Andrea Marcenaro, Panorama 11/2/2016, 11 febbraio 2016
MANI PULITE SENZA EROI
Trent’anni di differenza tra l’uno e l’altro, 45 contro 75. Il primo, Mattia Feltri, quando Mani pulite esplose nel 1992, compiva 21 anni e si era appena affacciato alla professione di giornalista; Luciano Violante, già magistrato a Torino, a 51 anni si trovava nel pieno della sua carriera di dirigente politico della sinistra, a lungo nel Pci, poi nel Pds, nei Ds e infine nel Partito democratico. Oggi, sui due anni che iniziarono e resero micidiale la rivoluzione giudiziaria italiana di fine 900, il giornalista ha scritto Novantatré (Marsilio) che in copertina espone una scure rivelatrice. Bel libro per generale ammissione, bellissimo secondo molti: la documentazione, divinamente scritta, appare implacabile. L’indice di Feltri viene puntato contro «quella che sembrava un’epoca di catarsi e rinascita, e si è rivelata un periodo cupo, meschino, di furore e paure, di follia collettiva, in cui una cultura politica era stata spazzata via in modo dissennato per colpa della politica stessa, e di una magistratura che si sentiva a capo di un moto rivoluzionario».
Nel libro, il giornalista giovane cita direttamente il politico navigato, lo fa per ben 11 volte. E non sono caramelle. Gli imputa responsabilità di primissimo piano per il «periodo cupo e meschino del furore e delle paure». Il politico più anziano, essendo appunto navigato assai, non se n’è adombrato. Invitato da Panorama, ha accettato senza remore di discutere con l’autore che accusava anche lui. Ci si poteva aspettare una rissa sul passato: lei ha fatto, lei ha detto, come si permette di fare il furbo. Entrambi intelligenti, la rissa non c’è stata. Presidente Violante, le aberrazioni e le porcherie civili perpetrate troppo a lungo e nemmeno esaurite dopo un quarto di secolo, come documenta questo libro, fanno temere che non se ne uscirà più. Violante La caduta del Muro di Berlino aveva asciugato l’acqua dell’intero sistema politico, governo e opposizione. Il sistema, per troppi anni, aveva vissuto della rendita del bipolarismo internazionale. Crollò tutto. È sgradevole dirlo, ma quando un mondo politico crolla, subentra il caos. Ci sono iniquità, eroismi, colpevoli riconosciuti e vittime innocenti. Ammetterà la stranezza che a raccogliere i vantaggi politici del comunismo, sconfitto dalla storia, volessero essere i comunisti italiani sconfitti anch’essi dalla storia.
Violante La storia sconfisse tutti, come dimostrarono gli avvenimenti successivi. Incidente imprevisto?
Violante La caduta del Muro costrinse a un ripensamento, anche se insufficiente, soprattutto i comunisti. Parlavo spesso con Francesco Cossiga. Mi diceva: «I miei amici democristiani pensano che quando crollerà il comunismo, i primi a cadere sarete voi. Macché, saremo noi».
Feltri D’accordo con Violante. Pensiamo al paradosso del 1993: votavamo per i sindaci e gli unici nomi sulle schede erano di ex comunisti ed ex fascisti. Curioso, no? C’erano quelli condannati dai tribunali e quelli dalla storia: ma gli unici legittimati erano i condannati dalla storia. Non andava, direi. D’altronde, proprio qualche sera fa ho incontrato Antonio Di Pietro e ci siamo sorrisi. Anni fa non sarebbe stato possibile. Così come non sarebbe stata possibile una pacata discussione con Violante. L’anelito alla pacificazione è meritevole. Tuttavia una franca chiacchierata sul passato, senza la quale non ci sarà pacificazione vera, sembra tuttora rimossa.
Feltri Stiamo cominciando a farla, oggi. Ma bisogna chiarire un punto: non si tratta più di uno scontro tra politica e magistratura. Non è mai stato così. C’è stato un tafferuglio nazionale in cui sono stati coinvolti tutti: politici, magistrati, giornalisti, imprenditori (i quali fino al giorno prima pagavano, salvo poi dire che erano obbligati e che non era un sistema) più corporazioni, cittadini della cosiddetta società civile. Ma nessuno poteva gestire il tafferuglio, salvo, un po’, la magistratura, con strumenti non sempre pregevoli.
Violante Non dimenticate che nel ’92 le stragi cambiarono l’identità della magistratura. La resero eroica, da una parte, e bruciante di protagonismo dall’altra. Diventò l’unico soggetto eroico. Riconosciuto come tale, popolare. E nel caos, vale a dire nella confusione tra poteri, prevale la forza. La magistratura, sostenuta da giornali e tv, era la più forte.
Un caos tutto sommato ordinato, si direbbe, il cui traguardo era netto: Achille Occhetto al governo come pupazzo della «Casta dei magistrati». A rompere l’ordine, piombò l’imprevisto Silvio Berlusconi.
Violante Occhetto non fu il pupazzo di nessuno. Fu lui a sostenere il «Sì» nel referendum sulla responsabilità civile dei magistrati. Berlusconi fu capo di un partito e, insieme, leader dell’antipartitismo. Un cortocircuito che scavalcò partiti e corpi intermedi. Succede tuttora con Matteo Renzi, anche se in forma diversa e moderna.
Feltri Stiamo comunque dicendo che la magistratura, eroicizzata, ha prevalso calpestando le regole. Ma la stragrande maggioranza dei protagonisti, dai magistrati ai giornalisti agli imprenditori, un ragionamento così non lo faranno mai. Uno come Gherardo Colombo, per parlare del più apparentemente aperto, non accetterebbe nemmeno di discuterne. Io ho modificato le mie opinioni, mi pare che Violante abbia modificato le sue. Molti, troppi, non sono ancora disposti a una nuova analisi.
Violante Io in un articolo scritto nel ’93 denunciavo già un eccesso di giustizialismo. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.
Violante No. Ci sono anche proposte, come è mia abitudine. Alcune sono legge.
Feltri Presidente Violante, una magistratura che vivesse ancora di protagonismo e di voglia di leadership, oggi sarebbe accettabile?
Violante No.