Marco Cobianchi, Panorama 10/3/2016, 10 marzo 2016
L’UOMO CHE NON SBAGLIA (QUASI) MAI UN COLPO
[Giovanni Tamburi]
Apparentemente rilassato, Giovanni Tamburi scarabocchia su un bloc notes. Poi il discorso cade su Rizzoli e le dita iniziano a... tamburellare. «Per mesi ho avuto la fila di persone dietro la porta che me la volevano vendere. Poi, quando hanno capito che non era proprio aria, hanno smesso, ma è stata dura convincerli!». E ora che la Fca ha deciso di distribuire le azioni della casa editrice ai propri azionisti, Tamburi sembra molto più tranquillo: «Bene. Evidentemente non hanno trovato nessuno a cui venderla». Sanguigno.
Per il grande pubblico il fondatore della Tamburi investment partners è un perfetto sconosciuto, ma per il mondo economico italiano è l’uomo che non sbaglia mai un colpo. Lavora nella finanza da almeno 35 anni e da quando, nel 1999, ha fondato la Tip, ha comprato, venduto, rilanciato e quotato decine di imprese, senza però mai chiedere soldi alle banche. Ed è proprio questo che rende unico il suo modello di business: individua un’impresa, chiede quanto costa, alza il telefono, chiama i capostipite di 150 famiglie industriali, si fa dare i soldi, compra l’azienda, la fa crescere o la quota, e poi ripaga chi gli ha dato credito.
Davvero, mai sbagliato un colpo? «Veramente uno l’ho sbagliato con Burani: ci ho rimesso 4 milioni, ma vabbè, capita. L’importante è non lamentarsi perché l’Italia è un Paese solido, forte, al quale però piace moltissimo piangersi addosso. Compriamo Ferrari ma ci scoccia farla vedere». A proposito: il secondo errore è proprio Ferrari. Tip possiede lo 0,45 per cento e da 43 euro del 4 gennaio oggi vale 36. «Ma noooo! Una volta Sergio Marchionne mi ha detto: “Non ho mai ricevuto una telefonata di uno che mi chiedeva lo sconto”. E dove la trovo un’azienda così?». Parla delle società nelle quali ha investito come si riferisca se non a un figlio, almeno a un nipote: come quando racconta della Beca comprata per 200 milioni: «È un’impresa magnifica, straordinaria, che lavora nel settore meccanico, quello che tiene in piedi il Paese».
La sua idiosincrasia per le banche esplode quando gli si chiede quale sia il pericolo maggiore in questo momento. «I “non performing loans”, i crediti di difficile recupero, perché incentivano il ritorno di quelle schifezze che le banche hanno messo in giro all’inizio degli Anni 2000: non vorrei che, per liberarsi dei loro crediti cattivi, finanziassero qualcuno perché glieli compri. Il rischio che quelle porcherie tornino a inquinare il mercato è reale». (Marco Cobianchi)