Tommaso Strambi, la Nazione 9/3/2016, 9 marzo 2016
È QUESTIONE DI TATTO, BIONICO
«Percepivo la stimolazione quasi come quella che avrei potuto sentire con la mia mano». Dennis Aabo Sorensen è danese e qualche anno fa ha perduto una mano. E con essa pensava di aver perduto per sempre la sensibilità (texture) per riconoscere le superfici lisce o rugose come accade a ciascuno di noi. Non poteva immaginare che grazie a dei ricercatori italiani e svizzeri quelle sensazioni potessero materializzarsi nuovamente nella sua vita. Invece è successo, e per giunta molto prima di quel che potesse immaginare, e tutto grazie ad una partnership davvero speciale tra gli scienziati italiani dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dell’Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne. Così, quello che poteva apparire un sogno, appunto, è diventato realtà perché il "tatto bionico" funziona davvero.
Il nuovo risultato, che è stato descritto nell’articolo pubblicato ieri sulla rivista scientifica "eLife", diretta dal premio Nobel Randy Schekman, è destinato ad accelerare il percorso verso nuove protesi bioniche, potenziate con la capacità di restituire il tatto in tempo reale e in maniera del tutto simile alla percezione delle persone che non hanno subito amputazioni. «Siamo riusciti a dare a una persona amputata la percezione della rugosità di un oggetto e stiamo andando verso una maggiore capacità di dare tutta la ricchezza che la sensazione normale del tatto riesce a dare», chiosa il coordinatore della ricerca Silvestro Micera, che lavora fra Scuola Superiore Sant’Anna e il Politecnico di Losanna.
Lo studio, infatti, ha dimostrato, per la prima volta al mondo, come un amputato sia stato capace di percepire superfici lisce o rugose in tempo reale, con un dito artificiale connesso a elettrodi inseriti in maniera chirurgica nei nervi del braccio. Inoltre, anche i nervi di persone non amputate (ma con carenze alla sensibilità tattile) possono essere stimolati per percepire la rugosità, senza bisogno di intervento chirurgico: pertanto, la ricerca sul "tatto bionico" e sulla tecnologia da utilizzare nelle protesi può essere sviluppata in sicurezza anche nelle persone che possiedono l’arto, prima di passare all’impianto chirurgico in persone amputate.
I nervi nel braccio di Sorensen sono stati connessi a un dito artificiale dotato di sensori. Un macchinario controllava il movimento del dito su differenti superfici di plastica, sulle quali erano state realizzate delle linee tramite stampa 3D. Le linee tra loro vicine hanno una texture più liscia delle linee tra loro più distanti. Durante i movimenti del dito artificiale sulle texture di plastica, i sensori generavano segnali elettrici.
Questi segnali venivano trasformati in una sequenza di impulsi elettrici, che imitavano il linguaggio del sistema nervoso e quindi inviati ai nervi.
In un precedente studio, gli impianti di Sorensen erano stati connessi a una mano protesica sensorizzata che gli aveva permesso di riconoscere forma e morbidezza degli oggetti. In questa nuova ricerca sulla texture pubblicata dalla rivista "eLife", il dito bionico ottiene un livello di risoluzione tattile superiore.
Non solo. La ricerca conferma anche che gli aghi microneurografici portano informazione sulla texture in modo comparabile agli elettrodi impiantati, in questo caso in Dennis Aabo Scrensen, fornendo agli scienziati nuove opportunità per accelerare la ricerca sul tatto in protesica. «Questo studio – sottolinea Calogero Oddo dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e primo autore della pubblicazione – unisce scienze di base e ingegneria applicata e fornisce evidenze aggiuntive dei contributi che la ricerca in neuroprotesica può dare al dibattito neuroscientifico, specificamente sui meccanismi neuronali del senso del tatto umano».
Non è finita. «Dalle protesi bioniche conclude Oddo sarà anche traslato ad altre applicazioni come il tatto artificiale nella robotica per la chirurgia, per il soccorso e per il settore manifatturiero». Insomma, il futuro è già qui ed abita tra Pisa e Losanna.