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 2016  marzo 06 Domenica calendario

«TRE UOMINI E UNO SHOW»

[Intervista ad Aldo, Giovanni e Giacomo] –
Venticinque anni di successi e la stessa voglia di far ridere il pubblico, rigorosamente “trasversale”, in maniera fanciullesca, fisica, immediata. Aldo Giovanni e Giacomo, anime del trio comico più longevo dello spettacolo italiano, ripercorrono la loro carriera iniziata nel cabaret, proseguita in tv ed esplosa al cinema attraverso uno show-festa destinato ad attraversare l’Italia degli stadi con alcune puntate, per la prima volta, all’estero (Londra, Bruxelles, Barcellona, Lugano): The Best of Aldo Giovanni e Giacomo Live 2016, diretto da Arturo Brachetti, interpretato anche da Silvana Fallisi, accompagnato dalle musiche dell’orchestra dei Good Fellas e basato su una scenografia rutilante che ricorda un po’ un circo un po’ luna park.
Debutto l’8 marzo a Vigevano, a Roma lo spettacolo approderà al Palalottomatica il 21 aprile. «Riproporremo i nostri sketch più amati dagli spettatori e mai più portati in scena dopo le tournée originali», anticipa a nome del trio Giacomo, al secolo Giacomo Poretti, un terzo del sodalizio comico che, composto anche da Aldo Baglio e Giovanni Storti, ha sfornato innumerevoli partecipazioni tv (a cominciare da Mai dire gol), 6 spettacoli teatrali e dieci film, tutti campioni d’incasso come Tre uomini e una gamba, Chiedimi se sono felice, Così è la vita, Il ricco il povero e il maggiordomo. Una carriera sorprendente che, a partire dal primo incontro avvenuto in un locale del Varesotto, ha cambiato per sempre la carriera di un ex infermiere, un ex operaio della Sip e un insegnante di acrobatica abituati fino ad allora ad arrabattarsi nei cabaret di provincia.
Quali sketch riproporrete al pubblico? «La montagna, i Gemelli, Scuola di Polizia, Scuola di siciliano, Bancomat, Pdor, Dottor Alzheimer, Il museo di arte moderna. Ma sul palco ci saranno anche dei grandi schermi che proietteranno le scene più divertenti dei nostri film e spettacoli teatrali». Perché avete deciso di far rivivere il vostro passato?
«Perché siamo orgogliosi di tutto quello che abbiamo fatto e perché vogliamo fare un regalo al nostro pubblico».
Da chi è composto, oggi, questo pubblico? «Da adulti come noi ma anche da ragazzi di 15-16 anni che non erano ancora nati quando conquistavamo i primi successi. Noi stessi siamo sorpresi di avere una gran-
de popolarità presso i giovanissimi che non ci hanno mai visti dal vivo». E’ cambiato il vostro modo di lavorare?
«Non direi proprio. Continuiamo a creare film e spettacoli nello stesso casino di sempre, con una buona dose di improvvisazione e pronti a buttare via tutto quello che non ci piace».
A quale dei vostri successi siete più affezionati? «Al primo spettacolo intitolato I corti e messo in scena sempre da Brachetti, al film Chiedimi se sono felice che sbancò i botteghini, e ovviamente Mai dire gol. Nelle prime puntate abbiamo rischiato il licenziamento, poi abbiamo messo le nostre cose, come il personaggio di Tafazzi, ed è cambiato tutto: è stato in quel momento che la nostra comicità si è scatenata». Pentiti di non aver mai fatto la satira politica?
«No, al contrario siamo stati avvantaggiati perché la nostra comicità non scade con i mutamenti della situazione politica. Abbiamo preferito fare satira di costume prendendo in giro l’uomo mediocre».
Quali sono i vostri punti di riferimento della commedia? «Le nostre icone sono Stanlio e Ollio e Buster Keaton, ma amiamo moltissimo anche Totò, Aldo Fabrizi, Massimo Troisi. Oggi ci fanno ridere Carlo Verdone e Antonio Albanese».
Avete mai litigato?
«In 25 anni ci siamo scontrati tante volte, ma sempre all’insegna del rispetto reciproco. E per il momento non abbiamo intenzione di separarci».
Cosa pensate di inventarvi per il futuro? «Non lo sappiamo ancora, dipende anche dalla risposta del pubblico a questo nostro show. Di certo vogliamo rinnovarci e, visto che abbiamo fatto tutto, non ci resta che provare a creare una serie tv tutta nostra. E’ l’unica cosa che ci manca e ci offrirebbe la possibilità di sperimentare terreni nuovi. Vedremo».
Un nuovo film non l’avete messo in programma? «Certo, ma non se ne parla prima del 2017. Sarà forse un docu-film, ma è tutto da pensare».
Pensate che Checco Zalone possa togliervi spettatori? «Non siamo in gara, ognuno deve rimanere se stesso senza snaturarsi. La comicità va a ondate. Tra il 1997 e i primi anni Duemila siamo stati noi a dominare il box office senza rivali e prima o poi anche Zalone verrà rimpiazzato da un altro. E’ fisiologico».