Giulio Di Feo, La Gazzetta dello Sport 12/3/2016, 12 marzo 2016
PELE’ METTE ALL’ASTA PURE LA COPPA RIMET
«Pelé è come Marilyn Monroe per lo sport». Il paragone ci sta. Ancor più se lo spende Martin Nolan, direttore della casa d’aste Julian’s di Londra, uno che saprà benissimo a quanto è stato battuto 5 anni fa il vestito che Marilyn indossava in «Quando la moglie è in vacanza»: 4,13 milioni per la gonna alzata più famosa di sempre. Chissà se scomoderà assegni simili anche O Rei, che ha deciso di vendere al miglior offerente gran parte dei paramenti regali. Tanti cimeli li aveva già donati alla città di Santos, ora il resto di una carriera da fiaba è a portata di portafogli. L’asta si terrà da Julian’s, appunto, tra il 7 e il 9 di giugno e ce n’è per tutti. Pezzo più pregiato: la replica ufficiale della Coppa Rimet del 1970, consegnata appositamente dalla Fifa e dal governo messicano all’unico giocatore che ne ha alzate tre. Disponibili pure le medaglie d’oro dei tre Mondiali vinti, l’anello della vittoria del campionato statunitense del 1977, la fascia con coccarda (sì, all’epoca si usava) di Campione del Mondo del 1958, il trofeo da Giocatore del secolo conferitogli dalla Fifa nel 2000 e persino le scarpe usate in «Fuga per la vittoria».
Roba che fa gola, insomma. «Se lo ricorda Roberto Rosato? - fa Claudio Pasqualin, noto agente di calciatori nonché collezionista di cimeli calcistici - Lui nella finale del 1970 ebbe la prontezza di scambiare la maglia con Pelé, poi l’ha venduta all’asta per un sacco di soldi». Per l’esattezza 257mila euro, qui i pezzi, anche se non tutti dello stesso valore, sono duemila. E se per le cose grosse ci sarà battaglia, con un numero di oggetti così magari c’è spazio pure per chi vuole togliersi uno sfizio senza svenarsi. Per Pasqualin «anche chi ha possibilità normali può armarsi di pazienza e aspettare l’occasione giusta. Poi è ovvio, in sede d’asta accade di tutto, specie che ci si fissi con un oggetto. A me capitò con lo Sheriff of London shield, un enorme scudetto di legno con le incisioni dei vincitori in argento. Me ne innamorai a Glasgow e diedi mandato di chiamarmi quando ci fosse stata la vendita. Il telefono squillò proprio mentre stavo dando Venturin al Cosenza, e iniziai a sparare cifre con tutti lì a guardarmi. Fortuna che Andrea D’Amico mi strappò il telefono e lo mise giù...».
Pasqualin una maglia di Pelé l’ha pure avuta («La 10 del Santos, base 2,5 milioni di lire, la presi per qualcosina in più»), da Julian’s ce ne saranno altre ma nulla che possa arrivare da sola ai 2,96 milioni di euro che qualcuno pagò nel 2010 per la casacca rossa con cui Sir Geoff Hurst alzò la Coppa del Mondo a Wembley nel 1966 dopo averne fatti 3 alla Germania Ovest. La Pelé Collection nel suo insieme andrà oltre, e anche se parte del ricavato andrà in beneficenza all’ospedale pediatrico Pequeno Principe di Curitiba dovrebbe restare comunque un bel gruzzolo. Solo la Coppa Rimet è stimata oltre i 750mila euro e le medaglie dei Mondiali sui 250mila l’una, anche più dell’oggetto indiscutibilmente più evocativo del lotto: il pallone che alle 23.23 del 19 novembre 1969 Pelé spedì nella porta del Vasco da Gama, un rigore che il portiere argentino Andrade stava pure per parare. Forse i 999 che aveva fatto prima erano più belli, ma quello fu un gol alla storia. La palla del mito secondo le stime di Julian’s si porta a casa tra i 50 e i 77 mila euro, volendo è possibile concorrere anche per la corona a forma di sfera che gli hanno messo in testa subito dopo (si parte da 40 mila). In tutto il Guinness dei primati gli assegna 1.279 reti in 1.363 gare: se serve il certificato, Pelé vende anche quello.