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 2016  febbraio 02 Martedì calendario

DELITTI USCITI SUL FOGLIO DEI FOGLI DEL 1 FEBBRAIO 2016


Maurizio David, 60 anni. Romano, separato, in causa con l’ex moglie che l’aveva denunciato per stalking, una figlia parrucchiera che per un po’ aveva abitato con lui ma poi se n’era andata, gioviale ma quasi sempre ubriaco, tirava avanti con la pensione d’invalidità ed era solito chiedere soldi a tutti quelli che conosceva. Nel suo appartamento alla Garbatella ospitava spesso un conoscente di quarant’anni che l’altra sera lo riempì di calci e pugni, lo colpì più volte in tutto il corpo con un taglierino e quando lo vide cadavere sul pavimento in una pozza di sangue se ne andò via. Quindi cercò un carabiniere che conosceva e gli raccontò che l’aveva ammazzato perché faceva la corte alla sua fidanzata.
Dopo le 21 di mercoledì 27 gennaio in un appartamento al settimo piano in via Caffaro 24, quartiere Garbatella, Roma.

Irma Denicolò, 87 anni. Di San Lorenzo di Sebato, in Val Pusteria, viveva col figlio Cleto Tolpeit, 45 anni, imbianchino appassionato di pittura (ogni tanto esponeva i suoi quadri), afflitto in passato da problemi psichici ma ormai, a detta dei compaesani «tranquillo seppur stravagante». Il Tolpeit, vegetariano, l’altro giorno trovò in frigo un pezzo di carne e prese a urlare alla madre che con quella bestia morta aveva contaminato tutta casa. Tra i due scoppiò una lite e lui d’un tratto, afferrato un coltello da cucina, le infilò più volte la lama nel torace, nel collo e nel volto. Quindi chiamò i carabinieri ai quali, mentre lo arrestavano, disse: «L’ho liberata».
Pomeriggio di domenica 24 gennaio nella cucina di una villetta a San Lorenzo di Sebato, in Val Pusteria.

Annalisa Giordanelli, 53 anni. Medico di base a Cetraro, provincia di Cosenza, sposata con Massimo Aita, geologo al Comune, due figli maschi, uno all’università, l’altro studente alle medie. Riservata, di ottima famiglia, dopo aver frequentato il liceo classico in un istituto religioso dov’era sempre risultata la prima della classe in tutte le materie, si era iscritta a Medicina, seguendo le orme del padre. Più grande di quattro sorelle, era sempre stata molto protettiva nei loro confronti, soprattutto con la più piccola, Serena, fin da quando si era innamorata di Paolo Di Profio, oggi 46 anni, infermiere, carattere violento, un passato fatto di denunce per uso di sostanze stupefacenti, solitario, considerato da tutti un po’ strano anche per l’abitudine di fare il bagno al mare d’inverno. Serena, nonostante i consigli di Annalisa, aveva comunque sposato quell’uomo. Dopo la nascita di due figlie, però, il matrimonio si era del tutto deteriorato e stavolta, ascoltando i consigli della sorella, Serena si era decisa a chiedere la separazione legale e poi si era stabilita a casa della dottoressa. Di Profio, che non accettava l’addio, s’era convinto che della fine del matrimonio avesse colpa la cognata: per giorni la pedinò e fotografò, anche dal balcone di casa, mentre quella faceva la sua solita passeggiata pomeridiana. L’altro pomeriggio la seguì a distanza con l’auto e quando quella si trovò su una piccola strada che porta a una chiesetta scese dalla macchina imbracciando un piede di porco. La sorprese alle spalle e provò a darglielo in testa, la donna tentò di difendersi lottando un po’, poi cercò di scappare ma si prese un colpo fatale alla nuca.
Intorno alle 15 e 30 di mercoledì 27 gennaio a Cetraro, provincia di Cosenza.

Giorgio Saillant, 57 anni. Comandante dei vigili del fuoco a Ragusa, sposato, tre figli, «stimato da tutti», domenica sera, dopo una giornata di lavoro, parcheggiò la sua Volkswagen Passat grigia sotto casa. Ad aspettarlo c’era il fruttivendolo Filippo Assenza, 56 anni, che, convinto che il pompiere avesse una tresca con sua moglie, gli sparò più colpi di fucile in piena faccia.
Poco dopo le 21.30 di domenica 24 gennaio a Ragusa.

Antonio Taibi, 47 anni. Originario di Palermo, maresciallo dei carabinieri a Carrara, noto come il «gigante buono», «sempre pronto ad aiutare la gente», sposato con Maria Vittoria, padre di due figli, Carlo di 17 anni e Gianni di 15, otto anni fa aveva arrestato per droga Alessandro e Riccardo Vignozzi, 26 e 31 anni, figli dell’ex postino Roberto, 72 anni. Costui da allora gliel’aveva giurata: «Ha rovinato i miei figli, ha distrutto la mia famiglia». Martedì scorso Alessandro e Riccardo furono condannati per direttissima a un anno e otto mesi di carcere, da scontare ai domiciliari, per un’altra storia legata alla droga. Il maresciallo Taibi stavolta non c’entrava niente ma la vicenda riattizzò la rabbia del Vigozzi padre che la mattina dopo, alle sette e mezza, citofonò al carabiniere: «Sono il professore di musica di suo figlio, ho bisogno urgentemente di parlarle, dovrebbe scendere». Il carabiniere scese dalle scale a passo svelto, dal terzo al pian terreno, e si trovò di fronte l’ex postino che tirata fuori da una tasca la pistola regolarmente detenuta gli sparò un colpo dritto al cuore. Dopo l’arresto, disse che voleva «difendere i figli» e «dare una lezione a quel carabiniere».
Alle 7.30 di mercoledì 27 gennaio in via Monterosso, centro di Carrara.