Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  marzo 10 Giovedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - DRAGHI ABBASSA ANCORA IL TASSO DI SCONTO E AUMENTA IL QUANTITATIVE EASING


Questa volta Mario Draghi non ha deluso, anzi. La Banca centrale europea ha infatti sorpreso i mercati annunciando una serie di misure espansive dal forte impatto per far fronte a stime di inflazione riviste nettamente al ribasso e a una crescita più debole del previsto. «Abbiamo dimostrato di non essere a corto di munizioni», ha detto il presidente della Bce. Ecco le non poche novità annunciate oggi dal Consiglio direttivo con un comunicato e spiegate poi in conferenza stampa da Draghi.
La Bce innanzitutto ha tagliato tutti e tre i principali tassi d’interesse: il tasso di riferimento (refinancing rate) dallo 0,05% a zero, quello sui depositi da -0,30 a -0,40% e la marginal lending facilitydallo 0,30 allo 0,25 per cento. I nuovi tassi entreranno in vigore il 16 marzo. «Significa che possiamo scendere a nostro piacimento senza conseguenze sul sistema bancario? La risposta è no», ha detto Draghi, lasciando intendere che il tasso negativo sui depositi - visto con crescente scetticismo dal sistema bancario tedesco - potrebbe aver raggiunto il livello minimo.
La novità forse più rilevante è l’incremento degli acquisti mensili di titoli di Stato da 60 a 80 miliardi a partire da aprile, la misura più attesa e potenzialmente quella dal maggiore effetto. Il programma durerà almeno fino al marzo 2017, come già deciso lo scorso dicembre, ma Draghi ha sottolineato come i tassi resteranno ai minimi a lungo, «anche ben oltre l’orizzonte temporale dei nostri acquisti» di titoli di Stato. La Bce ha anche alzato al 50% dal 33% il limite acquistabile di ciascuna emissione di bond.
Nel programma di Qe inoltre sono stati inseriti per la prima volta - altra novità non attesa alla vigilia - i bond denominati in euro emessi dalle aziende non finanziarie, purché abbiano un rating a livello di investimento (investment grade). Draghi ha spiegato che sarà «un comitato a decidere quali imprese sono candidabili» all’acquisto delle obbligazioni. «Al momento - ha detto - non abbiamo ancora preso alcuna decisione sulle imprese» che finanzieremo. Gli acquisti di corporate bond partiranno «verso la fine del secondo trimestre di quest’anno».
Infine da giugno 2016 a marzo 2017 la Bce lancerà 4 nuove Tltro (Targeted Long Term Refinancing Operations), finanziamenti a lungo termine alle banche, con durata di 4 anni e un tasso che potrà scendere fino al livello del nuovo tasso sui depositi (-0,40%). Nel nuovo pacchetto di quattro maxi-prestiti, ha spiegato Draghi, gli istituti di credito pagheranno un tasso tanto più negativo (a partire dallo zero del tasso principale) quanto più faranno credito a imprese e famiglie.
Questo nutrito pacchetto di interventi arriva non a caso nello stesso giorno in cui lo staff di economisti della Bce ha anche rivisto al ribasso le stime di crescita e inflazione dell’area euro. La crescita del Pil nel 2016 è prevista ora a +1,4% contro +1,7% in dicembre e nel 2017 a +1,7 da +1,9 per cento.Ancora più drastica la revisione al ribasso per l’inflazione, che quest’anno per effetto del petrolio sarà dello 0,1% e non più dell’1% come previsto in dicembre e che nei prossimi mesi, ha detto Draghi, «potrà essere negativa» pur senza far cadere l’Eurozona in deflazione. Senza gli interventi di Francoforte, ha rivendicato,
«oggi avremmo una deflazione disastrosa».
La raffica di annunci va decisamente oltre le attese della vigilia ed è stata subito accolta con un balzo delle Borse e una flessione dell’euro. In seguito però la moneta unica ha azzerato le perdite quando Draghi ha detto che la Bce non prevede di abbassare ulteriormente i tassi, mentre le Borse hanno praticamente azzerato i guadagni. Le interpretazioni su questo repentino cambio di umore si sprecano: dai dubbi degli investitori sull’efficacia delle nuove misure al drastico taglio delle stime di inflazione al fatto stesso che un arsenale così ricco non fa che sottolineare la serietà della situazione economica e il pericolo di deflazione. Positivi i titoli bancari, nonostante il fatto che l’ulteriore taglio del tasso sui depositi in negativo fosse stato criticato alla vigilia da diversi istituti, soprattutto tedeschi.
Nessuno tra gli analisti si era spinto fino a immaginare una gamma di interventi così ampia. In particolare, l’aumento del Qe da 60 a 80 miliardi va oltre le attese medie di 70 miliardi, così come l’inserimento dei corporate bond nell’elenco dei titoli acquistabili dalla Bce e il taglio del tasso di rifinanziamento dallo 0,05% a zero.
Alla riunione di oggi, per il sistema di rotazione all’interno del Consiglio direttivo, non ha votato il presidente della Bundesbank Jens Weidmann e altri esponenti considerati “falchi” in politica monetaria. Draghi ha puntualizzato però che le decisioni sono state prese da una «maggioranza schiacciante» e che il sistema di rotazione dei voti non ha inciso sull’esito della riunione. (G.Me.)

REPUBBLICA.IT
MILANO - La Banca centrale europea sorprende gli osservatori e taglia tutti i tassi di riferimento del costo del denaro, mentre il programma d’acquisto di titoli di Stato lanciato un anno fa sale di 20 miliardi al mese, raggiungendo quota 80 miliardi. La Bce, inoltre, potrà acquistare anche i bond emessi dalle aziende più solide, non solo titoli di Stato. Notizie che hanno inizialmente fatto schizzare le Borse al rialzo e deprezzare l’euro, salvo poi lasciare spazio alla volatilità con i listini che si sono improvvisamente sgonfiati. Nelle sale operative si sono discussi immediatamenti i dettagli sulle nuove operazioni di finanziamento agevolato (le cosiddette aste Tltro): saranno quattro, a partire dal prossimo giugno, con scadenze più lunghe delle precedenti (da tre a quattro anni) e soprattutto con tassi che potranno scendere in negativo. Di fatto le banche potranno prendere denaro a prestito e saranno remunerate per farlo, ma solo a patto di mettere il denaro in circolo e non chiuderlo nei caveau di Francoforte o investirlo in titoli di Stato. Insomma, Mario Draghi torna a indossare i panni di Superman, per la gioia dei listini drogati da questa stagione ultra-accomodante che non sembra avere fine. E che fa passare in secondo piano il fatto che ciò accade alla luce di una revisione al ribasso di tutti i principali indicatori macroeconomici sullo stato di salute dell’economia del Vecchio continente.

Le parole del governatore. Draghi ha spiegato come le nuove mosse sono pensate per "agevolare ancora le condizioni di accesso al credito" e riportare l’Eurozona vicino all’obiettivo di inflazione al 2% (a febbraio, ultima rilevazione Eurostat, i prezzi erano negativi). "Vogliamo sfruttare le sinergie tra diversi strumenti", ha spiegato sottolineando quanto la crescita dell’Eurozona sia inferiore alle aspettative di inizio anno e quanto gli emergenti e la volatilità dei mercati pesino sulla ripresa. Rivolgendosi alla politica, Draghi ha chiesto ai governi di "applicare le raccomandazioni della Commissione Ue", cosa avvenuta in maniera limitata nel 2015. Quanto alle critiche per la scarsa propensione all’azione della Bce, il governatore ha rivendicato come la giornata odierna dimostri la prontezza all’intervento e la disponibilità del Direttorio, che ha votato a larga maggioranza proprio "fugando i dubbi sulla capacità di agire delle banche centrali". Rispondendo alle domande della platea di giornalisti, ha anche lanciato una stoccata ai falchi tedeschi: "Immaginate se non avessimo fatto niente, avessimo incrociato le braccia dicendo ’nein zu allen’, no a qualsiasi cosa. Oggi ci ritroveremmo con una disastrosa inflazione".

Monta l’ira tedesca, le contromosse delle banche

Le mosse sui tassi. Il direttorio dell’Eurotower, dunque, non ha agito solo sul tasso sui depositi, la tassa implicita caricata sulla liquidità che le banche parcheggiano verso la Bce, ma anche su quello delle operazioni di rifinanziamento principale, ovvero il tasso applicato alla maggioranza delle operazioni con le quali la Banca centrale offre liquidità al mercato. Il primo, come da attese, passa da -0,3 a -0,4%, mentre il secondo scende di cinque punti base allo zero tondo. Per di più anche il tasso di rifinanziamento marginale, che governa i prestiti straordinari a brevissimo termine che le banche chiedono alla Bce, è stato tagliato allo 0,25% dallo 0,30%, pur non essendo nelle attese. Draghi ha sottolineato che i livelli saranno questi "o più bassi a lungo". Ha poi precisato, però, che la Bce "non prevede di abbassare ancora i tassi" a meno di scossoni radicali nel quadro macro.

Il nuovo Qe. L’attesa variazione del piano d’acquisto di titoli di Stato è arrivata, non solo in quantità ma anche in qualità. Anche su questo fronte, la Bce ha stupito: gli analisti si aspettavano in media una crescita degli acquisti a 70 miliardi al mese, invece il ritmo è stato portato a 80 miliardi. Draghi ha spiegato che l’orizzonte temporale del Qe è il marzo 2017, ma si potrà andare oltre "se la Bce lo riterrà necessario". Se fino ad ora il Quantitative easing ha riguardato in primis titoli di Stato e pochi altri bond emessi da agenzie europee o entità nazionali di rango istituzionale (come la Cdp), il programma verrà esteso ai titoli emessi dalle aziende (non finanziarie) che abbiano un giudizio elevato da parte delle agenzie di rating. Inoltre, ha spiegato il governatore, sale "al 50% dal 33% il limite acquistabile di ciascuna singola emissione di bond attraverso il Quantitative easing", dopo che a settembre era stato portato dal 25 al 33%.

Quattro Tltro II. Il Direttorio ha anche dato il via libera a quattro "targeted longer-term refinancing operations", aste di liquidità con le quali le banche possono prendere denaro a prestito a condizioni estremamente favorevoli, a patto che lo impieghino non per acquistare titoli di Stato o fare altri investimenti, ma per sostenere il credito. Rispetto alle operazioni del passato, la durata di questi prestiti - che verranno lanciati con cadenza trimestrale dal prossimo giugno - sale da 3 a 4 anni (quindi le banche avranno più tempo per restituirli e per sfruttarli). Ma, soprattutto, avverranno ad un tasso negativo che potrà arrivare fino al nuovo tasso sui depositi, quindi fino a -0,40%. Draghi ha spiegato che il tasso sarà tanto più favorevole alle banche, quanto più faranno credito alle imprese e che potranno chiedere finanziamenti agevolati fino a un ammontare pari al 30% dei prestiti iscritti a bilancio alla fine di gennaio 2016 e validi come collaterale presso la Bce. In ogni caso, il tasso di base sarà lo 0% del rifinanziamento principale. Sulle critiche piovute soprattutto dalla Germania, visto che i tassi negativi minano la redditività delle banche, Draghi ha specificato che a livello aggregato "la redditività delle banche non è stata danneggiata".

Le stime della Bce. Tutte queste decisioni sono state prese alla luce di un aggiornamento delle stime macroeconomiche dello staff della Bce. Non a caso, Draghi ha parlato di un pacchetto contro "incertezze maggiori". La stima di crescita del Pil è ora di un +1,4% per quest’anno, poi +1,7% e +1,8%. "La previsione è stata rivista al ribasso per riflettere la debolezza dell’economia globale", ha spiegato il governatore (quella precedente, per il 2016, era di un +1,6%). L’inflazione è vista a livelli bassi, se non negativi, nei prossimi mesi, per poi risalire nella seconda parte dell’anno. La Bce ha tagliato drasticamente le sue stime sull’inflazione dell’Eurozona, portandole per il 2016 da +1% a +0,1%. Per i 2017 le previsioni scendono da +1,6% a +1,3% e per il 2018 a +1,6%.

REPUBBLICA.IT
FRANCOFORTE - Ridurre i risarcimenti: ecco come le banche tedesche cominciano a prepararsi ai casi di insolvenza nell’era del bail-in, il principio fortissimamente voluto dal ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, per cui devono imparare a salvarsi da sole, senza soldi dei contribuenti. Una mossa con cui le banche private tedesche puntano a prendere due piccioni con una fava: difendersi da rimborsi troppo elevati se falliscono, e prepararsi all’atteso taglio ulteriore dei depositi che potrebbe arrivare dalla riunione della Bce di oggi. Il consiglio direttivo di stamane, oltretutto, è destinato ad alimentare le enormi polemiche scoppiate nelle ultime settimane in Germania sulla stagione dei tassi azzerati.

Stamane il falco ex Bce Jürgen Stark (che lasciò nel 2011 perché la Bce aveva cominciato a comprare titoli di Stato dei Paesi a rischio default) ha fatto sapere sull’Handelsblatt di ritenere le decisioni di Draghi già al di fuori del mandato delle Bce e ha messo in guardia da imprecisate "conseguenze inaspettate" della politica monetaria iper-accomodante. Un tono in sintonia con il clima generale che si respira nel Paese sull’eventualità che Draghi accentui oggi la politica dei tassi bassi. Nei giorni scorsi Georg Fahrenschon, presidente della federazione delle Sparkassen, delle potenti casse di rispamio, aveva detto "siamo sopravvissuti alle guerre e alle recessioni, sopravviveremo anche ai tassi bassi".

Le casse di risparmio sono quelle maggiormente sul piede di guerra, con la Bce: hanno già minacciato una sorta di "sciopero dei depositi", cioè di tenersi la liquidità in cassa invece di parcheggiarla a breve presso la Bce (il tasso è attualmente a -0,3% ma potrebbe essere ridotto ulteriormente di uno o due decimali). E molte banche tedesche hanno già cominciato a scaricare quella "sanzione" sui grandi clienti come i fondi o le assicurazioni, che hanno l’abitudine di incassare i rendimenti, anche se mini, depositando milioni di euro a breve termine presso di loro. Un "giochino" che il sistema creditizio contribuirà a rovinare ulteriormente con un’altra mossa, emersa stamane.

Se, come scrive oggi la Frankfurter Allgemeine Zeitung, le banche taglieranno i rimborsi in caso di default, scoraggeranno anche i depositanti a breve. Finora le somme sopra i 100mila euro sono garantite dal fondo per i depositi della federazione delle banche tedesche (Einlagerungssicherungsfond des Bundesverbands der deutschen Banken). Dal 1998 è intervenuta in 9 casi sborsando ben 6,7 miliardi di euro, dopo la catastrofe da Lehman Brothers. Ma ha dovuto chiedere aiuto allo Stato, che è intervenuto attraverso delle garanzie. Nella stagione del bail in appena inaugurata, non sarà più possibile. Dunque, le banche private corrono ai ripari. Anche se questo significa rendere i clienti più diffidenti. Il male minore, evidentemente.

La riunione presieduta oggi da Draghi potrebbe anche riaprire il contenzioso tra "falchi" e "colombe" ed accentuare nuovamente il divario tra il presidente della Bce e il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, che ha pubblicamente espresso la sua contrarietà ad ulteriori allentamenti delle politiche monetarie. Entro il 2020, ha avvertito di recente, la stagione dei tassi bassi potrebbe mangiarsi metà o tre quarti degli utili delle banche tedesche.

Per il sistema di rotazione inaugurato da poco, Weidmann non potrà votare, oggi. Ma nel Comitato direttivo siede un’altra tedesca non entusiasta dell’attuale traiettoria della Bce, Sabine Lautenschläger. E nel consesso allargato del Consiglio direttivo, i tedeschi non hanno solo alleati storici come il governatore olandese o austriaco. Anche i presidenti delle banche centrali dei Paesi baltici hanno dimostrato recentemente di appartenere ad una scuola più ortodossa di pensiero, insomma di rientrare nel novero dei cosiddetti "falchi", più scettici dinanzi alle enormi iniezioni di liquidità degli ultimi tempi.

Un altro argomento anti politiche espansive che circola molto, tra gli analisti - e non solo quelli tedeschi - è quello che la Bce abbia sostanzialmente svuotato la cassetta degli attrezzi. Che non le resti più molto da fare per scongiurare la deflazione ancora in agguato. Ma Draghi stesso ha già risposto milioni
di volte a quest’obiezione: spetta ai governi trovare il modo di scongiurare la "lunga stagnazione" temuta da qualcuno, anche. La Bce ha già salvato l’euro almeno due volte dal 2010 e scongiurato l’anno scorso la deflazione. La sua parte l’ha abbondantemente fatta.

ILSOLE24ORE.IT
Questa volta Mario Draghi non ha deluso, anzi. La Banca centrale europea ha infatti sorpreso i mercati annunciando una serie di misure espansive dal forte impatto per far fronte a stime di inflazione riviste nettamente al ribasso e a una crescita più debole del previsto. «Abbiamo dimostrato di non essere a corto di munizioni», ha detto il presidente della Bce. Ecco le non poche novità annunciate oggi dal Consiglio direttivo con un comunicato e spiegate poi in conferenza stampa da Draghi.

La Bce innanzitutto ha tagliato tutti e tre i principali tassi d’interesse: il tasso di riferimento (refinancing rate) dallo 0,05% a zero, quello sui depositi da -0,30 a -0,40% e la marginal lending facilitydallo 0,30 allo 0,25 per cento. I nuovi tassi entreranno in vigore il 16 marzo. «Significa che possiamo scendere a nostro piacimento senza conseguenze sul sistema bancario? La risposta è no», ha detto Draghi, lasciando intendere che il tasso negativo sui depositi - visto con crescente scetticismo dal sistema bancario tedesco - potrebbe aver raggiunto il livello minimo.

La novità forse più rilevante è l’incremento degli acquisti mensili di titoli di Stato da 60 a 80 miliardi a partire da aprile, la misura più attesa e potenzialmente quella dal maggiore effetto. Il programma durerà almeno fino al marzo 2017, come già deciso lo scorso dicembre, ma Draghi ha sottolineato come i tassi resteranno ai minimi a lungo, «anche ben oltre l’orizzonte temporale dei nostri acquisti» di titoli di Stato. La Bce ha anche alzato al 50% dal 33% il limite acquistabile di ciascuna emissione di bond.

Nel programma di Qe inoltre sono stati inseriti per la prima volta - altra novità non attesa alla vigilia - i bond denominati in euro emessi dalle aziende non finanziarie, purché abbiano un rating a livello di investimento (investment grade). Draghi ha spiegato che sarà «un comitato a decidere quali imprese sono candidabili» all’acquisto delle obbligazioni. «Al momento - ha detto - non abbiamo ancora preso alcuna decisione sulle imprese» che finanzieremo. Gli acquisti di corporate bond partiranno «verso la fine del secondo trimestre di quest’anno».

Infine da giugno 2016 a marzo 2017 la Bce lancerà 4 nuove Tltro (Targeted Long Term Refinancing Operations), finanziamenti a lungo termine alle banche, con durata di 4 anni e un tasso che potrà scendere fino al livello del nuovo tasso sui depositi (-0,40%). Nel nuovo pacchetto di quattro maxi-prestiti, ha spiegato Draghi, gli istituti di credito pagheranno un tasso tanto più negativo (a partire dallo zero del tasso principale) quanto più faranno credito a imprese e famiglie.

Questo nutrito pacchetto di interventi arriva non a caso nello stesso giorno in cui lo staff di economisti della Bce ha anche rivisto al ribasso le stime di crescita e inflazione dell’area euro. La crescita del Pil nel 2016 è prevista ora a +1,4% contro +1,7% in dicembre e nel 2017 a +1,7 da +1,9 per cento.Ancora più drastica la revisione al ribasso per l’inflazione, che quest’anno per effetto del petrolio sarà dello 0,1% e non più dell’1% come previsto in dicembre e che nei prossimi mesi, ha detto Draghi, «potrà essere negativa» pur senza far cadere l’Eurozona in deflazione. Senza gli interventi di Francoforte, ha rivendicato,
«oggi avremmo una deflazione disastrosa».

La raffica di annunci va decisamente oltre le attese della vigilia ed è stata subito accolta con un balzo delle Borse e una flessione dell’euro. In seguito però la moneta unica ha azzerato le perdite quando Draghi ha detto che la Bce non prevede di abbassare ulteriormente i tassi, mentre le Borse hanno praticamente azzerato i guadagni. Le interpretazioni su questo repentino cambio di umore si sprecano: dai dubbi degli investitori sull’efficacia delle nuove misure al drastico taglio delle stime di inflazione al fatto stesso che un arsenale così ricco non fa che sottolineare la serietà della situazione economica e il pericolo di deflazione. Positivi i titoli bancari, nonostante il fatto che l’ulteriore taglio del tasso sui depositi in negativo fosse stato criticato alla vigilia da diversi istituti, soprattutto tedeschi.

Nessuno tra gli analisti si era spinto fino a immaginare una gamma di interventi così ampia. In particolare, l’aumento del Qe da 60 a 80 miliardi va oltre le attese medie di 70 miliardi, così come l’inserimento dei corporate bond nell’elenco dei titoli acquistabili dalla Bce e il taglio del tasso di rifinanziamento dallo 0,05% a zero.

Alla riunione di oggi, per il sistema di rotazione all’interno del Consiglio direttivo, non ha votato il presidente della Bundesbank Jens Weidmann e altri esponenti considerati “falchi” in politica monetaria. Draghi ha puntualizzato però che le decisioni sono state prese da una «maggioranza schiacciante» e che il sistema di rotazione dei voti non ha inciso sull’esito della riunione. (G.Me.)



MARGINAL LENDING FACILITY
È lo strumento utlizzato dalla Banca centrale europea per fornire liquidità a brevissimo termine (un giorno) agli istituti di credito in cambio di garanzie. Viene gestita dalla Bce attraverso le singole banche centrali dell’Eurosistema. Il suo tasso di interesse è dello 0,25 per cento, il minimo storico. La deposit facility è invece lo strumento della Bce su cui le banche possono depositare liquidità sempre a brevissimo termine. Il tasso che la Bce applica sui depositi è di -0,40%, anche questo un minimo storico.
(Aggiornato il 10 marzo 2016 )

TLTRO
T-ltro è l’acronimo di Targeted Long Term Refinancing Operation (Operazione di rifinanziamento mirata a lungo termine). Si tratta di prestiti a un tasso di 10 punti base sopra quello di riferimento (attualmente pari allo 0,05%, per un totale di 0,15%) con scadenza a 4 anni che la Bce ha lanciato per la prima volta nel settembre 2014 con una prima operazione cui ne sono seguite finora altre quattro; l’ultima del 2015 è attesa a dicembre.