato la Juve, un po’ per risparmiare sulle divise: difficile incontrare nello stesso girone un’altra squadra con la maglia fucsia. I suoi giocatori, categoria Giovanissimi fascia B, nati nel 2002, non sono insultati dagli avversari dell’Alpignano, ma da un gruppetto di giocatori del Volpiano, categoria Juniores, 18 anni e più, che partecipavano allo stesso torneo. Commento di un dirigente del Volpiano: «Loro hanno montato un caso. Non dico che non sia un episodio grave, ma è una cosa tra ragazzi. Ogni domenica accadono cose ben peggiori». Sì, ma anche negli altri giorni della settimana. In Plaza Mayor a Madrid molti tifosi del Psv hanno umiliato un gruppo di donne che mendicavano. Hanno lanciato monete sul selciato sottolineando il nobile gesto con molti olé, molte risate e le immancabili fotografie, perché dei nobili gesti bisogna pure che resti memoria e documentazione. Hanno lanciato monete come si tiravano le ossa ai cani, per vederli contendersi il boccone. Hanno chiesto alle mendicanti di ballare e di fare flessioni in cambio di qualche altro spicciolo. I filmati sono ancora in rete, se avete uno stomaco abbastanza robusto potete dare un’occhiata. A un altro hanno fatto balenare un biglietto da 5 euro, dandogli fuoco prima che lo prendesse. E più volte il coro: «Non attraversate le frontiere».
FORSE non le attraverseranno, è buffo pensare a quanto si sia festeggiato il crollo di un muro e a quanti muri siano stati poi costruiti, e a quanti ancora molti ne vorrebbero. Il problema è che le frontiere le attraversano serenamente i tifosi peggiori. Come quello dello Sparta Praga che sul ponte davanti a Castel Sant’Angelo ha pisciato su una mendicante infagottata. Potrei usare verbi più morbidi (fare pipì, orinare) ma voglio rendere la violenza e il disprezzo che c’erano, nel gesto. Era giovedì pomeriggio. Lui e un compare di spalle, una ragazza a fotografarli, perché dei nobili gesti bisogna pure che resti memoria e documentazione. Ubriachi? Probabile, i cechi come gli olandesi. Ma è obbligatorio ubriacarsi per una partita di calcio, essere suonati già qualche ora prima dell’inizio? I tifosi del Feyenoord a Roma, qualcuno se li ricorda? Avevano occupato il centro della città come barbari, sporcato ovunque, danneggiato la Barcaccia. Commenti indignati e domanda fissa: i danni chi li paga? Di sicuro, non chi li ha fatti. I barbari, per quanto barbari, sanno che molto difficilmente saranno chiamati a rispondere delle loro azioni.
SONO quasi intoccabili. Non ci sono poliziotti o vigili urbani a intervenire, non ci sono passanti che protestano, non c’è indignazione che porti a un risultato. Se invece di pisciare su un mucchietto di stracci sotto i quali c’era una donna il tifoso ceco avesse dato un calcio a un cane, le richieste di identificarlo sarebbero state molto più numerose. Però sappiamo della donna: romena di Sibiu, 45 anni, documenti in regola, un marito con cui dorme sotto un ponte. Si è sempre badato di più alla lesa maestà che alla lesa umanità. Poi, sarà anche vero che non è mai troppo tardi, ma un certo ritardo l’abbiamo accumulato e adesso si respira una brutta aria. Non come quando il mondo era suddiviso tra puri e Untermenschen, ma sarà il caso di fare attenzione. Vogliamo allargare ai tifosi del Chelsea che a Parigi avevano impedito a un africano di salire sul loro vagone di metrò, o a quelli dell’Arsenal che a Barcellona hanno inferito su un mendicante? Vogliamo restare in casa nostra e citare l’auto bruciata al giocatore della Casertana e i tifosi del Foggia che accolgono a schiaffi, sassate e sputi il pullman della squadra che torna dallo 0-3 di Andria?
NO, basta un cenno. Invece, relaziono brevemente su Walking football, che preferisco chiamare Calcio camminato o anche, se proprio va usato l’inglese, Slow foot, inventato nel 2011 dagli inglesi e arrivato a 500mila praticanti, lassù. Qui, martedì a Firenze, l’Uisp ha organizzato la prima partita dimostrativa. Vietato correre, o l’arbitro fischia punizione contro. Vietato a chi ha meno di 50 anni. Ammesse le squadre miste. È un gioco pensato per chi vuol continuare a giocare con un pallone, e con i più giovani s’accorgerebbe di non avere più il fisico o di rischiare un coccolone (io, tutt’e due le cose). Testimonial è parola impegnativa, ma ci ho messo la faccia, i 70 anni e i 120 chili. Capitano dei Gialli, coi Blu finisce 3-3. Migliore in campo Eraldo Pecci, fuori Bruno Pizzul. Ho maturato, viste le caratteristiche del gioco, una consolante certezza: nessun ultrà verrà mai a vederlo. E non se ne sentirà la mancanza.