Lanfranco Vaccari, SportWeek 12/3/2016, 12 marzo 2016
LA PARTITA DEL SECOLO NEL LICEO DEI MIRACOLI
Succede anche, qualche volta, che tutte le iperboli siano consumate. E che una partita qualsiasi, grazie fra le altre cose ai “tre miracoli di San Pietro”, diventi “la più grande del secolo”. Almeno di basket. Comunque di basket a livello di high school. Certamente di basket liceale in Minnesota. È successo la settimana scorsa nella palestra del Gustavus Adolphus College di St. Peter (quello dei miracoli), dove i Waseca Bluejays e i Marshall Tigers si giocavano in campo neutro un posto nel campionato statale per la sezione geografica 2 (il sud-ovest) fra i licei AAA (quelli frequentati da un numero di studenti compreso fra 496 e 1.171 – una classificazione puramente numerica, non di qualità sportiva come nelle Minor League del baseball).
A 5” dalla fine, Waseca (popolazione 9.410) è in vantaggio di tre, 72-69, e con un uomo in lunetta per due liberi. Ma Cole Streich li sbaglia tutti e due. Marshall (popolazione 13.680) prende il rimbalzo, riparte e libera Trey Lance per un tiro da tre. La palla quasi si ferma fra il supporto del ferro e il vetro, fa un salto strozzato ed entra. Sirena, primo miracolo e primo supplementare.
A 7” dalla fine, i Blujays (n. 101 nel ranking del Minnesota, n. 4.027 in quello nazionale) sono sotto di due, 79-81. Ma hanno alla linea di liberi Nick Dufault, che è il loro miglior giocatore e anche il nipote dell’allenatore, Todd Dufault. Li mette dentro entrambi. Secondo supplementare. Sia i Blujays che i Tigers (n. 31 nello Stato, n. 1.021 nel Paese) sono ormai sulle ginocchia. Segnano sei punti per parte nei quattro minuti dell’OT. Parità a 87 e terzo supplementare. A 30” dalla fine, sul 95-95, Marshall tiene la palla fino quasi allo scadere, quando Reece Winkelman va a canestro, subisce fallo, riesce comunque a tirare, la palla entra e gli arbitri fischiano. Trasforma il gioco da tre quando l’orologio segna 01”. Dufault prende la rimessa, fa due passi e, da 25 metri, lancia la palla dell’Ave Maria. Suo zio Todd ha gli occhi sul canestro e la testa occupata da un solo pensiero: “Che cosa dirò adesso ai ragazzi? Perdere una partita così è devastante”. Invece è solo retina: 98-98, sirena, secondo miracolo e quarto supplementare.
A 7” dalla fine, sul 100-100 – quando ormai più nessuno ha la forza di stare in piedi, e di centrare un canestro non se ne parla nemmeno – i Blujays rimettono dal fondo una palla dei Tigers che non aveva nemmeno sfiorato il tabellone. Indugiano fino a quando Streich, quello che aveva sbagliato i due liberi che avrebbero chiuso la partita nei tempi regolamentari, si libera sulla sinistra, poco oltre la lunetta, attraversa tutto il campo, arriva all’arco dei tre punti, arresto-e-tiro: «Sapevo che sarebbe entrata nel momento stesso in cui mi è uscita dalla mano». Sirena, terzo miracolo di San Pietro, delirio (per Waseca) e disperazione (per Marshall). Il giorno dopo la notte più incredibile, epica, etc etc, i ragazzi di Waseca sono tornati a scuola. Non ci sono rimasti molto. Jeanette Swanson, la preside, ha convocato tutti in palestra per la parata trionfale. Dufault ha anche provato a ripetere il secondo miracolo. Ha tirato quattro o cinque volte. Non è mai arrivato al tabellone. San Pietro aveva altro da fare.