Vito de Ceglia, Affari&Finanza – la Repubblica 14/3/2016, 14 marzo 2016
LAVORO, MENO INCIDENTI MA PIÙ MORTI ALLARME PER GLI AUMENTI TRA GLI OVER 60
Milano
Continuano a calare gli infortuni sul lavoro. Ma dopo un decennio tornano invece a salire nel 2015 gli incidenti mortali, con 163 morti bianche in più rispetto al 2014. Un’inversione di tendenza che era emersa già nei primi 10 mesi dell’anno, e che purtroppo trova conferma nei dati rilevati al 31 dicembre dall’Inail, l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Dati riportati online, nella sezione “Open Data” del sito dell’Istituto, che pubblica ogni mese le statistiche che comprendono sia gli infortuni cosiddetti “in occasione di lavoro” sia quelli “in itinere”, ovvero nei tragitti intrapresi per motivi strettamente legati all’impiego. Analizzando il quadro d’insieme di tutti gli infortuni, anche quelli non mortali, si evince dai numeri dell’Inail che la discesa continua, con un ribasso del 3,9% rispetto al 2014. Se ne contano 25.849 in meno, includendo anche i casi definiti dall’istituto “in itinere”. Dai dati si rileva anche una decisa flessione sugli incidenti accaduti mentre si lavora (24.875 in meno). Tutto ciò però non è bastato ad impedire un aumento delle morti bianche tra cantieri, fabbriche, campi e tutti gli altri scenari operativi. Si sono infatti conclusi con un decesso 878 infortuni (erano 746 nel 2014), in aumento del 17,7%. E il divario aumenta ancora se si aggiungono anche le perdite “in itinere” (31 in più) con il totale che supera ampiamente i mille a fine anno (1.172 contro 1009 del 2014). Anche se l’Inail fa notare che i dati “sono ancora in corso di assestamento e potranno cominciare a dirsi consolidati solo a fine 2016”, quando cioè “l’evoluzione del processo amministrativo del caso mortale sia congrua ai fini della definizione dello stesso, nell’intento di individuare con tempestività elementi significativi atti a spiegare il fenomeno e a fornire eventuali indicazioni utili all’adozione di possibili contromisure già nel breve periodo”. Il fenomeno, puntualizza l’istituto, va comunque letto in un lasso temporale di medio periodo, riferito almeno ad un quinquennio. Si osserva infatti che al momento, malgrado l’aumento dei casi mortali denunciati tra il 2014 e il 2015, il periodo 2010-2015 registra in generale una flessione che allo stato attuale (anche se l’ultimo anno è da considerare provvisorio) si colloca intorno al 20%. Se si analizzano le variazioni anno per anno, si notano dei decrementi abbastanza importanti soprattutto in corrispondenza degli anni 2013 e 2014, anni particolarmente positivi dal punto di vista del bilancio infortunistico, complice la crisi economica (-9,4% nel 2013; — 7,0% nel 2014). Nello stesso tempo, come riportato in precedenza, un altro dato confortante arriva dal minor numero di denunce: 632.665 (-3,9% rispetto al 2014). Anche se si registra una “accentuata controtendenza” in alcuni settori: industria del legno (+1,1%), fabbricazione di altri mezzi di trasporto (+3,2%), riparazione di macchine e apparecchiature (+3,2%). Intanto, la riduzione delle denunce, secondo gli ultimi dati Inail, è proseguita anche a gennaio: mese in cui si sono avute 40.970 denunce, con una flessione del 2,5% rispetto allo stesso periodo del 2015. L’inizio dell’anno ha segnato anche una diminuzione delle denunce di infortunio mortale di 13 unità (37 contro le 50 di gennaio 2015). Per quanto riguarda il capitolo “denunce di infortunio mortale”, il maggior incremento si è registrato lo scorso nei settori di: fabbricazione dei macchinari (da 4 a 15), costruzioni (da 106 a 132), trasporto e magazzinaggio (da 74 a 91) attività dei servizi di alloggio e ristorazione (da 18 a 27). L’analisi per classi d’età evidenzia inoltre un notevole aumento tra i 60 e i 64 anni (+42,2%). A gennaio, invece, hanno segnato una tendenza negativa i seguenti settori: servizi di informazione e comunicazione (+24,5%), stampa e riproduzione di supporti registrati (+16,4%), fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (+11,3%), attività dei servizi di alloggio e ristorazione (+9,4%). In questo caso, l’analisi territoriale evidenzia aumenti in Molise (+18,5%), Friuli- Venezia Giulia (+9,3%), Abruzzo (+7,3%) e Marche (+5%). Mentre l’analisi per classi di età riporta aumenti tra i 20 e i 24 anni (+3,4%), e in tutte le classi tra 50 e 69 anni (per un incremento complessivo del 2,9%). Sempre nel 2015 si sono avute 58.998 denunce di malattie professionali, con un aumento (+2,6%) rispetto al 2014. Aumento che è proseguito anche a gennaio, mese in cui si sono avute 3.890 denunce di malattie professionali (+2,1% rispetto a gennaio 2015). La distinzione per genere anno su anno conferma l’andamento crescente sia per maschi (+3,6%) sia per le femmine, sebbene in misura più contenuta (+0,4%). E comunque in calo a gennaio (-1,9%). Non per i maschi che segnano un nuovo aumento (+3,7%). Nel contempo, l’analisi territoriale evidenzia per il 2015 una forte diminuzione di denunce di malattie professionali nelle province autonome di Trento (-14,6%) e Bolzano (-17,3%), in Basilicata (-10,4%) ed Emilia Romagna (-6,8%). Si rileva invece un aumento significativo in Molise (+23,3%), Puglia (+14,8%), Veneto (+14,4%), Lazio (+10,1%) e Sicilia (+9,8%). Mentre a gennaio, riportano i dati dell’Inail, l’analisi territoriale evidenzia rilevanti diminuzioni in Piemonte (-19,5%), Basilicata (-16,7%), Calabria (-15,7%) e Campania (-12,4%). E aumenti in Umbria (+49,5%), Abruzzo (+34,7%), Friuli-Venezia Giulia (+11,6%) e Marche (+8,9%). Malgrado l’aumento dei casi mortali denunciati tra il 2014 e il 2015, il periodo 2010-2015 registra in generale una flessione che allo stato attuale (anche se l’ultimo anno è da considerare provvisorio) si colloca intorno al 20%. Si notano decrementi abbastanza importanti soprattutto in corrispondenza degli anni 2013 e 2014, anni particolarmente positivi dal punto di vista infortunistico.
Vito de Ceglia, Affari&Finanza – la Repubblica 14/3/2016