Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  marzo 09 Mercoledì calendario

New York (Stati Uniti), marzo Da qualche settimana Hillary Clinton manda ai suoi sostenitori e-mail sempre più accorate

New York (Stati Uniti), marzo Da qualche settimana Hillary Clinton manda ai suoi sostenitori e-mail sempre più accorate. No, stavolta non c’entrano nulla i messaggi riservati su cui sta indagando l’Fbi. Oggi il pericolo numero uno per l’ex segretario di Stato non è un ayatollah iraniano o qualche capo tribù libico. L’identikit è facile: un miliardario (forse meno solido di quanto voglia apparire), sedicente finanziatore dei Clinton, già compagno di Bill sui campi da golf nei tempi andati e che ora si è messo in testa di diventare presidente degli Stati Uniti. Cioè esattamente la stessa idea che Hillary cova da qualche decennio (difficile precisare quanti). Il 3 marzo scorso, alle 16.08, l’ex First Lady firmava in prima persona questo post. «I miei pensieri su Trump, senza censura». Svolgimento: «Io penso che Donald Trump sia terrificante. Odio nel modo più assoluto ciò per cui si batte. Odio come insulta le donne, la gente di colore e intere nazioni quando gli pare...Ma c’è una cosa che odio più di tutte: potrebbe diventare il nostro prossimo presidente». Anche Donald Trump parla sempre più spesso di «Hillary». La chiama in un modo che sembra un avvertimento: fai attenzione, io ti conosco bene. Sabato 5 marzo, nel corso di un evento a metà tra lo show e la conferenza stampa in Florida, Donald ha buttato lì: «Ricordatevi che devo ancora cominciare con Hillary. L’ultima volta che le ho risposto, so che Bill e Hillary hanno passato il weekend a litigare». L’episodio, in effetti, risale al dicembre scorso, sotto Natale. Da qualche giorno Trump stava attingendo al suo articolato repertorio di volgarità, insultando musulmani, messicani e, in generale quelle donne che non gli «piacciono». L’ex First Lady reagì dicendo che Donald Trump aveva «una propensione al sessismo». Il tycoon inviò un tweet ai suoi 5 milioni e 462 mila follower (che nel frattempo sono già 6 milioni e 712 mila): «Hillary dice che io avrei una certa propensione al sessismo. Ma Hillary stia attenta a giocare la carta della difesa delle donne con me. Bill Clinton è un bersaglio fin troppo facile, perché il suo mandato presidenziale è stato pieno di problemi proprio per tutte quelle cose di cui Hillary mi accusa». Questo flash-back, in realtà, va inteso come un’anticipazione di quello che aspetterà gli americani se davvero i finalisti per le presidenziali dell’8 novembre saranno i quasi coetanei Donald Trump, nato a New York, il 14 giugno 1946 (dunque prossimo ai 70 anni) e Hillary Rodham Clinton, di Chicago, 26 ottobre 1947. L’ex Segretario di Stato ha già affidato al suo staff il compito di setacciare gli affari di Trump, di indagare sui suoi rapporti con il fisco eccetera. Ma queste armi polemiche saranno usate solo in caso di necessità. La strategia di Clinton è un’altra: presentarsi davanti agli Americani come «l’ultima linea di trincea», come ha scritto in un’altra e-mail agli elettori, per evitare «la catastrofe». Quelle e-mail riservate Trump ha già detto come «si occuperà» di «Hillary». Tirerà fuori ogni giorno il caso delle «mail riservate» che all’epoca il Segretario di Stato gestì da telefonini e computer personali, anziché proteggerli con i codici di sicurezza federali. Forse il tycoon proverà anche a rispondere nel merito alle proposte dell’avversaria. Ma più probabilmente tenterà semplicemente di ridicolizzarla, come ha fatto con Jeb Bush e, da ultimo, con Marco Rubio. Da questo punto di vista fanno premio l’istrione, la maschera con quegli occhi stranamente cerchiati di bianco in un lago arancione. Trump si immagina Bill e «Hillary» che litigano nel tinello di casa. E riproduce la scenetta davanti ai suoi fan: sembra tutto vero, o almeno plausibile. Hillary Clinton, però, non è mai apparsa così convinta. Domenica 6 marzo, chiudendo il dibattito con Sanders, si è rivolta a Trump: «Sto aspettando il momento di sfidarlo. Finora ha preso 3 milioni e mezzo di voti nella campagna. È vero, sono tanti. C’è solo una persona che ne ha presi di più e quella persona sono io». Anche i sondaggi, per ora, sono dalla sua parte: 45,4% contro il 42% per Donald, secondo la media realizzata dal sito RealClearPolitics. Ma novembre è ancora molto lontano.