varie, 9 febbraio 2016
Affitti che non lo erano– Sono 574 gli immobili del Campidoglio che si trovano soltanto nella zona del centro storico e di San Pietro finiti nel mirino del commissario straordinario Francesco Paolo Tronca perché affittati da anni a prezzi decisamente fuori mercato: meno di un euro al giorno per un appartamento con vista sul Colosseo o sui Fori Imperiali, pochi centesimi – per un totale di 10,29 euro al mese – per una casa a Borgo Pio, a ridosso di San Pietro
Affitti che non lo erano– Sono 574 gli immobili del Campidoglio che si trovano soltanto nella zona del centro storico e di San Pietro finiti nel mirino del commissario straordinario Francesco Paolo Tronca perché affittati da anni a prezzi decisamente fuori mercato: meno di un euro al giorno per un appartamento con vista sul Colosseo o sui Fori Imperiali, pochi centesimi – per un totale di 10,29 euro al mese – per una casa a Borgo Pio, a ridosso di San Pietro. Adesso è caccia ai dirigenti comunali che in tutto questo tempo non hanno mai aggiornato i canoni. Il listino è impressionante, se si pensa a un affitto medio nella capitale (più di 1.600 euro al mese, che arrivano a 2.200 in centro): alloggio a corso Vittorio a 24,41 euro, vista Fori a 23,26, in via del Colosseo a 25,64, in via dei Coronari a 7,32 euro. Ma le situazioni sospette sarebbero migliaia, in tutta Roma, e le «verifiche puntuali» – come le ha definite il Campidoglio – sono appena scattate [1]. Per Tronca la perdita è di circa 100 milioni all’anno, ma «forse, una volta terminato questo lavoro su tutto il patrimonio del comune, arriveremo a proiezioni ben superiori» [2]. Dei 574 privilegiati, 8 su 10 non hanno alcun contratto ma pagano al comune una «indennità di occupazione» (Ernesto Menicucci, Corriere della Sera 4/2). In diversi casi sono già partite le lettere di sfratto esecutivo [3]. Giuseppina Tozzi, 77 anni, vedova, abita a Borgo Pio, dietro piazza San Pietro e paga 8 euro al mese per un monolocale da 27 metri quadri: «Non me lo possono aumentare, ho la pensione minima» [4]. In corso Vittorio Emanuele 340 vive la signora Marcella, 82 anni, pensionata disabile, ex casalinga. Centodieci metri, tre stanze: 100 euro la pigione. «La casa me la consegnò nel 1980 l’ex sindaco Petroselli, dopo il crollo di Tor di Nona. C’erano i giornalisti, mi sono commossa. In questo palazzo siamo gli unici regolari. C’è gente che non paga e rischia lo sfratto. Chi è rimasto in casa dei genitori a 8 euro al mese. C’è una vigilessa, non è mai a casa. Ci avevano offerto di tornare a Tor di Nona alla fine dei lavori, ma stiamo bene qui. È un bell’appartamento e abbiamo speso tanto per risistemarlo» [5]. In via del Colosseo 62, stanno sotto lo stesso tetto case vendute a un milione e 700mila euro (terzo piano) e affitti da 18 euro al mese. L’appartamento migliore il comune di Roma lo aveva affidato – a canoni scontati – a un uomo che amava definirsi della Banda della Magliana. Divideva la casa con il figlio, che a sua volta vantava il mestiere di rapinatore (trovando conferme ufficiali al vanto). I corridoi erano murales di Totti dipinti a mano. Padre e figlio improvvisamente lasciarono casa [6]. Sempre in via del Colosseo 62, una piccola chiesa subito dopo l’ingresso, è stata trasformata e a lungo abitata da una signora che si è guadagnata da vivere facendovi marchette, anche in età avanzata [6]. Benito Scarpetti, 80 anni, ex dipendente del mattatoio di Testaccio, vive in un appartamento di 108 metri quadrati in via del Colosseo 66. Paga al comune un affitto di 97 euro, più 44 di oneri (108 metri dietro l’Anfiteatro Flavio, sul mercato, sono in affitto a 2.000 euro al mese). «Questa casa è stata donata alla mia famiglia da Mussolini. Mio padre era un antifascista, spesso in galera. Il Duce venne qui e disse a mia madre di prendere lo stabile per lei e i suoi dieci figli e di chiamarne almeno uno con il suo nome, Benito. Ha scelto me. Io da qui non me ne vado. Ho diritto a comprare l’appartamento e lasciarlo ai figli». Il comune offrì a Scarpetti una casa in zona Castel Sant’Angelo, si oppose: «Il portone? Chi l’ha fatto secondo lei? E il pavimento? Tutto io. [...] Mia madre pagava 6 lire, a lungo io 40 euro, come mia sorella alla Magliana. Aggiornare il canone? Per carità. Pensate agli altri, qui dentro. L’appartamento nel cortile era dei miei suoceri e quando sono tornato dagli Stati Uniti, quindici anni fa, l’ho trovato occupato. Il bed&breakfast a piano terra versa al comune 370 euro al mese e poi incassa quello che vuole» [5]. L’inquilino Benito Scarpetti è in arretrato di quasi 4 anni per un totale di 3.702 euro [4]. Antonio Scavelli, 59 anni, trasporta colli a chiamata con il suo furgone express. Guadagna 800 euro al mese, dice, e per 60 metri quadrati in via di Porta Castello 6 versa al comune 160 euro più le spese: « E che, nel centro di Roma ci devono stare solo i ricchi? No, ai tempi di “buonasera conte” non ci voglio tornare» [5]. Nel 2013 il comune di Roma ha incassato 27,1 milioni di euro per le pigioni dei suoi 43.053 immobili affittati a privati. Spendendo al contempo, per gestire il suo sterminato patrimonio, 138,9 milioni. Per ogni appartamento incassava mediamente 52 euro e 46 centesimi al mese e ne spendeva quasi 269 fra manutenzioni, aggio della ditta privata che gestiva gli immobili e altro ancora. Con una perdita secca di 111,8 milioni. Non solo: per le 4.801 abitazioni che invece il comune affittava dai privati per far fronte all’emergenza abitativa (non bastavano più le 43 mila case di proprietà) si tiravano fuori 21,3 milioni: mediamente 370 euro al mese per ognuna di esse, sette volte quello che incassava per i propri alloggi [7]. La storica sezione del fu Msi di Colle Oppio, a ridosso del Colosseo, oggi frequentata dai giovani vicini a Fratelli d’Italia, è di proprietà del comune. La sede esiste dal 1947 e anche i canoni di locazione sono rimasti a 70 anni fa: 154,92 euro all’anno [8]. In via dei Giubbonari, alle spalle di Campo de’ Fiori, c’è la storica sezione del Pci, poi Pds, poi Ds e infine Pd. Anche questa in un immobile di proprietà del comune. Qui il problema non è il canone d’affitto stracciato: per stare lì, infatti, i dem dovrebbero pagare (dati ufficiali alla mano) 14.910,48 euro l’anno. Ma il Pd, è da tempo moroso e deve al Campidoglio 170 mila euro [8]. L’ufficio culturale dell’ambasciata araba d’Egitto si trova nel parco di Colle Oppio, quello che porta dritti dritti al Colosseo. Questa villetta di tre piani, con giardino, paga d’affitto al Campidoglio 4 euro al mese (51 all’anno). Gli inglesi per un locale in via XX Settembre, a pochi passi dall’ingresso della loro sede, sborsano 402 euro all’anno. I francesi nella stessa via tirano fuori meno di 400 euro al mese [9]. All’Esquilino la Cisl Roma e Lazio occupa secondo, terzo, quarto, quinto piano e attico di in un palazzo di via Ferruccio a 3mila euro al mese. Nel IV municipio, in piazza Balsamo Crivelli, c’è la sede dei pensionati della Cgil: 202 euro al mese. Va peggio ai cigiellini del IX municipio: 314. Trattamento di favore anche per i pensionati della Cisl di San Giovanni Appio Tuscolano: 291 [9]. Le aziende sanitarie locali (Asl) gli affitti proprio non li pagano: il debito complessivo per l’uso delle sedi del comune ammonta adesso a dodici milioni di euro [10]. (a cura di Roberta Mercuri) Note: [1] Rinaldo Frignani, Corriere della Sera, 2/2; [2] ilfattoquotidiano.it 3/2; [3] Laura Serloni e Giovanna Vitale, la Repubblica 3/2; [4] Grazia Longo, La Stampa 2/2; [5] Lorenzo D’Albergo e Corrado Zunino, la Repubblica 3/2; [6] Corrado Zunino, la Repubblica 5/2; [7] Sergio Rizzo, Corriere della Sera 2/2; [8] Ernesto Menicucci, Corriere della Sera 4/2; [9] Simone Canettieri, Il Messaggero 5/2; [10] Alessandro Capponi, Corriere della Sera 6/2.