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 2016  febbraio 13 Sabato calendario

MUTU, SENTENZA DA EX

«Ho 37 anni, mica sono vecchio... Cosa sogno ancora? Semplice: l’Europeo con la mia Romania. A maggio saprò se ce l’avrò fatta anche in questa avventura». Adrian Mutu ha giocato ieri sera col suo Targu Mures contro il Pandurii. Campionato romeno. Perché Adi, una vita ovunque e con dentro tanti comunque, è ancora lì e sul pezzo dopo aver deliziato pure in Francia e in India. Fu acquistato dall’Inter quando era ancora baby. Divenne viola negli anni più belli della sua carriera. «Domani, 1-0 per la Fiorentina». Da Mutu, solo sentenze. E simpatia. «Nel mio passato c’è tanta Fiorentina e poca Inter...».
Aneddoto veloce per «presentarsi»: il Mutu interista (che fra l’altro segnò in un derby di Coppa Italia) com’era?
«Arrivo giovanissimo e in mezzo a campioni, da Baggio a Ronaldo e poi Vieri, Zamorano, Zanetti, Blanc. Ecco: un giorno, in un campo coperto della Pinetina, facciamo un 5 contro 5. Palla a me, tunnel proprio a Blanc, lui mi guarda male, mi chiedo cosa succederà, arriva Ronaldo e mi stringe la mano: “Bravo”, mi dice. E Blanc si calma...».
Il Mutu fiorentino?
«Nessuna piazza, nemmeno nel mio paese, mi ha amato come Firenze. Ricordo quell’estate in cui ero già della Roma, ceduto. Ci appartiamo io e Prandelli e parliamo, mancano 10 giorni al Preliminare di Champions: io e lui soltanto, come se lui fosse mio fratello maggiore. E resto, vivendo ancora per un po’ il mio più bel periodo in carriera».
Tuffo nell’attualità: meglio Tatarusanu o Handanovic?
«Tata. Un grande portiere. Ha vissuto la Champions, è il portiere della mia nazionale e per anni la Fiorentina è a posto. Lui è appena dietro a Buffon in Italia, al terzo posto metto Handanovic».
Cosa succede a Jovetic, che lei aiutò a crescere a Firenze?
«L’ho sentito anche due settimane fa, è un grande giocatore: non credo abbia problemi particolari ma ha bisogno di una squadra che giochi per lui. E all’Inter non succede. Secondo me anche Ljajic dovrebbe giocare di più».
Che impressione le fa l’Inter di oggi?
«Negli ultimi tempi vive di alti e bassi, troppi: senza continuità non vai lontanissimo. Visto da fuori, mi pare che la Fiorentina sia una squadra più compatta, forte, anche come gruppo. Mentre, sempre giudicando da lontano, in quest’Inter il gruppo non si percepisce».
Fiorentina favorita per il terzo posto?
«Credo di sì, poi la Viola gioca in casa e il Franchi sa da dare un punto in più. Io lo so perfettamente».
Eppure, nonostante un buon calcio e un ottimo terzo posto, il tifoso viola è scontento. Perché?
«Credo perché dopo anni voglia arrivare a vincere lo scudetto, desidera che la famiglia Della Valle spenda di più per alzare l’obiettivo. Però ricordiamoci due cose: con i Della Valle arrivò la Champions secondo un percorso bellissimo, e a volte si rischia di spendere tanto ma invano, vedi Mario Gomez (acquistato per 21 milioni, ndr). Quindi succede che si rimanga scottati, e lavorare con oculatezza e programmazione è sempre consigliabile. Sono convinto che con calma e tutti insieme a Firenze arriveranno a vincere».
E’ vero che ha tentato di tornare in viola?
«L’anno scorso, sì. Montella mi disse che voleva vedermi in prova per due settimane. Gli risposi che no, grazie, Mutu in prova non esiste...».
Su Paulo Sousa, che lei sfiorò all’Inter, che idea si è fatto?
«Ha un modo di lavorare un po’ particolare ma i giocatori sono contenti».
Giocatori decisivi domani sera?
«Icardi, ma va servito bene, e dall’altra parte Borja Valero. Mi spiace che se ne sia andato Pepito Rossi, ma perché? Certo, a Firenze lo chiamavano Fenomeno, come succedeva a me, e un po’ ero geloso...». Sorride.
Lei ha avuto, in squadre diverse, anche Felipe Melo (che è squalificato) ed Eder (a Cesena).
«Eder può fare bene, Felipe è un amico, era il mio... guardaspalle a Firenze: è uno che ha bisogno di fiducia attorno».
Curiosità: esulta ancora facendo l’inchino?
(ride) «No, l’inchino era solo per Firenze».