Loretta Napoleoni, il venerdì 29/1/2016, 29 gennaio 2016
VIZI E VIRTÙ DELLE CITTÀ-STATO NEL XXI SECOLO
Le metropoli del villaggio globale ormai hanno un’economia e una popolazione grandi quanto alcuni Stati. Secondo l’Ocse, l’attività economica delle metropoli rappresenta una percentuale sproporzionatamente alta dell’economia delle varie nazioni. In Francia e in Giappone, per esempio, nella prima decade del 2000, il 70 per cento della crescita del Pil nazionale proveniva dalle zone urbane.
Il processo di urbanizzazione continua a crescere, specialmente nelle economie emergenti, e con esso cresce la popolazione delle metropoli. Città del Messico, Nuova Delhi, Shanghai e Tokyo hanno una popolazione che supera i 20 milioni di abitanti, ben maggiore di alcune nazioni europee.
Il sistema dei trasporti, la sanità, la scuola, l’occupazione, le migrazioni verso le grandi metropoli presentano a livello urbano problemi analoghi a quelli nazionali. Tuttavia, a detta di un rapporto prodotto dall’Ocse sui trend globali, le città hanno la possibilità di condividere esperienze che gli Stati non posseggono. E questo è decisamente un vantaggio nel XXI secolo. Un tempo esisteva solo una metro, quella di Londra costruita nel 1860, oggi nei paesi dell’Ocse ce ne sono più di 100 e fanno parte del tessuto urbano delle città. Discorso analogo vale per i nuovi mezzi di trasporto, per esempio il sistema di biciclette pubbliche, nato a Copenaghen nel 1995 e ormai replicato in più di 600 città nel mondo. Date queste premesse, l’Ocse si domanda se nel XXI secolo il modello di governance urbano sia più adatto di quello dello Stato nazione. Il problema, naturalmente è l’approvvigionamento, dall’acqua al cibo, che le metropoli non producono. Per sopravvivere le città-Stato del XXI secolo dovranno trovare il modo di allearsi con la campagna.