2 febbraio 2016
FARE CAIRO?
Un giovane italiano di 28 anni è stato ucciso da qualcuno al Cairo. Questo qualcuno può addirittura essere la polizia, che potrebbe averlo fermato, picchiato, torturato, e alla fine se lo sarebbe trovato morto per le sevizie e avrebbe quindi abbandonato il cadavere lungo la strada che porta dal Cairo ad Alessandria. Questa ipotesi, se confermata, porta con sé conseguenze sul piano diplomatico piuttosto pesanti. L’ambasciatore egiziano a Roma è stato convocato alla Farnesina, mentre l’ambasciatore italiano al Cairo è stato ricevuto al Ministero degli Esteri con la scusa ufficiale che in questo modo gli italiani avrebbero potuto seguire direttamente le indagini. La scoperta del delitto è avvenuta mentre una delegazione di imprenditori italiani, guidata dal ministro Federica Guidi, era in missione nella capitale egiziana per concludere importanti accordi commerciali. Tutto si è fermato alla notizia di quello che era successo. Il ministro ha subito raggiunto i genitori del povero morto, che si trovavano laggiù da mercoledì, da quando cioè s’era diffusa la notizia della scomparsa del loro figlio.
• Non abbiamo ancora detto neanche il nome di questo giovane sfortunato.
Si chiamava Giulio Regeni, figlio di Paola Deffendi, maestra d’asilo in pensione, e Claudio Regeni, rappresentante di commercio. Veniva da Fiumicello, cinquemila anime in provincia di Udine. Era andato a studiare Economia a Cambridge, con risultati notevolissimi, per due volte aveva vinto il premio internazionale «Europa e giovani». A settembre gli avevano assegnato una tesi di dottorato centrata sull’economia egiziana, dato che Giulio aveva una passione per quel paese. S’era dunque trasferito a Giza, città da due milioni e mezzo di abitanti che sta a una trentina di chilometri dal Cairo. Viveva nel quartiere centrale Dokki, studiava presso l’American University, scriveva per «il manifesto», ma adoperando uno pseudonimo perché, dicono in redazione, aveva paura che i suoi scritti potessero procurargli qualche guaio. Studiava in particolare il movimento operaio di laggiù ed era sempre in caccia di interviste con gli attivisti sensibili ai diritti dei lavoratori. Una storia semplice, di un giovane appassionato, colto e intelligente.
• Come facciamo a sostenere la tesi che sia stato ucciso?
Gli stessi egiziani forniscono versioni contradditorie, versioni che potremmo etichettare come «innocentiste» e «colpevoliste». Secondo la Procura di Giza il corpo era nudo dalla cintola in giù, con segni di coltellate sulle spalle, un orecchio mozzato, tagli sul naso, ustioni di sigarette sulle braccia, ecchimosi in faccia per via di un cazzotto. Questa descrizione ha trovato la sua conferma più autorevole nella dichiarazione dell’ambasciatore egiziano a Roma, Amr Mostafa Kamal Helmy, il quale in una dichiarazione ufficiale ha detto: «L’Egitto fornirà la massima collaborazione per individuare i responsabili di questo atto criminale». Ma il ministero degli Interni, per bocca del direttore della polizia di Giza, Khaled Shalabi, esclude il movente criminale, nega qualunque traccia di tortura e sostiene la tesi che Giulio è morto in seguito a un incidente d’auto, cioè, semplicemente, qualcuno l’ha messo sotto. E il corpo seminudo? «Il corpo non era affatto seminudo». Ma su questo punto Shalabi è smentito dal quotidiano Al Watan, il quale per primo ha scritto del corpo seminudo e dei segni di tortura, specificando che il cadavere è stato trovato presso l’istituto Hazem Hassan, senza documenti.
• Se abitava a Giza, come mai il corpo è stato trovato al Cairo?
Aveva un appuntamento con un amico in piazza Tharir, L’istituto Hazem Hassan è parecchio lontano sia dalla piazza Tharir che da Giza.
• Perché avrebbero dovuto arrestarlo?
Il giorno della scomparsa, 25 gennaio, ricorreva l’anniversario della rivoluzione contro Mubarak, quella che portò al potere i Fratelli Musulmani e il loro adepto Mohamed Morsi. Ricorderà poi che Morsi fu rovesciato da un golpe organizzato dall’attuale presidente al Sisi, il quale fece anche in modo da neutralizzare gli islamisti. I Fratelli Musulmani avevano indetto per il 25 gennaio grandi manifestazioni in memoria, e al Sisi aveva dato ordine di agire con la massima fermezza per contenerle. Ci sono stati 75 fermi. Niente di strano che il ragazzo straniero, del quale già si sospettava qualcosa per via del «manifesto», sia stato a sua volta fermato, con quel che segue.
• Che speranze abbiamo che si arrivi a una qualche verità?
La Farnesina ha chiesto di partecipare alle indagini in loco e i suoi esperti sono già sul posto. La Procura di Roma, per mano del pm Sergio Colaiocco, ha aperto un’indagine.
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Regeni Giulio Regeni, lo studente italiano scomparso in Egitto il 25 gennaio e trovato morto in un fossato tra Il Cairo ed Alessandria, prima di morire ha subito torture e botte. L’autopsia del ragazzo ha indicato tagli sul viso, sul corpo e un colpo fatale alla testa. In un primo tempo, le autorità avevano parlato di incidente stradale. Il ragazzo presenta tagli sul naso e le orecchie. Segni di coltellate e percosse concentrati soprattutto sulla testa e la schiena. Contusioni e bruciature di sigarette su tutto il corpo. Era nudo dalla cintola in giù. L’autopsia descritta dal procuratore Ahmed Nagi non lascia dubbi: è stato torturato. «Deve essere stata una morte lenta», ha aggiunto. Altre fonti dicono che che «il corpo avrebbe ceduto per dissanguamento, come risultato delle violente percosse». Il 25 gennaio alle otto di sera Giulio ha percorso la via Ansari fino alla fermata Bohooth della metro. Aveva detto via sms all’amico Amr Assad che andava a una festa di compleanno. Quel giorno era il quinto compleanno della rivoluzione: i poliziotti in divisa e in borghese erano dovunque. Le proteste erano proibite, c’era stata una campagna di arresti preventivi, che aveva additato anche gli stranieri come possibili sobillatori. Anche per questo, quando gli amici non hanno visto arrivare Giulio, si sono subito allarmati e, chiamandolo al cellulare, l’hanno trovato staccato. Alla fine, mercoledì, le autorità hanno comunicato all’ambasciatore italiano Maurizio Massari che il cadavere era stato ritrovato a 20 chilometri dal centro. Sui siti egiziani, ieri mattina, il capo della polizia di Giza Khaled Shalaby a un certo punto diceva che Giulio sarebbe morto in un incidente d’auto. La salma ora è all’ospedale italiano «Umberto I», sempre nella capitale egiziana. I genitori vogliono riportarlo a casa il prima possibile, ma non senza la verità (Mazza, Cds). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del Giorno]