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 2016  febbraio 13 Sabato calendario

«PLATINI AVARO, DIEGO SHOW»: I RICORDI DI GALEAZZI

Gian Piero Galeazzi è stato forse il primo bordocampista della televisione italiana. Correvano gli anni Ottanta, le pay erano di là da venire, il calcio restava monopolio della Rai e Galeazzi, per la Domenica Sportiva, impaginava servizi da angolature diverse: «Mostravo il dietro le quinte: l’arrivo dei pullman, gli spogliatoi, il campo da dentro. Interviste calde, sul tamburo, in un mondo ingessato, fin lì abituato a dibattiti paludati e alle sintesi delle partite». Oggi i bordocampisti non possono permettersi «galeazzate»: «Eh no, poveracci. I giocatori da intervistare a botta calda non li scelgono loro, glieli portano gli addetti stampa. Per non parlare delle conferenze, dove di solito si presenta gente vestita da prima comunione che si esprime per frasi prestampate». Galeazzi ha scritto un libro fresco di uscita, «L’inviato non nasce per caso», Rai-Eri Edizioni, dove racconta tante piccole grandi storie, e parla molto di Michel Platini e Diego Maradona, i due grandi protagonisti degli Juve-Napoli di trent’anni fa.
Galeazzi, lei scrive che Platini all’inizio le stava antipatico.
«Con me faceva il francese altezzoso, da juventino pensava che fossi romanista, ma io ero e sono laziale. Era l’ultimo a uscire dagli spogliatoi e per l’intervista mi obbligava ad aspettarlo a lungo. All’epoca per noi il tempo era vitale, il servizio dovevamo correre a montarlo nella più vicina sede Rai: in quelle attese mi giravano a mille...».
Ora siete amici.
«Nel 1988 seguimmo assieme l’Europeo per la Rai. Michel, come opinionista, prendeva mezzo miliardo di lire, mi pare, cifra enorme per l’epoca. Giocavamo a tennis tutti i pomeriggi e mi sfondava sul piano fisico. Scoppiò la simpatia. Michel era ed è un po’ tirato, non pagava neppure le palline, e mi portava a mangiare ai buffet dell’Uefa, gratis. Il giorno del suo 33° compleanno, in quel giugno del 1988, mi invitò a cena assieme ad altre persone in un ristorante italiano di Stoccarda. Pagò lo champagne, per il resto facemmo alla romana (a ciascuno la sua quota, ndr). Michel mi ha raccontato che da giocatore Boniperti gli proibiva di accettare soldi per gli inviti alle feste dei club dei tifosi, così lui si faceva “pagare” in vini: deve avere una cantina eccezionale».
Maradona?


«Diego era ed è un uomo di spettacolo, un personaggio universale. Il pomeriggio della festa del primo scudetto mi rubò il microfono e cominciò a intervistare i compagni. Io ebbi la freddezza di defilarmi e lasciargli il mio ruolo. Vennero fuori 16 minuti storici, che ancora impazzano su internet. Tito Stagno, allora responsabile della Domenica Sportiva, mi disse che avevo a disposizione un servizio da 7-8 minuti. Ne confezionai uno da 16. Tito era furioso: “Spero che tu possa morire nel golfo di Napoli”, urlava al telefono, ma il servizio non lo tagliò, per cui...».
La sera tutti a cena.
«Da Ciro a Mergellina, un classico. Lì Diego aveva una sala riservata. Quando andava in onda il mio pezzo alla Ds, lui correva al mio tavolo: “Galeazzi, ma che c.... hai detto?”, urlava ridendo. Altro calcio, altri rapporti. Era tutto più umano, meno surgelato».
Negli Juve-Napoli al Comunale, l’intervista «volante» all’Avvocato Agnelli era il clou.
«Era un corteo, una processione. Fondamentale non sbagliare la prima domanda. Una volta gli chiesi: “Avvocato, in Italia ci sono più juventini o più democristiani?”. Risposta: “Indagherò, ma l’argomento mi diverte e vorrei continuare la conversazione stasera a cena dall’avvocato Chiusano”. Andai, e a tavola trovai pure un giapponese, forse il presidente della Honda. Agnelli aveva nel piatto un riso in bianco, beveva acqua, e gli altri commensali si adeguavano al suo menu. Io intercettai il cameriere e gli domandai se ci fosse del vitel tonné, Agnelli sorrise. Uscii dalla villa e venni scortato dalla stradale fino alla Rai di Torino, dove ero atteso per un collegamento: mi sembrava di essere un capo di Stato. Che fenomeno, l’Avvocato».
Juve-Napoli di oggi?
«Direi Juve, ma penso che l’assenza di Chiellini tolga molto ad Allegri. Potrebbe esplodere la santabarbara del Napoli».