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 2016  febbraio 11 Giovedì calendario

IL PORNO DIVENTA ROSA SHOCKING

Le luci sono morbide, la musica suggestiva, l’abbigliamento (per quanto succinto) è di classe, tra abiti di seta, pizzi neri, corsetti falsamente punitivi. A un certo punto, all’interno di una trama tendenzialmente tradizionale, ecco le scene di sesso. Niente di edulcorato, ma qualcosa di diverso da quello che ci si aspetta dal solito video porno. «La mia visione si basa sul piacere femminile. I miei sono porno per donne, dove non c’è sesso senza emozione» dice Erika Lust. Svedese, oggi spagnola per amore, 39 anni e laurea in scienze politiche, la bella bionda è la regina dell’indie-porno e rimane perplessa quando la si etichetta come porno-femminista. «Semplicemente, uomini e donne hanno un approccio diverso al sesso. Nei miei film quando c’è una scena hard io mi chiedo: che relazione hanno i due che stanno facendo sesso? Che cosa succederà dopo? Nei porno per uomini è tutto più meccanico, della location o della trama non importa e si va subito al dunque».
Nei film della superpremiata Lust attori e attrici, tutti over 23, vengono pagati allo stesso modo e scelgono in autonomia le posizioni sessuali delle scene.
Erika, che ha una casa di produzione col marito Pablo, sta lavorando alla serie delle Xconfessions, ispirate alle fantasie che utenti anonimi le scrivono online. Lei è la più nota e la più «mediatica» di una pattuglia di registe che girano porno per donne, ma tutto il settore è appetibile e in ascesa (per fare un esempio, The good girl della Lust è stato scaricato più di 2 milioni di volte), internet ha cambiato la fruizione del porno, e negli Stati Uniti perfino la materna dea della televisione Oprah Winfrey si è premurata di stilare una classifica dei siti hot preferiti.
Dietro la macchina da presa si stanno cimentando anche alcune pornostar: come la sensazionale Zimra Geurts, già modella di Playboy, e Lily Cade, pornodiva lesbica, sicure infine di sapere «what women wants». La Geurts, 24 anni, ritiene che nei film hard indirizzati a un’utenza maschile ci siano troppo silicone (con seni rigorosamente immobili qualunque acrobazia tantrica si stia eseguendo), deprimente chimica tra gli interpreti e soprattutto zero realismo. Per esempio se in casa si rompe un tubo, è matematico che pochi minuti dopo la protagonista starà copulando con l’idraulico. Insomma, tutto precotto, mentre le donne vogliono identificarsi nei personaggi, anche quelli di un film a tripla X.
La Cade, che ha già all’attivo una quindicina di video da regista, brilla per pragmatismo. «Recitare nelle scene lesbo è faticosissimo, le pose vanno mantenute a lungo per inquadrarle da varie angolature e gli addominali sembrano esploderti. Poi, esistono solo ruoli da adolescente o da milf. Così ho pensato di passare alla regia».
Inoltre, rimarca come molte attrici si dedichino alle scene saffiche esclusivamente per soldi. «La maggior parte sono eterosessuali, e non c’è feeling. A me nella vita piacciono le donne, nei film che dirigo voglio che questa verità si veda».
In Italia ci sono le Ragazze del porno (Leragazzedelporno.org), un collettivo che aderisce al manifesto della svedese Mia Engberg, autrice del progetto di corti The dirty diaries project. Ne fanno parte anche la regista e scrittrice Anna Negri, figlia di Toni, e Regina Orioli, attrice per Carlo Verdone e Paolo Virzì. Alcuni principi? «Difendi il diritto di essere arrapata» e «sconce quanto ci pare». Le pornoribelli italiche, convinte che un altro porno è possibile, hanno in agenda dieci cortometraggi, non intendono usare professionisti dell’hard e si finanziano attraverso il crowdfunding, con opzioni che vanno dal party di fine film alla visita sul set.
In Gran Bretagna, curioso è l’esperimento di porno democratico delle «Four chambers», ex studentesse di arte e fotografia che per il nome si sono ispirate a un romanzo della scrittrice erotica Anaïs Nin, Les Chambres du cœur. Corpi nudi, «ça va sans dire», ma nessun cliché da maggiorate o superdotati. Tra fluidi dorati che scivolano sulla pelle e immagini arty, è soprattutto il processo creativo a essere inusuale: azioni e posizioni non si impongono mai e a montaggio avvenuto si invia il risultato agli attori, che possono cambiare o cancellare le parti che non gradiscono.
Ma che cosa cercano in rete le donne? Secondo uno studio di PornHub, il sito di contenuti per adulti più cliccato al mondo, le categorie preferite sono «lesbian porn», «sesso a tre» e «squirt», seguite da «gang bang» e «sesso selvaggio», cresciuto in breve tempo del 300 per cento, forse grazie al boom delle sfumature di grigio. In molte poi chiedono consigli, visto il successo di blog come How to make me come e di piattaforme dove ci si scambiano esperienze sessuali.
L’immaginario erotico e porno va sempre più tracimando (con ovvia «patinizzazione») anche nella carta stampata, con riviste quali Wolf, Treats, L’Imparfait, o l’italiana Fluffer. Il taglio sensuale può accontentare sia gli uomini che le donne grazie all’apporto di fashion editor famosi: tra questi George Cortina, che ha lasciato Vogue Giappone per lavorare al francese Lui, e collabora con celebri fotografi di moda come Terry Richardson e Cedric Buchet.
Significativo, poi, che nonostante la crisi il mercato dei sex toy sia in crescita: e dato che la clientela femminile si attesta sul 60 per cento, l’offerta (vorace) si è trasformata.
Chi un tempo esitava ad avventurarsi nei sexy shop classici, negozi che davano un vago senso di inquietudine, ora può gironzolare in rete: i primi siti non erano «women friendly», ma oggi esistono e-shop che puntano tutto su un pubblico di donne (come Mysecretcase.com), con vetrine graficamente accattivanti e illustrazioni sensuali, per rendere l’acquisto giocoso. Resiste anche il negozio su strada, però ha cambiato pelle divenendo concept store: Coco de mer a Londra, The pleasure chest a New York o il nuovo Lovever a Torino, creato appositamente per donne dai 25 ai 70 anni.
Il fatto che sull’industria del dildo non tramonti mai il sole lo dimostra anche l’esperienza di Alexandra Fine e Janet Lieberman, giovani imprenditrici americane che, approdate sulla piattaforma di crowdfunding Indiegogo, hanno raccolto nel 2014 mezzo milione di dollari in più dei 200 mila richiesti inizialmente. Sette mila finanziatori (in gran parte donne) da 91 Paesi del mondo hanno donato denaro per permettere di produrre Eva, un vibratore che ha la peculiarità di lasciare libere le mani durante il rapporto. Lo scopo delle due signore? Rendere il mondo un luogo sessualmente più felice.