Mattia Feltri, L’anno del terrore di Mani Pulite, Marsilio, Venezia, pagg. 316, € 17,50, 7 febbraio 2016
LIBRO IN GOCCE NUMERO 76
(L’anno del terrore di Mani Pulite)
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CORREVANO GLI ANNI DI MANI PULITE –
Ansa. Martedì 15 dicembre 1992, ore 13,04. L’Ansa ha battuto un’agenzia. Titolo: Tangenti a Milano: informazione di garanzia a Bettino Craxi. Le accuse sono: concorso in corruzione, ricettazione e violazione della legge sul finanziamento pubblico dei partiti.
Notte. La notte prima, è l’una, «un ufficiale dei carabinieri parte da via Moscova. È diretto a Roma. Ha in tasca una busta ingombrante. In diciotto pagine Antonio Di Pietro e i suoi colleghi contestano al segretario del Psi quarantuno episodi di malaffare, calcolano trentasei miliardi di bustarelle» (Michele Brambilla e Goffredo Buccini sul «Corriere della Sera» del 16 dicembre 1992).
Craxi. «Considero questa della Procura un’iniziativa del tutto infondata che si trasforma in una vera e propria aggressione contro la mia persona secondo finalità che possono essere politiche ma non certo di giustizia» (Bettino Craxi, alle tre di quel pomeriggio, e poi numerose altre volte nei giorni futuri).
Cittadini. «Non sono i giudici che stanno processando questi partiti: sono i cittadini» (Mario Segni, 19 dicembre 1992)
Regime. «Ogni giorno esplodono notizie sensazionali: terremoto elettorale, avvisi di garanzia, crepuscolo degli dei. Viviamo giornate elettrizzanti, senza dubbio. […] Il regime che fino a questi giorni ha governato l’Italia è corrotto, è inefficiente, è culturalmente e moralmente inaccettabile. È bene che cada e prima cade meglio è. È vero che non sappiamo che cosa verrà dopo; ma a un trapasso di regime il dopo non si conosce mai fino a quando non si sia sgomberato il terreno. Se attendessimo di conoscere l’assetto futuro della vita politica italiana prima di cancellare quello presente, non lo cancelleremo mai» (Piero Ottone, «la Repubblica», 19 dicembre 1992).
Rancio. «Voglio vedere Craxi consumare il rancio nelle patrie galere» (Francesco Rutelli, 2 dicembre 1993).
Funerali. «Da palazzo Chigi si fa sapere che si è pronti ai funerali di Stato» (agenzia Ansa, 19 gennaio 2000, in occasione della morte di Craxi. Il premier è Massimo D’Alema. Angius è «favorevole»).
Slogan. La vicenda di La Malfa, che il 25 febbraio del 1993 si dimise da segretario del Pri perché accusato di un finanziamento illecito al partito. Poco prima aveva lanciato il partito degli onesti. Dieci anni dopo dirà che fu un errore imperdonabile. «Ci serviva uno slogan e ci rivolgemmo a una società che ne coniasse uno. Non lo rifarei più. Era una frase antipatica, sbagliata. Usare quello slogan ci distrusse. Ma del resto era tutto scritto. Chi doveva essere abbattuto, venne abbattuto. Gli altri salvi».
Berlusconi. Lunedì 15 novembre 1993. «Sette», il magazine del «Corriere della Sera», diffonde i risultati di un sondaggio commissionato alla Sgw. Il sondaggio dice che «se Silvio Berlusconi fondasse un partito avrebbe il tredici per cento dei voti». Ha anche specificato, il sondaggio, che il partito ancora non c’è e che Berlusconi ripete di non volerlo fondare. Il 23 novembre Berlusconi dichiara a «La Stampa»: «Sono pronto a scendere in campo qualora il polo moderato abdichi al proprio ruolo di governo, preferendo dividersi anziché unirsi contro il rassemblement della sinistra».
Ascolti. «Record d’ascolto per Rai3 ieri sera con Un giorno in Pretura dedicato al processo Armanini con Antonio Di Pietro […] Il programma ha avuto 7 milioni 760mila spettatori con picchi superiori agli 8 milioni, l’ascolto più alto mai registrato dalla rete» (agenzia Ansa, 20 febbraio 1993).
Io. «Il 25 novembre 1994, Di Pietro mi disse: “Ci vado io al dibattimento, io quello”, cioè Silvio Berlusconi, cioè il presidente del Consiglio in carica “lo sfascio…” (Francesco Saverio Borrelli, deponendo davanti al tribunale di Brescia, il 25 novembre 1996)
1994. Titolo di prima pagina del Corriere della Sera, 22 novembre 1994: «Milano, Berlusconi indagato».
Giorgio Dell’Arti, Domenicale – Il Sole 24 Ore 7/2/2016