Gabriella Mancini, La Gazzetta dello Sport 30/1/2016, 30 gennaio 2016
DERBY IN CUCINA CRACCO E BARBIERI
CRACCO
Cracco, come vive questo derby? «Finora siamo stati bravissimi a lasciare punti per strada, contro l’Empoli abbiamo perso l’ennesima occasione per agganciare la Roma e rilanciarci. Ma rimango positivo, dobbiamo crederci altrimenti è dura... Visto che non abbiamo troppe velleità lo affronto con il cuore in pace ed è la situazione psicologica migliore».
Dove lo vedrà?
«Non riesco ad andare a San Siro, sono nelle Marche per lavoro. Davanti alla tv, su Sky, l’importante è che la compagnia sia giusta, senza troppi interisti... No, scherzo!».
Se il Milan fosse un piatto quale sarebbe?
«Riso al nero di seppia e ricci di mare. Bastano i colori rossoneri – ride – per farli diventare viola! In cucina il nerazzurro arriva dopo, basti pensare ai cocktail e alle sfumature di rosso. Barbieri le ha detto che usa l’aglio? Ci vuole ben altro per scacciare il diavolo!».
Come lo impiatta?
«Con due virgole grandi e un punto sull’angolo, giocando con il rossonero. Come dire, lo spazio è occupato, non ce n’è per nessuno».
Un sms a Barbieri?
«Devi fartene una ragione: lo scudetto lo vince il Napoli, oppure la Juventus!».
Mihajlovic?
«Determinato. Un bel gulasch: tosto e ricco di sapori».
Bacca?
«Basta la parola: le bacche di Goji. Rosse, morbide, salutari. Contiamo su di lui».
Se Donnarumma fosse un vino?
«Aglianico, vitigno coltivato anche in Campania. Rosso, intenso, gran qualità».
Un pronostico?
«Una volta ci ho provato, ma Galliani mi ha bacchettato: “Mai dire vinciamo!”. Non lo farò più, sono diventato scaramantico anch’io. Ho qualche diavolo con forcone in casa».
Come vede i cugini dell’altra sponda del Naviglio?
«Bravissimi all’inizio. Ma nel calcio, come in certe ricette, ci vogliono tanti ingredienti. Non bastano un bravo portiere e un attaccante che vede la porta, ci vuole la magia, quel mix che unisce tutti e non è facile da trovare».
Chi toglierebbe ai nerazzurri?
«Icardi. Se Mancini lo tiene in panchina ci fa un favore. Anzi, lo prenderei al Milan».
Chi inviterebbe nel suo ristorante?
«Handanovic e Donnarumma, due generazioni di portieri, mi incuriosisce conoscere i loro percorsi e le loro aspettative».
Come è diventato milanista?
«Da bambino. Mia mamma era una rossonera sfegatata e amava Gianni Rivera. Mio fratello era interista. C’erano tutti i presupposti per litigare. Non mi arrabbierei mai per una partita, ma il cacio mi trasmette emozioni, è un bellissimo sport».
Ha giocato da ragazzo?
«Due volte, quando facevo il militare, mi piaceva stare all’ala».
Il suo sogno?
«Uno stadio tutto per noi, come ha fatto la Juventus. Un altro mondo. Non si può pensare di andare avanti con questi mega stadi riempiti a metà. E’ importante fidelizzare il pubblico. Anzi è fondamentale».
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BARBIERI
Barbieri, il derby dove lo vede? «Non ho ancora deciso, comunque da solo davanti alla tv. Quando guardo partite e film non voglio rompiscatole attorno. E non mangio nemmeno, non si sa mai, potrebbe andarmi di traverso».
Che cosa si aspetta?
«Nelle ultime giornate abbiamo rallentato, Lasagna è stato... un bel mappazzone e in questo derby non possiamo giocare per il pari. Per fortuna anche Maccarone è stato un bel mappazzone per il Milan».
Un pronostico?
«Dai, mi lancio. Vinciamo 2-1, non importa chi segnerà, l’importante è rimanere concentrati, abbiamo gli attributi per farcela. Il Napoli sta scappando, Higuain è uno schiacciasassi, non possiamo permetterci di perdere punti».
Se l’Inter fosse una ricetta?
«Farfalle piccanti in salsa d’aglio. La pasta rappresenta la storia del nostro Paese. Penso alle farfalle perché l’Inter vola di fiore in fiore, al peperoncino perché siamo piccanti al punto giusto, con grande classe. L’aglio invece può risultare utile per respingere quei diavoli dei milanisti e tenerli lontani dalla porta».
Un sms a Cracco?
«Sarà una serata da... amaretti, inventati una ricetta dolce!».
Mancini?
«E’ uno dei migliori tecnici al mondo. Per me è un bel piatto di tortellini, uno tira l’altro come le caramelle, come i campioni che arrivano all’Inter. Qualcuno non sta rendendo al massimo, ma dobbiamo crederci fino in fondo. Guardando sull’altra panchina, invece, potrei dire che Mihajlovic è un soufflè che si gonfia e si sgonfia».
Icardi?
«Argentino, quindi un asado. Una bella bistecca. Un attaccante concreto. E’ il nostro punto di forza».
Adesso c’è anche Eder.
«E’ l’uomo giusto, l’allenatore avrà più qualità e più soluzioni di gioco».
Se Handanovic fosse un vino?
«Lo paragonerei a un bel barolo. Il nostro portiere più invecchia e più è buono. Saracinesca Handanovic».
Chi inviterebbe a cena?
«Mario Balotelli per spiegargli come si sfrutta il talento. Glielo avranno già detto? Una chiacchierata in più non fa male, il tempo passa ed è un peccato che uno come Mario non abbia ancora espresso la sua potenzialità».
E dell’Inter chi vorrebbe a cena?
«Tutta la squadra per festeggiare qualcosa insieme. Se vinciamo, però, potrebbero pure invitarmi loro...».
Chi toglierebbe ai cugini rossoneri?
«Bacca. E’ un giocatore che può risolvere la partita con un guizzo, ogni volta che ha la palla. Il colombiano è un pericolo costante».
Come è nata la passione per l’Inter?
«E’ sbocciata da ragazzo, dalla classe di Sandro Mazzola e dai gol di Boninsegna. E poi mi piacevano i colori della squadra. Seguo con affetto anche il Bologna, che ultimamente ci ha dato delle belle soddisfazioni».
Da ragazzo giocava?
«Ho giocato nelle giovanili rossoblù e nel Medicina. Ero una mezzala sinistra, avevo due piedi buoni, ma – ride – sono nato nello stesso anno di Maradona: non ho avuto grosse chance...».