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 2015  febbraio 06 Venerdì calendario

Se lascia Angela, è pronta Sahra– In Germania, le donne in politica non hanno bisogno di quote rosa per mettere in difficoltà i maschi

Se lascia Angela, è pronta Sahra– In Germania, le donne in politica non hanno bisogno di quote rosa per mettere in difficoltà i maschi. Angela Merkel governa il paese da oltre dieci anni e, se a causa degli ultimi problemi, l’invasione di disperati che lei ha accolto a braccia aperte, dovesse gettare la spugna, secondo i sondaggi i tedeschi preferirebbero, nel caso, ancora una signora al timone. E a capo della Linke, partito dell’estrema sinistra, troviamo ancora una donna, la bella e combattiva Sahra Wagenknecht. Sarà anche merito suo se la Linke, alle elezioni del settembre 2013, con l’8,6 dei voti, e 64 seggi al Bundestag, si è piazzata al terzo posto, dietro la Cdu/Csu e l’Spd, ma prima dei verdi, mentre i liberali non sono riusciti neanche a superare il cinque per cento, il minimo necessario per entrare in parlamento. Quando si parla dei partiti tedeschi bisogna stare attenti ai paralleli con i nostri. Piaccia o no, se la Merkel fosse una deputata italiana, siederebbe alla sinistra di Renzi. I suoi cristianodemocratici saranno conservatori ma niente affatto reazionari, e neanche i cristianosociali bavaresi da sempre all’ala destra. Berlusconi continua a definirsi un liberale, ma l’Fdp non ha mai voluto avere il minimo rapporto con Forza Italia. In quanto al Pd sarebbe più simile all’Spd socialdemocratica che a un partito postcomunista. I veri eredi della sinistra dura e pura sono quelli della Linke, ma tra le loro file i nostalgici sono ben diversi dai nostri eredi del Pci. Sahra, nata nell’ex Ddr nel luglio del 1969, l’anno in cui Willy Brandt divenne cancelliere, ha suscitato sorpresa e anche dure critiche, con dichiarazioni che non ci si aspetterebbe da una «rossa»: i Flüchtilinge, i fuggiaschi come qui vengono definiti i nostri migranti, lei li butterebbe subito fuori se non rispettano le regole. Nessuna concessione buonista all’italiana. È contraria all’euro, come Salvini, e magari questo è meno sorprendente. Rosa o rossa, la sinistra tedesca ha guardato all’Europa sempre con diffidenza. I nostri si illudono se credono che un cancelliere socialdemocratico sarebbe diverso da Angela. «La situazione dei profughi sfugge di mano al governo», denuncia. Quasi le stesse parole di Christian Lindner, il capo dei liberali. E, ultimamente, Sahra ha osato elogiare Ludwig Erhard, il padre conservatore del primo boom tedesco nell’immediato dopoguerra. Quasi impossibile trovare un politico che gli assomigli da noi. Per paradosso, quale comunista avrebbe in pubblico lodato Valletta, il patron della Fiat nei vecchi tempi andati? Wagenknecht sa quel che dice, lei ha studiato economia, e ripete che le regole dello sviluppo sono identiche per tutti, bisogna conoscerle per prevalere. Se si vuol giocare con altre regole, bisogna cambiarle con una rivoluzione. Molti compagni della Linke si sono sdegnati e l’hanno attaccata. Ma le provocazioni di Sahra sono sempre ponderate e mirate. Dopo alcuni anni di convivenza, nel 2014 ha sposato Oskar Lafontaine, di 26 anni più anziano, il leader storico dell’Spd, che uscì dal partito a causa del tradimento di Gerhardt Schröder che, una volta cancelliere, smentì il suo programma elettorale e cominciò a tagliare lo stato sociale. «Per me il cuore batte a sinistra», proclamò Oskar il rosso, suo antico soprannome. Il suo cuore batte anche per Sahra, che più di sovente segue la ragione più che la passione. «Ho lodato Erhard?», chiede dura, «ma il suo motto era: più benessere per tutti. E queste sono parole di sinistra». Niente tabù, niente buonismo, il coraggio di dire quel che pensa, e con lei Die Linke non arriverá mai al potere, ma non scomparirà dalla scena politica. E quando al Bundestag, Sahra comincia a parlare, Angela la segue con attenzione. E fino a quando la sua Linke porterà via voti all’Spd, sarà difficile che un socialdemocratico possa tornare a guidar il paese. Sono i paradossi del sistema elettorale tedesco