Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  gennaio 31 Domenica calendario

LIBRO IN GOCCE NUMERO 75

(Gli eroi del fotogiornalismo)

Vedi Biblioteca in scheda: manca
Vedi Database in scheda: manca

ROBERT, MICHEL E GLI ALTRI –
Capa. Robert Capa, grande fotografo, documentò tra le altre la guerra di Spagna (1936-1939). Morì nel Vietnam del Nord per essersi spinto troppo vicino al veicolo di comando della Legione straniera su cui aveva da poco deposto un ferito. Scoppiò una mina antiuomo. Cadde a terra, stringendo in mano la macchina fotografica. Era il 25 maggio del 1954.
Sha Fei. Sha Fei, in mandarino “sabbia volante”, nome d’arte di Situ Chaun, membro dell’Armata nazionale rivoluzionaria di Cina, che fotografò la guerra tra Giappone e Cina. Ammalato di tubercolosi, venne curato all’ospedale di Shijiazhuang, dove, a partire dalla fine delle ostilità, lavoravano anche alcuni medici giapponesi. Malato di mente, il 15 settembre del 1949 si sottopose alla visita di un medico giapponese. Gli sparò tre colpi a distanza ravvicinata e poi spiegò: «Sono sopravvissuto alla guerra, non ho intenzione di farmi abbattere da una spia travestita da medico. Voleva uccidermi a colpi di raggi X». Fu fucilato sei mesi dopo, il 4 marzo del 1950.
Korda. Alberto Korda, l’autore della celebre foto di Che Guevara, «fatta di fretta e male inquadrata», scattò quell’immagine il 6 marzo del 1960, durante il discorso di Fidel Castro a Cuba. Inizialmente scartata dal redattore capo di Revolucion, la foto richiamò l’attenzione nel 1967 di Giangiacomo Feltrinelli, che da un negativo ottenne prima un poster di grande formato che entrò di prepotenza nella cultura giovanile mondiale con le rivolte del 1968.
Laurent. Michel Laurent, l’ultimo giornalista ucciso in Vietnam, due giorni prima della fine dei combattimenti. Il 14 aprile del 1975 aveva scritto alla compagna: «Mia Michèle, che amo più d’ogni altra cosa al mondo, e Justine, che amo altrettanto. Devo partire subito per il Vietnam; Jean-Claude Francolon è stato ferito, bisogna occuparsi di lui e sostituirlo. Vi abbraccio, 1000 e 1000 volte con amore. Ton Homme. Michel». Appena sbarcato, aveva fotografato alcuni rifugiati in fuga da Xuan Loc, alle porte di Saigon. Poi, per accertarsi che la pellicola fosse ben agganciata, un autoscatto, la sua ultima foto. Il 27 aprile si trovava a 10 km da Bien Hoa. Spuntarono i carroarmati nordvietnamiti. Una raffica colpì Christian Hoche del Figaro. Michel si affrettò a soccorrerlo, ma partì la seconda raffica e cadde a terra a sua volta.
Carter. «Sono depresso... Senza telefono... Senza denaro... Nulla per pagare l’affitto... per provvedere ai bisogni dei bambini... Senza un soldo e pieno di debiti! Il ricordo dei crimini, dei cadaveri e di tutto quel dolore mi perseguita... Troppe immagini di morte, bambini feriti, sparatori folli – spesso poliziotti – carnefici... Vado a raggiungere Ken, se sarò fortunato...» (biglietto lasciato da Kevin Carter, fotografo di guerra, prima di addormentarsi con il motore acceso in pieno deserto, anno 1994, morte per asfissia da monossido di carbonio. Ken Oosterboek era un collega abbattuto sei mesi prima dai caschi blu della National Peacekeeping Force in Sudafrica, alla vigilia delle prime elezioni dopo l’abolizione dell’apartheid).
Ochlik. Rèmi Ochlik, morto a 28 anni in Siria, dieci giorni dopo aver ricevuto il Word Press Photo Award per Battle of Lybia. S’era sistemato nel riparo precario di una casa trasformata in quartier generale della stampa a Baba Amr, nel quartiere insorto di Homs, insieme ad altri colleghi, tra cui Marie Colvin, corripondente della Cnn, coraggiosissima reporter di 56 anni (aveva ricevuto il Courage in Journalis Award). Uccisi tutti e due sotto le bombe delle forze governative il 22 febbraio del 2012.

Giorgio Dell’Arti, Domenicale – Il Sole 24 Ore 31/1/2016