di FABIO BOGO, Affari&Finanza – la Repubblica 7/3/2016, 7 marzo 2016
L’ULTIMO FANTASMA SUL CREDITO ITALIANO
Tra Roma e Berlino la partita a scacchi dura da tempo. E’ una partita soprattutto politica, nella quale il premier Matteo Renzi e il ministro dell’Economia Padoan reclamano il diritto ad una maggiore flessibilità, e alla quale i falchi del rigore guidati dalla Germania oppongono le necessità di rispettare le regole, senza alcuna eccezione. Fa impressione però quando a muovere le pedine sulla scacchiera sono istituzioni tecniche, come il Single Resolution Board, l’organismo europeo che dal primo gennaio 2016 ha il compito di curare la gestione ordinata delle crisi bancarie. La sua presidente Elke Koenig nell’aula del parlamento di Bruxelles la scorsa settimana ha detto che le banche della zona euro devono avere un limite all’esposizione in titoli di Stato, perché non c’è alcun asset che sia esente dal rischio. Imporre un tetto quindi "ha perfettamente senso". Il Single Resolution Board sa perfettamente che il combinato tra un tetto ai titoli e una riserva in conto capitale per il loro possesso penalizzerebbero molto il sistema bancario italiano, i cui istituti sono imbottiti di bond della Repubblica. Nel patrimonio di Intesa-San Paolo ci sono infatti 30 miliardi di titoli italiani; Unicredit ne custodisce 50 miliardi; Mps 30, Ubi 8, Banco Popolare 11. Se venisse chiesto loro di liberarsi di parte di questo stock e di effettuare i necessari accantonamenti, le prime 5 banche nazionali si troverebbero a dover effettuare una ricapitalizzazione nell’ordine di miliardi; e in più sarebbero costrette a vendere in blocco i Btp in eccesso ingolfando il mercato e incassando magari minusvalenze. Il tutto in un quadro caratterizzato da una forte incertezza sui mercati, che renderebbe probabile una devastante corrente di vendite sui titoli delle banche stesse. La mossa sponsorizzata dall’Srb allargherebbe però le conseguenze della stretta a tutto il sistema creditizio europeo, in primis gli istituti tedeschi. Anche se negli anni si sono liberate di un forte quantitativo di titoli di stato esteri, nei loro bilanci la componente obbligazionaria di debito sovrano è ancora forte. E se si aggiunge a questo la critica situazione di alcuni colossi, come Deutsche Bank e Commerz, accarezzare l’idea di intervenire anche su questo nuovo fronte non è in questo momento una buona idea. Già l’Europa è attraversata dal fantasma del bail in. Meglio che organismi tecnici e neutrali non ne facciano apparire un altro.
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di FABIO BOGO, Affari&Finanza – la Repubblica 7/3/2016