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 2016  marzo 16 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - HILLARY ORMAI CE L’HA FATTO, DIETRO A TRUMP SPUNTA KASICH


REPUBBLICA.IT
RAMPINI
L’AVANZATA inarrestabile di Donald Trump rafforza Hillary Clinton. E’ questo il risultato del ’mega martedì’, il test più importante delle primarie dopo il Super Tuesday del primo marzo. Trump resiste imperturbabile dopo una settimana che avrebbe potuto metterlo in difficoltà, tra le violenze ai suoi comizi e gli attacchi di tutti i suoi avversari (repubblicani inclusi) che lo accusavano di istigare all’odio. Lui porta a casa la Florida, il trofeo più importante in palio con la sua regola "winner take all" che gli assegna la totalità dei 99 delegati.

Word is that, despite a record amount spent on negative and phony ads, I had a massive victory in Florida. Numbers out soon!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 15 marzo 2016


Vince anche altrove, fuorché nell’Ohio, che va al governatore di quello Stato, John Kasich. Si ritira Marco Rubio dopo l’umiliante débacle nella sua Florida, e quindi Kasich da stasera rimane l’unico moderato in lizza. Ma la corsa a tre in campo repubblicano è un po’ un’illusione. C’è ancora la remota speranza di fermare Trump al di qua dei 50,1% nel conteggio dei delegati, quindi arrivare a luglio ad una convention "aperta" che potrebbe negargli in extremis la nomination.

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L’AVANZATA inarrestabile di Donald Trump rafforza Hillary Clinton. E’ questo il risultato del ’mega martedì’, il test più importante delle primarie dopo il Super Tuesday del primo marzo. Trump resiste imperturbabile dopo una settimana che avrebbe potuto metterlo in difficoltà, tra le violenze ai suoi comizi e gli attacchi di tutti i suoi avversari (repubblicani inclusi) che lo accusavano di istigare all’odio. Lui porta a casa la Florida, il trofeo più importante in palio con la sua regola "winner take all" che gli assegna la totalità dei 99 delegati.

Word is that, despite a record amount spent on negative and phony ads, I had a massive victory in Florida. Numbers out soon!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 15 marzo 2016


Vince anche altrove, fuorché nell’Ohio, che va al governatore di quello Stato, John Kasich. Si ritira Marco Rubio dopo l’umiliante débacle nella sua Florida, e quindi Kasich da stasera rimane l’unico moderato in lizza. Ma la corsa a tre in campo repubblicano è un po’ un’illusione. C’è ancora la remota speranza di fermare Trump al di qua dei 50,1% nel conteggio dei delegati, quindi arrivare a luglio ad una convention "aperta" che potrebbe negargli in extremis la nomination.

I DELEGATI GOP E LA MAPPA DELLE PRIMARIE
Usa2016, Rubio si ritira: "Ma gli americani non devono perdere la speranza"
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Ma la base repubblicana è già in rivolta contro l’establishment, ci mancherebbe solo un ribaltone alla convention per esasperarla ancora di più. Del resto proprio in Florida un sondaggio è significativo: rivela che in questo Stato molto multietnico la base repubblicana non condivide a maggioranza le ricette estreme di Trump sull’immigrazione (muro col Messico e deportazione in massa di 12 milioni di immigrati senza permesso di residenza). Lo votano lo stesso, molti di loro, perché è uno che "dice le cose come stanno", cavalca la loro rabbia.

Attenzione alla dinamica nel campo opposto. Hillary Clinton ha vinto con ampi margini negli Stati del Sud, dove la sua forza si conferma. Ha ormai un tale vantaggio di delegati che difficilmente Bernie Sanders può impensierirla d’ora in avanti. Ma soprattutto la Clinton ha vinto in Ohio, uno Stato industriale dove il messaggio protezionista di Sanders poteva fare presa.
Sta scattando tra i democratici l’effetto-Trump alla rovescia. Anziché scatenare una sorta di gara fra "opposti estremismi", l’ascesa di Trump spinge molti democratici al "voto utile", cioè a compattarsi in favore della candidata che considerano più solida, più credibile e competente, più capace nel confronto finale di attirare anche voti moderati, indipendenti e centristi.

Da qui in avanti Sanders condurrà una campagna "di testimonianza", sarà ancora capace di galvanizzare i giovani e l’ala sinistra del partito. Hillary ha la nomination in tasca e guarda già oltre, alla battaglia finale contro Trump. Fra le sue prime dichiarazioni, due spiccano proprio per questo: "L’America ha bisogna di un presidente che la difenda, non uno che la imbarazzi nel mondo intero". E ancora: "L’America è stata resa grande dai valori che oggi Trump calpesta".

ILPOST.IT
Martedì 15 marzo sono proseguite le primarie del Partito Democratico e del Partito Repubblicano statunitense in vista delle presidenziali di novembre: sia i Repubblicani sia i Democratici hanno votato in Florida, Missouri, Illinois, North Carolina e Ohio. Sono andati ancora bene Donald Trump e Hillary Clinton, che hanno molto consolidato – soprattutto Clinton – le loro posizioni di favoriti per la vittoria della nomination, ma la notizia principale della serata è stata il ritiro del senatore Repubblicano Marco Rubio, che è arrivato dietro Trump nel suo stato natale, la Florida. Nei mesi scorsi Rubio era stato considerato a lungo uno dei favoriti per la nomination, ma i suoi piani e le sue strategie erano stati messi in discussione dall’ascesa di Trump e ne erano seguiti risultati deludenti.
I delegati ottenuti da Rubio fin qui restano “suoi”: alla convention estiva, quindi, al primo scrutinio dovranno votare Rubio (quelli scelti in alcuni stati potrebbero votare già dal primo scrutinio il candidato a cui Rubio dovesse eventualmente dare il suo sostegno). Di solito al primo scrutinio un candidato ottiene la maggioranza assoluta dei voti e ottiene così la nomination. Se al primo scrutinio nessuno avrà la maggioranza assoluta dei voti, quei delegati – come gli altri – diventeranno progressivamente liberi di votare per chi vogliono: si tratterebbe quindi una “brokered convention”, nel gergo della politica americana, un fatto mai accaduto da quando le primarie funzionano come adesso, cioè dagli anni Settanta.

I risultati di mercoledì hanno reso questa eventualità un po’ più probabile di prima.

Schermata 2016-03-16 alle 06.20.54

Trump infatti ha vinto in Florida, Illinois e North Carolina, ma in Ohio ha vinto il governatore moderato John Kasich, in un altro risultato significativo della serata: Kasich ha ottenuto nel suo stato la sua prima vittoria in queste primarie, evitando così che Trump potesse ottenere ancora più delegati e rendendo piuttosto impervia la sua strada per arrivare alla maggioranza assoluta. Sul fronte dei delegati, infatti, queste vittorie permettono a Trump di aumentare il suo distacco – anche perché da oggi i Repubblicani, tranne che in North Carolina, cominciavano ad assegnare i loro delegati col sistema maggioritario – ma non abbastanza da evitare del tutto lo scenario della “brokered convention” (che invece sembra l’unica o quasi possibilità di Ted Cruz e John Kasich a questo punto per ottenere la nomination). In Missouri lo scrutinio è quasi finito e Trump e Cruz sono praticamente pari: servirà ancora tempo per capire chi ha vinto.

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Tra i Democratici, Hillary Clinton è andata benissimo e molto meglio delle attese. Clinton ha vinto in Florida, in North Carolina, in Illinois e in Ohio, ed è davanti di poco anche Missouri. Alle primarie del 15 marzo Sanders puntava a far bene soprattutto negli stati del Midwest, cioè Illinois, Ohio e Missouri, e i sondaggi gli davano buone speranze: Clinton però ha vinto dappertutto, raddoppiando il suo già largo vantaggio nella conta dei delegati, ormai insormontabile a meno di sorprese, e dando un grande segnale di forza della sua candidatura, che pochi mesi fa aveva deluso in un altro stato della regione, il Michigan. Nel discorso seguìto alla vittoria di stanotte, Clinton si è congratulata con Sanders per come ha condotto la sua campagna elettorale e poi si è dedicata esclusivamente a parlare dei suoi piani per il paese in vista delle elezioni di novembre. I giornalisti hanno raccontato di grandi festeggiamenti nei comitati per Hillary e anche nella sua sede nazionale, a dimostrazione che da quelle parti considerano la partita ormai chiusa; Sanders comunque non sembra avere intenzione di ritirarsi.

Le primarie proseguono ora il 22 marzo, quando si voterà in Arizona e Utah, e in Idaho (ma solo i Democratici); il 26 marzo si voterà invece, sempre per i Democratici, in Alaska, Hawaii e Washington. I tre candidati Repubblicani rimasti in corsa – Donald Trump, Ted Cruz e John Kasich – si confronteranno in un dibattito televisivo il 21 marzo in Utah.