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 2016  marzo 11 Venerdì calendario

SERIE A 832 MILIONI DI STIPENDI


La chiamano industria del pallone, ma in fondo quell’oggetto di cuoio e gomma, elementare nella sua forma ma ipertecnologico nella sua essenza postmoderna, non è che uno strumento, una voce assolutamente trascurabile nella contabilità della fabbrica dei sogni. Non conta lui, ma i piedi che lo accarezzano; non conta il suo fruscio rotolante sull’erba, ma quelle gambe e quei muscoli che trasformano la fatica in sogno. C’è il capitale umano al centro di tutto, è il fattore produttivo che incide di più. Chiuso il mercato di gennaio, ogni mese i cassieri dei 20 club di A compilano buste paga per 34,67 milioni di euro. Al netto di tasse e contributi, s’intende. Perché dietro ogni squadra che va in campo c’è una formazione di “cloni” che gioca per l’Irpef e l’Inps: tra imposte sul reddito e contributi, l’ingaggio di un calciatore va praticamente raddoppiato per calcolare quanto costa davvero alla società. Con i contratti in ballo – qualcuno è arrivato a gennaio, altri hanno lasciato il nostro campionato – la Serie A vale oggi un monte ingaggi complessivo di oltre 416 milioni l’anno, che diventano 832 considerando anche tasse e contributi. Ed è una stima al ribasso: non considera i bonus ormai presenti in tutti i contratti, spesso quantificabili solo a stagione conclusa perché legati non solo alle prestazioni individuali ma ai traguardi di squadra; tiene conto solo dei contratti dei giocatori inseriti nella “lista dei 25” e degli Under 21 (illimitati) stabilmente in prima squadra, ma per le big c’è tutto un giro di giocatori in prestito, tra A e B, con premi di valorizzazione o copertura parziale degli ingaggi.

Stipendi e mercato

Per orientarsi lungo le rotte del mercato, la mappa degli stipendi diventa indispensabile. Lo sanno gli allenatori (non è un caso che, con un approccio un po’ anglosassone, da noi abbiano iniziato da un bel po’ a dissertare di fatturati e di capacità di spesa), lo sanno bene anche i tifosi: c’è un confine preciso tra gli obiettivi raggiungibili, pur con qualche sacrificio (e artificio) contabile, e quei sogni di mercato che sono destinati a restare tali. Dimmi quanto guadagni, insomma, e ti dirò se potrai vestire i miei colori, un giorno. Dimmi quanto pesa la tua busta paga e ti dirò a quanti e quali titolari della mia squadra sono disposto a rinunciare per coprire l’ingaggio di un top player. È un giochino che assomiglia vagamente al fantacalcio, solo che qui ballano almeno sei zeri e sono soldi veri, fino all’ultimo centesimo. Giochino molto didattico, però: provate a rileggere le ultime operazioni di mercato di gennaio in questa ottica e troverete facilmente un filo conduttore. Chi ha ristrutturato la rosa ha anche ridisegnato la curva dei costi. Un esempio? L’Inter ha portato dentro Eder, con uno stipendio da circa 1,6 milioni di euro, però ha ampiamente coperto l’esborso risparmiando sei mesi di stipendio di Ranocchia e metà ingaggio di Guarin, volato in Cina

De Rossi e Higuain

Certo, sul mercato internazionale continuerà ad essere sempre più complicata, per noi, la corsa ai top player: alle grandi stelle o ci arriviamo prima che inizino a brillare troppo, e dunque quando le nostre proposte possono allettarle, o quando la loro luce inizia ad affievolirsi, insieme alle richieste di salario, altrimenti non c’è modo di inserirsi in una corsa al rilancio dalla quale tendenzialmente siamo esclusi. I top player del nostro torneo, quelli con le buste paga più pesanti, guadagnano da noi cifre che in altri campionati, Premier e Liga, senza trascurare però la Germania, sono mediamente alla portata di calciatori di ben più modesto spessore tecnico. Da noi, a partire dal primo decennio degli anni Duemila, è arrivato un tetto salariale al quale tutte le big si sono adeguate: mai stipendi sopra i 5 milioni di euro. Oggi in Serie A solo due giocatori sorpassano quella soglia, parliamo di De Rossi e Higuain, cioè una bandiera della Roma e l’attaccante più forte del nostro torneo, tra i centravanti più forti che ci siano in circolazione a livello internazionale. Con i suoi 6,5 milioni di euro all’anno, De Rossi è anche quest’anno il Paperone dei calciatori della Serie A: il suo ultimo rinnovo con la Roma è arrivato nel 2012, il contratto scadrà l’anno prossimo. Gonzalo Higuain al Napoli è sbarcato nell’estate 2013 e si è legato al club azzurro per cinque stagioni: con i suoi 5,5 milioni netti l’anno è lo straniero più pagato del nostro campionato e anche l’attaccante che guadagna di più, euro ben spesi viste le cifre da record del Pipita.
Alle spalle di De Rossi e Higuain ci sono solo quattro giocatori che superano la soglia dei 4 milioni l’anno: Pogba, Dzeko, Buffon e Khedira. E solo altri 19 portano a casa almeno 3 milioni netti l’anno. Con qualche cifra che fa sorridere: Kondogbia, uno dei volti nuovi del nostro campionato, non solo è costato quanto Dybala al netto dei bonus, ma guadagna pure mezzo milione in più rispetto all’esplosivo attaccante della Juve...
Da De Rossi a Immobile, sono 132 i milionari della Serie A, quelli cioè con uno stipendio da sei zeri. Tra loro c’è Alessio Romagnoli: con i 2 milioni l’anno grazie al contratto sottoscritto in estate, il giovanissimo centrale del Milan è l’Under 21 più ricco della A. Sono 232, invece, i calciatori con un compenso inferiore ai duecentomila euro a stagione. Tra loro c’è Kevin Lasagna, attaccante del Carpi, già a segno contro Inter e Fiorentina: a dispetto del nome, sono suoi i gol più “light” del campionato...

Roma e Juve

Buffon tra i pali, Lichtsteiner, Bonucci, Chiellini e Alex Sandro in difesa; Khedira, De Rossi e Pogba a centrocampo; Higuain, Dzeko e Bacca in avanti. Ecco la Top 11 del nostro campionato, la “lineup” piti ricca della Serie A: 45,1 milioni netti di stipendi all’anno, una formazione che costa più dell’intera rosa di Inter, Napoli, Lazio e Fiorentina, che nella classifica a squadre occupano dal 4° al 7° posto. Chi comanda? Ovviamente la Juve di Allegri: a gennaio non ha cambiato nulla, oggi come a inizio stagione la formazione bianconera vale 62,2 milioni di stipendi netti all’anno, cioè 124,4 includendo tasse e contributi. Al secondo posto c’è la Roma, 108 milioni lordi di monte ingaggi. Sul podio il Milan: più di 86 milioni, risparmiando sulla busta paga di Nocerino (volato negli States) ma non su quella di Luiz Adriano, partito per la Cina ma tornato subito a casa. Non mancano le sorprese. Il sorprendente Empoli di Giampaolo è una delle squadre dalla gestione più leggera: 13,5 milioni lordi l’anno per continuare a vivere, anche a fronte di cessioni eccellenti, il sogno iniziato già con Sarri. Ma attenzione anche ai conti del Frosinone: è la squadra che costa meno di tutte (7,16 milioni lordi), eppure in zona salvezza è quella che ha più chance di restare in A. Ecco, l’esempio del club di Stirpe segna una svolta culturale: di solito le neopromosse appesantiscono subito i bilanci, alla ricerca di nomi che si portano dietro il fardello di stipendi pesantissimi (che poi diventano un macigno in caso di ritorno immediato in B), mentre il club laziale non ha snaturato la sua filosofia e ha investito i ricavi extra in strutture, non solo sulla squadra.

Mancini panchina d’oro

La Top 11 dei giocatori più pagati del nostro campionato meriterebbe in panchina Max Allegri visto che c’è tanta Juve, la sua Juve, in questa specialissima formazione. In realtà quel posto va di diritto a Roberto Mancini: all’Inter percepisce uno stipendio da 4 milioni di euro l’anno ed è lui il tecnico più ricco del nostro campionato. Lo supera solo il ct della Nazionale, Antonio Conte, grazie al contratto stipulato nel 2014: tra ingaggio base coperto dalla Figc (1,7 milioni circa), sponsorizzazioni (la Puma in prima linea) e bonus già maturati, viaggia sopra i 4 milioni. Torniamo alla Serie A: alle spalle di Mancini, ecco Max Allegri (3,5 milioni), quindi Spalletti, che viaggia sulle stesse cifre che la Roma garantiva a Garcia (2,8 milioni circa), poi Mihajlovic (2 milioni), Paulo Sousa e Gasperini (1 milione). Tutti gli altri hanno stipendi a sei zeri, compreso Sarri, che a Napoli guadagna circa 800 mila euro. Il tecnico con la busta paga più leggera è Roberto Stellone: all’esordio in A, l’artefice della scalata del Frosinone viaggia sui 350 mila euro l’anno.

Europa da ricchi

Nell’ultimo decennio, sullo scenario internazionale, era impossibile competere ad armi pari. E non solo per una questione “dimensionale” di fatturati più ricchi rispetto ai nostri. Sul piano normativo (vedi l’atteggiamento sugli extracomunitari) e su quello più squisitamente fiscale (la vecchia tassazione agevolata in Spagna porgli stranieri, ad esempio) non tutti hanno giocato con le stesse regole. Certo, i soldi contano: mentre noi ridimensionavamo le nostre spese, gli altri continuavano ad arricchire le proprie stelle e a intercettarne di nuove, in giro per il mondo, con la promessa di contratti faraonici, coperti da sponsor globali e dagli aumenti di capitale pressoché illimitati garantiti dai nuovi ricchi della pedata. Messi e Cristiano Ronaldo (visti da Barcellona) o CR7 e la Pulce (visti da Madrid) sono le star più pagate dello show e non c’è affatto da impallidire di fronte ai 20 milioni che guadagnano per far sognare i tifosi di Barça e Real. Né bisogna stupirsi dell’ultimo contratto siglato da Ibra, che al Psg ha strappato un aumento fino a 1,5 milioni al mese, con effetto retroattivo peraltro, giusto per tornare a essere il giocatore più pagato della squadra, ovvero il più pagato della Ligue 1. Del resto il club parigino si muove con dinamiche tutte sue: da Lavezzi (ora in Cina) a Cavani, passando per Verratti, quante stelle ci ha portato via staccando assegni come se fosse un rotolone da cucina? Sono altre le cifre che devono far riflettere e cioè la media degli stipendi più elevati degli altri campionati. Per entrare nella top ten inglese o spagnola, serve uno stipendio tra i 5 e 7 milioni netti l’anno. Da noi si andrebbe dritti dritti sul podio...

Bonus e diritti d’immagine

Gli altri usano i muscoli, cioè la seducente arroganza dei soldi, noi vinciamo con la forza delle idee. Il gap con l’estero, allora, l’abbiamo colmato mettendo a punto nuovi modelli contrattuali. Juve e Napoli, da questo punto di vista, sono due club pionieri. Nell’era Marotta-Paratici, i bianconeri hanno da subito puntato sul sistema dei bonus: un ingaggio base sostenibile per il bilancio arricchito da premi extra per ingolosire stelle internazionali come Tevez, per anni sfuggite al nostro campionato. Il Napoli di De Laurentiis ha invece esplorato per primo la frontiera dei diritti di immagine, che il calciatore cede interamente al club in cambio di una somma che, insieme allo stipendio base, forma l’ingaggio complessivo, magari da 5,5 milioni come per Higuain. Sarebbe fuori strada chi pensasse a vantaggi sul piano fiscale: l’Agenzia delle entrate non fa sconti a nessuno. La filosofìa è un’altra. Con il meccanismo dei bonus, club e giocatore scommettono sul reciproco successo: i premi per i gol in più o una qualificazione alla Champions sarebbero ampiamente coperti dai maggiori ricavi per la società. Con la gestione completa dei diritti di immagine dei propri tesserati, a fronte di un compenso più alto, il club fa invece un investimento: paga un prezzo fisso e poi punta a massimizzare i ricavi commerciali. A Higuain, allora, si chiedono i gol scudetto e anche di segnare fuori dal campo. Fatture alla mano, il Pipita fa sempre centro.