Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  gennaio 30 Sabato calendario

MEMORIE DI UN INVIATO DAVVERO SPECIALE

Per i suoi settant’anni Galeazzi si regala una biografia piena di aneddoti, curiosità, un’abbuffata di ricordi, che l’inviato sportivo forse più speciale degli ultimi decenni serve ai tanti che non l’hanno dimenticato, anche dopo che è andato in pensione. Come in quelle incursioni celeberrime che lo hanno reso famoso grazie all’invenzione del commento a caldo, ovvero strappato ai protagonisti – soprattutto del calcio – inseguiti prima, a metà e alla fine delle loro performance sportive, anche nel libro Gian Piero mostra quello stesso entusiasmo e quella freschezza che gli hanno permesso di farsi amare dal pubblico.
Magari non è diventato direttore di testata ma il suo vocione e la sua stazza di sicuro li ha messi dentro la storia dello sport italiano. E pensare che avrebbe potuto fare il commercialista o l’impiegato in banca, invece il caso volle che lui, nato in via del Babuino a Roma, iniziasse a collaborare con Radio Rai la cui sede si trovava proprio a pochi civici di distanza. Un predestinato, insomma, anche per il fatto, ad esempio, che il padre lo aveva accompagnato all’inaugurazione dello Stadio Olimpico dove vide anche il velocista Livio Berruti.
“Bisteccone”, un soprannome che non si è inventata Mara Venier bensì Gilberto Evangelisti, è legatissimo alla Spagna sia per la cucina di marisco sia per la vittoria del Mondiale ’82 di cui racconta, quando fu ospite e compagno di tennis di Giacinto Facchetti nella suite di un hotel di Barcellona, l’arrivo in moto di Claudio Villa invitato a cantare l’inno della manifestazione iridata. E confessa di avere preparato un servizio osé sugli azzurri mai andato in onda: cronometrò quanto tempo ognuno dei ragazzi di Bearzot trascorse con la relativa compagna nella stanza d’albergo durante le ore libere, con Altobelli il più… svelto in un’ora e un quarto di intimità e Selvaggi, anche perché riserva, che si fermò addirittura tre ore. Indimenticabile per lui che aveva un punto di vista privilegiato – sedeva sulla valigetta di un fotografo tedesco dietro la porta dell’Italia – il colpo di testa di Oscar parato da Zoff sulla linea nel 3-2 col Brasile.
Le parti del libro sono intervallate dalle frasi celebri che l’autore ha udito o ha pronunciato, senza la benché minima “vergogna” nel citare i propri strafalcioni linguistici e nel negare le difficoltà a parlare francese o inglese. Tra le più belle di sicuro una telefonata del collega Beppe Viola che sostiene che «a Milano ci sia così caldo che in Piazza Duomo crescono i mandarini». Galeazzi ha incontrato e mangiato praticamente con tutti i più grandi protagonisti del nostro calcio: insieme a Maradona andava da Ciro a Mergellina; con Platini – che all’inizio gli stava antipatico perché snob e sempre ultimo a uscire dagli spogliatoi del Comunale – ha giocato in attacco nella nazionale dei giornalisti; Pruzzo è stato il più generoso ma voleva sempre scegliere lo stesso vino. L’Avvocato Agnelli gli ha fatto bere Evian ma dai bicchieri di cristallo. Gian Piero ricorda anche gli scudetti degli azzurri di Ferlaino, il microfono allungato a Diego che lo sostituisce nelle interviste, i gavettoni allo champagne.
Ci sono gli anni del tennis trascorsi nella “buca” del Foro Italico, Domenica In con Mara Venier che lo convince mentre fa il tour con lei e Arbore nei jazz club di New York, l’amicizia con NicolaPietrangeli e Adriano Panatta. Il suo vero amore sportivo, ovvero quel canottaggio che ha anche praticato, lo lascia in fondo, come un dolce da gustare alla fine di questo pantagruelico menù, come se adesso che è libero da impegni volesse tornare a pagaiare sul suo vecchio sandalino nelle acque piene di pesci del Tevere.