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 2016  febbraio 11 Giovedì calendario

FAME «A

volte siamo a tavola e mi spavento per quanto mangiano, mai visto giocatori così affamati. Le prime volte mi sorprendevo, poi ho imparato a sorridere. Se corrono così tanto, mangino quello che vogliono» (Claudio Ranieri, allenatore del Leicester, capolista della Premier League).

CASA «Non ha senso parlare di Sassuolo già appagato: chi non ha le motivazioni giuste, resti a casa. Sappiamo bene di avere l’occasione di fare qualcosa di importante, quindi…» (Francesco Acerbi, difensore del Sassuolo).

LINGUE «Quando sono partito dall’Italia nel 2009 non parlavo le lingue ed ero preoccupato. È andata bene ovunque: Inghilterra, Francia, Spagna. E ora spero che sia lo stesso anche in Germania. Col tedesco è dura ma mi sto impegnando a fondo: faremo anche questa» (Carlo Ancelotti, dalla prossima stagione allenatore del Bayern Monaco).

CINA «Ho accettato di venire a Riad per verificare il lavoro dello staff che abbiamo creato, per crescere. Non mi andava di stare fermo. Volevo confrontarmi con un calcio asiatico che è in crescita esponenziale. Visto cosa sta succedendo in Cina?» (Fabio Cannavaro, ex difensore, ora allenatore dell’Al Nassr).

A PRESCINDERE «Tengo più io a Totti che voi. Ma la carta d’identità non è più la stessa, bisogna stare attenti ai rischi che si corrono. Non c’è più Totti a prescindere, c’è un giocatore che va di pari passo con i risultati della squadra» (Luciano Spalletti, allenatore della Roma).

MODE «Non credo alle mode come quella del falso nueve. L’importante è sempre fare gol. Prendiamo Messi e Cristiano Ronaldo: sono due attaccanti contemporanei, diversi, eppure segnano sessanta gol a testa tutti gli anni. La differenza non la fa il modulo, ma lo stato di necessità, dipende da come vengono costruite le squadre» (Hernan Crespo, ex attaccante, ora allenatore del Modena).

INSEGNANTE «Da qualche tempo mi capita di osservare le mie avversarie, le giovani soprattutto. E al di là del fatto che mi possano battere, mi rendo conto degli errori che stanno commettendo. Forse, senza volerlo, sto già cambiando, sto diventando un’insegnante» (Francesca Schiavone, tennista).

SCUOLA «A un bambino di quattro anni non si possono dare consigli, ma ai suoi genitori sì: mettetelo in una scuola dove studia quattro ore al giorno e gioca a tennis per cinque. Tutti i giorni» (la ricetta di Andre Agassi per diventare in tennista professionista).