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 2016  febbraio 08 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - ALTRI CROLLI IN BORSA


REPUBBLICA.IT
MILANO - I listini europei falliscono il rimbalzo e il rosso si spande sul Vecchio continente, che prosegue l’andamento dell’ultima settimana di passione e brucia 309 miliardi in una sola giornata. Milano illude gli investitori con una partenza in rialzo, ma ben presto gira in negativo e peggiora fino a chiudere al -4,69%. Le banche - inizialmente trainanti - sprofondano e portano il Ftse Mib sotto 17mila punti, ai livelli di luglio 2013: una decina di titoli del listino principale vengono sospesi tra copiosi ordini di vendita. Ampliano i ribassi anche le altre Borse Ue: Londra chiude a -2,71%, Francoforte a -3,3% e Parigi a-3,2%. Giornata da dimenticare per la Borsa di Atene, che chiude in calo del 7,8%. L’indice Eurstoxx 600, rappresentativo dell’andamento dei mercati del Vecchio continente, retrocede ai minimi degli ultimi quindici mesi. Le cose non vanno meglio con l’operatività di Wall Street, che anzi contribuisce ad aumentare le vendite: alla chiusura dei mercati europei il Dow Jones perde il 2,2% come lo S&P500, mentre il Nasdaq arretra del 2,8%. Da inizio anno, la Borsa americana ha perso oltre 2 mila miliardi di dollari di capitalizzazione: il peggior avvio dal 2008.

In Grecia, intanto, il governo Tsipras è stretto nella morsa dei creditori, che chiedono l’approvazione della riforma delle pensioni, e della popolazione, che ha scioperato compatta contro i tagli. Ma la risalita della tensione sulla periferia dell’Eurozona si vede anche sul fronte del debito pubblico: lo spread, il differenziale di rendimento tra Btp e Bund tedeschi, si allarga di una ventina di punti base sopra 145 punti, ai massimi dalla scorsa estate. Il rendimento dei decennali torna sui massimi da novembre all’1,69% sul mercato secondario, ma gli spread di Portogallo e Grecia si allargano ancora di più. I capitali virano verso il Bund tedesco (sinonimo di sicurezza in tempi incerti), portando il rendimento ai minimi da aprile allo 0,22%. L’euro chiude in rialzo ma sotto 1,12 dollari.
La moneta europea passa di mano a 1,1174 dollari sulla scia dei dati sul mercato del lavoro Usa di venerdì scorso, che hanno frenato l’indebolimento del biglietto verde. Contro lo yen, la valuta unica si porta a quota 129. Tra le singole azioni di Milano si mette in luce Engineering, sulla quale scatta l’Opa da parte dei fondi Nb Renaissance e Apax 8 a 66 euro per azione; male invece Fca, sul fondo del Ftse Mib insieme a Saipem e alle Popolari.
Le Borse affondano, lo spread sale sopra 145 punti

La risalita dello spread: dopo un semestre di cali, complici le azioni della Bce, la nuova impennata sui livelli dell’estate, quando dominava la tensione per il crollo dei mercati cinesi
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Illusorio anche il recupero dei prezzi del petrolio. Il barile di Wti, che aveva superato la soglia di 31 dollari, torna in flessione e alla chiusura dei mercati Ue tratta in area 30 dollari; debole anche il Brent, che scende sotto 34 dollari. D’altra parte, secondo i maggiori trader indipendenti del mercato energetico, quelli di Vitol Group sentiti da Bloomberg, durante la prossima decina d’anni ci aspettano prezzi bassi del petrolio, con una banda d’oscillazione che porterà la media intorno ai 50 dollari al barile.

Con i mercati cinesi chiusi per le festività del Capodanno, i mercati si interrogano ancora sui dati del mercato del lavoro Usa, quanto mai contrastanti. E’ vero che i nuovi posti creati hanno deluso le attese, fermandosi a 151mila unità a gennaio, ma la disoccupazione è scesa sotto il 5% e i salari hanno mostrato una crescita sensibile nel raffronto annuo: gli operatori sono tornati a dar credito a un rialzo dei tassi da parte della Fed, messo in dubbio vista la debolezza del quadro economico e finanziario globale. Ora i future sui Fed Funds mostrano il 45% di chance di aumento del costo del denaro a dicembre, dal 38% precedente. "Senza le indicazioni della Cina, non ci sono fattori in base ai quali muoversi", spiega lo strategist di Nomura, Masaaki Yamaguchi, all’agenzia Usa. I mercati guardano ora all’audizione del presidente della Fed, Janet Yellen, mercoledì al Congresso Usa.

L’agenda macroeconomica di giornata si concentra sulla produzione industriale in Spagna dove il dato indica una discesa dello 0,2% a dicembre sul mese precedente e una risalita del 3,7% su anno. Per l’intero 2015 il dato è stato di una crescita del 3,2%. La fiducia degli investitori nell’Eurozona è scesa a 6 punti a febbraio dal 9,6 di gennaio, secondo l’indice sentix. Le attese degli economisti erano per un livello di 7,6 punti. "In particolare pesa il clima in Germania e Stati Uniti", osserva Sentix, aggiungendo che "l’economia globale è in uno stato di grande fragilità al momento" (gli appuntamenti della settimana).

In mattinata, dal Giappone è arrivato un boom del surplus delle partite correnti del 2015, generato dal calo dei prezzi energetici: si tratta del primo aumento del surplus in 5 anni, per un valore pari a 16.641 miliardi di yen (126 miliardi di euro), in seguito alla flessione delle importazioni del 10,3%, e l’incremento dell’export, per un valore di 75.100 miliardi di yen (570 miliardi di euro). Il bilancio del Sol Levante si è legato ai prezzi petroliferi dal disastro di Fukushima, nel marzo 2011, con il conseguente stop alle centrali nucleari. Grazie alla repentina flessione dei prezzi del barile, quasi dimezzati nel corso del 2015, i costi per le importazioni di greggio hanno segnato un calo del 41%. A favorire il anche il deprezzamento dello yen nel comparto turismo, che ha spinto il numero di turisti a quota 19,7 milioni, un incremento di quasi il 50% rispetto all’anno precedente.

La Borsa di Tokyo ha chiuso in netto rialzo: il Nikkei ha registrato un incremento dell’ 1.10%, pari a 184,71 punti, ed è finito a quota 17,004.30. La maggior parte degli altri listini asiatici è rimasta chiusa per il nuovo anno lunare, ma nel fine settimana è emerso che le riserve in valuta estera della Cina si sono ancora assottigliate ai minimi dal 2012, per far fronte alle instabilità del cambio e dei mercati finanziari. Dopo il calo sui mercati asiatici, l’oro torna nel mirino degli investitori come bene rifugio: il metallo giallo spot sale di due punti percentuali, alla chiusura dei mercati Ue, a un passo da 2.000 dollari l’oncia.

HUFFINGTON POST
Giornata nera per tutte le borse europee. A Piazza Affari l’indice Ftse Mib segna un -4,69% a quota 16.441 punti, mentre l’Ftse Italia All Share cede il 4,72% a 17.924 punti. In ribasso anche l’Ftse Star, che lascia sul terreno il 4,98% a quota 21.008 punti. Milano, la peggiore in Europa, sconta il nuovo ribasso delle quotazioni del greggio, ma anche i rinnovati timori per una Grexit. Intanto lo spread fra Btp e Bund tedeschi chiude in rialzo a quota 145 punti, con il rendimento del decennale all’1,69%. Fra i titoli del listino milanese, fra i segni più sul segmento Star Landi Renzo che guadagna 13 punti, seguito da Engineering, Mutuionline e Txt. Fra i segni meno, invece, in rosso Saipem Axa che cede 25 punti, ma in calo anche Banca Mps, Bper, Ubi Banca e Poste Italiane. Anche le altre principali Borse europee archiviano la seduta con segni negativi, sulla scia dell’apertura con il segno rosso a Wall Street. Fra le piazze finanziarie, Parigi registra un -3,20%, Francoforte cede il 3,30% mentre Londra arretra del 2,71%.

Ma è stata la Borsa di Atene a vivere una seduta da incubo. L’indice generale della piazza ellenica ha chiuso a -7,9% dopo che nel corso della seduta le perdite erano arrivate a superare ampiamente l’8 per cento, con una pioggia di vendite sui maggiori titoli bancari. Alpha bank, banca del Pireo, banca nazionale di Grecia e Eurobank hanno accusato tutte scivoloni superiori al 20 o al 25 per cento, mediamente i titoli bancario hanno accusato un meno 23,4 per cento.

Un tonfo dovuto alle incertezze per la tenuta del governo guidato da Alexis Tsipras al centro delle proteste e delle manifestazioni di piazza per la riforma delle pensioni. La riforma annunciata a gennaio da Tsipras prevede la riduzione a 2300 euro dell’ammontare mensile massimo (da 2700) e una minima di 384 euro. Le misure fanno parte del piano richiesto dalla Troika (Ue, Fmi e Bce) in cambio del nuovo piano di aiuti da 86 miliardi di euro negoziato a luglio.

Londra perde il 2,71%, Francoforte scende del 3,30%, a 8.979,36 punti, sotto quota 9 mila per la prima volta dall’ottobre 2014, e Parigi arretra del 3,20% a 4.066,31 punti. L’indice paneuropeo Stoxx 600 scende ai minimi da 15 mesi.

Oltreoceano, anche Wall Street accresce le sue perdite per il timore di un rallentamento generalizzato dell’economia a livello globale. Anche le borse europee sono in rosso. Il Dow Jones scende del 2,04%, lo S&P cede il 2,08% e il Nasdaq arretra del 2,51%. L’indice Stoxx 600, che fotografa l’andamento dei principali titoli quotati sui listini del Vecchio continente, ha ceduto il 3,5% finale, un calo che equivale a 309 miliardi di euro di capitalizzazione bruciati in una sola seduta.