Alessia Cruciani, SportWeek 13/2/2016, 13 febbraio 2016
È UNO SPORT BASTARDO
[Federica Brignone]
Che bello avere la gara di casa! «Sì, bellissimo... Ma che stress! Mi chiedono di fare video, partecipare a conferenze stampa. Per me è un piacere, è che dall’inizio della stagione la gente si raccomanda: “Preparati per fare bene a La Thuile!”. Sì, certo, ma io devo farle bene tutte!». Se la ride Federica Brignone, 25 anni, l’azzurra dello sci più in forma del momento. Nata a Milano, è cresciuta a La Salle, non molto distante da La Thuile dove, sabato e domenica prossimi, sono previsti discesa (il 20) e superG (il 21) femminili. E la Valle d’Aosta non ospitava la Coppa del mondo di sci da 26 anni. «Non c’è il gigante, la mia specialità, ma anche in superG sto facendo vedere cose abbastanza buone (non fa la discesa; ndr). Il problema è che ci sono grandi aspettative su di me e questa cosa mi mette tensione. Però sono gasata all’idea di avere tutto il pubblico dalla mia parte».
In questa stagione, la migliore della sua carriera, Federica ha centrato in gigante una vittoria (nella prova inaugurale a Sölden, in Austria) e quattro podi; mentre in superG, disciplina in cui si è lanciata dall’anno scorso, tre piazzamenti nelle prime dieci.
Un ritmo incoraggiante in vista della gara su una pista che conosce a memoria.
«La conosco, ma da turista. Non ho idea di come possano tracciarla per il superG. Il vantaggio sarà avere il pubblico che fa il tifo per me. Ma c’è anche una trappola: sentirsi costretti a fare qualcosa di grande. Tutti si aspettano molto. Quando sono caduta a Courchevel mi dispiaceva soprattutto per la trentina di persone che era venuta per me. Io so che in una gara di sci può accadere, pensavo però a loro che erano venuti proprio in quella».
Quanta gente ci sarà a tifare per lei?
«Moltissimi amici che sono proprio di La Thuile saranno già in pista a lavorare. Tanti altri valdostani arriveranno».
Dall’anno scorso si è data alla velocità con il superG. E i risultati danno ragione ai suoi amici, fanno bene ad aspettarsi belle cose.
«Ho buoni margini di miglioramento, è una disciplina che mi viene facile. All’inizio, mettendo gli sci lunghi in gara, non mi trovavo così bene. Sono nelle prime dieci, ma con la Vonn di adesso è veramente molto difficile. Anche se in una pista come questa, con le curve più strette, potrebbe fare fatica».
Che effetto fa sapere che adesso può batterle tutte?
«Non riesco a gasarmi. So di poter fare belle cose, ma quando arriviamo all’estrazione dei pettorali e ci sono le prime sette del mondo mi chiedo: “Come faccio a battere queste? Sciano forte, attaccano”. Anche se ci sono già riuscita, mi sento sempre inferiore. So di poter essere una delle migliori, ma è come se non lo accettassi».
Dopo una vittoria che cosa cambia nei rapporti con la squadra, in gara e con le avversarie?
«Con le compagne, penso niente. Non apprezzo la gente che cambia quando vince e a me piace far parte del gruppo, della squadra. In gara ti dà più sicurezza, sai che sciando al massimo delle tue possibilità puoi giocarti la vittoria.Forse è un vantaggio che ho sfruttato troppo poco. Al cancelletto mi dico: “Magari non mi succederà mai più!”. Quanto alle avversarie, mi sento più osservata, anche dagli altri allenatori. Mi dicono di aver visto il mio video e che ora mi seguono come una delle migliori. Tutto questo è davvero gratificante».
E fuori dalle piste?
«In tanti ti fanno i complimenti. Per gli amici sei sempre la stessa. La stampa ti cerca maggiormente e diventi più conosciuta. È arrivato anche qualcuno a proporsi come manager».
E...?
«Sono indecisa. Se avessi un manager, la cena che mi hai visto fare l’altra sera con gli amici non l’avrei potuta fare. Già sono in giro tutto l’anno per gare e allenamenti, sarei piena di impegni anche quando torno a casa. Voglio una vita più normale. È da capodanno che non vedo il mio fidanzato (lo sciatore francese Nicolas Raffort; ndr). Anche lui è in Coppa, ma è fermo da ottobre per infortunio».
Fino a poco tempo fa si parlava di lei come della “figlia di Ninna Quario”. Che, nel frattempo, è diventata una stimata giornalista nel mondo dello sci. Mi racconta l’intervista “familiare” subito dopo la vittoria di Sölden?
«La prima cosa che mi ha detto è stata: “Questa è l’intervista più bella della mia vita!”. E poi lei riesce sempre a fare domande abbastanza furbe, essendo un’ex atleta».
Quest’anno c’è sempre superVonn, ma mancano Tina Maze (è in pausa di riflessione) e la detentrice della Coppa, Anna Fenninger (infortunata). Sarebbe stato bello battere anche loro?
«Lo sci è uno sport bastardo, ci si fa male. Ed è un ciclo continuo, magari c’è qualcuna che non va più così forte ma ne arriva una nuova. Anch’io ho saltato una stagione per infortunio e me ne sono fatta una ragione. Comunque ora ci sono campionesse mondiali, di specialità. Non posso certo lamentarmi del livello delle avversarie».
Il tecnico Gianluca Rulfi ha detto che lei ha il touche de neige: ciò vuol dire che la ritiene una sciatrice fine, non di potenza. Alla Ted Ligety.
«Prima cosa: wow! Ligety è sempre stato uno dei miei sciatori preferiti, adoro le sue linee, mi piace il suo touche de neige. L’ho guardato per anni. Una volta l’ho visto in un riscaldamento e mi sono attaccata dietro per vedere come faceva le curve. Non so se se n’è accorto... Girava tantissimo, io sarei andata molto più dritta, non riuscivo a fare come lui. La differenza è che lui, quando va male, ha sempre delle scuse mentre io mi butto giù, divento crudele con me stessa».
Ha un nuovo preparatore atletico. Ho letto che l’ha fatta quasi vomitare per la fatica.
«Lavoro con lui quando non sono con la squadra. In questi periodi, di solito, prima mi allenavo da sola, ora invece sono seguita. Mi ha fatto lavorare più sull’intensità che sulla durata, è che l’estate scorsa faceva talmente caldo che a volte mi sembrava di scoppiare. Tutto questo mi ha sicuramente aiutato e fisicamente sto molto, molto bene».
Da quest’anno si è aggiunto anche il mental coach. Che cosa fate insieme?
«È un ex snowboarder, si chiama Roberto. Lo vedo ad Aosta e poi ci sentiamo per telefono. Abbiamo parlato tanto di rapporti con le compagne, con la squadra, con gli allenatori, della creazione di un ambiente dove stare bene. Nello sci sono quasi più i giorni in cui non sei soddisfatto, in cui le gare non vanno come vorresti, quindi serve un contesto dove essere sereni. Devo pensare che comunque sono in giro con le mie compagne e sto facendo una bella esperienza. Se non c’è questo aspetto, allora diventa dura. Se ti applichi, aiuta».
Quante volte ha rivisto le foto e il video della vittoria di Sölden?
«Non tantissime, ma mi piace riguardare le foto. È proprio una bella soddisfazione».
Federica, ma quanto è difficile vincere in Coppa del mondo? «Tanto, ma se sei in giornata è facile!».
E se ne va ridendo.