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 2016  gennaio 29 Venerdì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - L’INCONTRO MERKEL-RENZI


LA REPUBBLICA
BERLINO - Più punti di contatto che di divisione tra Germania e Italia, resta il desiderio comune di un’Europa unita e forte: anche se alcune posizioni restano distanti. "C’è uno spirito europeo che ci unisce, nella consapevolezza e nella necessità della Ue", ha detto Angela Merkel al termine dell’atteso bilaterale con il premier Matteo Renzi a Berlino. Un incontro che si è svolto in un clima più teso rispetto a quando il premier varcò per la prima volta la soglia del palazzo della Cancelleria, all’inizio del suo mandato. Stavolta pesavano tutti i temi più importanti dell’agenda europea: migranti, flessibilità, applicazione delle regole, sanzioni alla Russia.
Berlino, l’incontro tra Renzi e la Merkel
Al termine del vertice, però, Merkel ha definito i colloqui "veramente amichevoli" e ha lodato il lavoro del governo italiano e le riforme messe in campo dal premier. "Grazie Angela - ha esordito Renzi -. Sono felice del fatto che grazie agli sforzi del popolo e del governo italiani sono qui con un elenco di riforme e risultati. L’Italia non è più il problema dell’Europa. Ha voglia di fare la propria parte come è doveroso che sia e come la storia del nostro paese ci impone". Poi ha proseguito: "Siamo in un momento delicato della storia d’Europa. Ne avverto tutta la responsabilità. L’Italia è unita alla Germania da un desiderio: vogliamo un’Europa più unita e più forte, che sia capace di dare risposte" su molti problemi.
Migranti, Merkel: "Accordo sulla Turchia deve essere applicato"
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Urgente accordo con Turchia. In cima all’agenda, l’emergenza dei profughi: ricordando le continue stragi in mare, Merkel ha sottolineato: "Sui migranti va combattuta l’illegalità, il traffico di esseri umani e trasformare tutto questo in legalità". E ha ribadito l’urgenza di un accordo con la Turchia per mettere un freno all’emergenza: "Abbiamo parlato anche della questione dei profughi e dell’accordo con Ankara, la cui attuazione è urgente". Ma non sembra che dall’incontro sia emersa una soluzione: "Non abbiamo nessun problema, né con la Turchia, né con la Germania sul finanziamento dei 3 miliardi alla Turchia. L’Italia è da sempre disponibile. Stiamo aspettando che le istituzioni europee ci diano alcune risposte su dei quesiti che abbiamo formulato per le vie brevi, sul modo di intendere questo contributo e gli altri necessari all’immigrazione". E ha aggiunto: "Speriamo che le risposte che stiamo attendendo da Bruxelles in ordine alla computazione di questi soldi possano arrivare il prima possibile".
Il premier è convinto che sul tema dell’emigrazione Germania e Italia siano dalla stessa parte "Ci vogliono regole chiare che vanno rispettate e verificate giorno dopo giorno. Il nostro avversario è lo stesso, è il populismo. Conosciamo il dramma dell’immigrazione il problema degli scafisti, che per me sono schiavisti. Siamo pronti a collaborare, a superare anche dei malintesi che ci sono stati, pur non essendo d’accordo su tutto per appartenenze politiche". E ha sottolineato: "I punti che ci uniscono sono maggiori di quelli che ci dividono".
Italia in prima linea. "Noi facciamo parte di una coalizione, non so se di volonterosi o di obbligati, ma siamo stati in prima linea quando c’erano da raccogliere dei corpi in mare, quando c’era da salvare dei bambini in mare": Matteo Renzi così ha risposto a chi gli chiedeva se fosse dispiaciuto di rimanere fuori da una eventuale ’coalizione di volenterosi’ che includa Belgio, Lussemburgo, Olanda, Austria, Francia e Germania. Un progetto affiorato a dicembre, ispirato dagli olandesi e ufficializzato dal capo della cancelleria, Peter Altmaier, che aveva anche battezzato il gruppo ’coalition of the willings’. In questi giorni a Berlino si torna prepotentemente a parlare di ’coalizione dei volenterosi’, ai piani alti del governo.
Registrazioni al 100%. "Voglio rassicurare l’opinione pubblica tedesca che se in passato ci sono state procedure difficili, oggi grazie al lavoro della polizia italiana siamo al 100% nella registrazione delle impronte digitali e dei riconoscimenti facciali" per i migranti, quest’ultima una procedura "molto utile anche per contrastare il terrore", ha garantito il premier italiano.
Missioni militari in Libia. "Saremo presenti alla conferenza di Londra sulla Siria per discutere dell’aiuto da dare ai profughi siriani, in Libano e Giordania e interni. In Libia Germania e Italia possono fare di più, possiamo mandare missioni militari per addestrare forze di sicurezza", ha detto ancora Merkel
Renzi: ’’Su flessibilita’ non cambio idea, spero neanche Juncker’’
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Flessibilità. Anche la flessibilità è stata argomento del colloquio. Renzi, ancora una volta, ha insistito sulla necessità che le regole siano uguali per tutti: "Sulla flessibilità chiediamo che le regole Ue che esistono siano applicate, non chiediamo nuove regole". Poi ha proseguito: "Nessuno mette in dubbio che il debito italiano debba scendere. Ha caratteristiche che non destano preoccupazione, ma dobbiamo farlo scendere e non lo dico per far piacere ad Angela, ma per i miei figli. La flessibilità è una condizione dell’elezione di Juncker, ma l’Italia non crede che si possa tornare a politiche allegre, ma l’austerity da sola non può bastare". "La cosa bella è questa. Che anche quando si tratta della comunicazione della flessibilità, entrambi accettiamo che ci siano interpretazioni della Commissione divergenti", ha replicato Merkel. "Non mi immischio in queste cose - ha aggiunto -. È compito della Commissione decidere l’interpretazione".
Jobs Act e riforme. "Abbiamo parlato di come rafforzare la nostra collaborazione e della creazione di posti di lavoro, una sfida. Il premier Renzi è partito con un’agenda di riforme molto ambiziosa e il Jobs Act si muove nella direzione giusta. Il successo di queste riforme sarà un contributo importante all’Europa e all’Italia", ha detto Merkel, ricordando gli sforzi del governo italiano per le riforme nel campo dell’occupazione.
Conferenza economica. "Vogliamo organizzare una conferenza economica" per rafforzare la cooperazione economica bilaterale Italia-Germania, ha annunciato la cancelliera tedesca, spiegando che si parlerà di molti temi tra cui la banda larga. L’economia tedesca e quella italiana sono "molto vicine" e se l’Italia cresce anche le aziende tedesche ne beneficiano, ha detto Renzi: "Le nostre economie sono molto vicine, pezzi di economia del nord-est sono legati a doppio filo con l’economia tedesca. È positivo che in Italia ci sia un inizio di ripresa: negli ultimi mesi del 2015 l’import dei prodotti tedeschi in Italia è aumentato del 7%..."
Brexit da evitare. "Io e Renzi siamo concordi sul fatto che faremo di tutto per tenere il Regno Unito nell’Ue", ha affermato Merkel in merito al referendum in Gran Bretagna e del rischio Brexit.
Ravioli e ciliegie al rum, il menu del pranzo. Una curiosità sul menu: durante la colazione di lavoro sono stati serviti tonno marinato, merluzzo e ravioli, gnocchi di semolino e ciliegie al rum, innaffiati da vino tedesco.

STEFANO CINGOLANI SU FORMICHE
Il pranzo tra Angela Merkel e Matteo Renzi, tra ravioli italiani e gnocchi tedeschi, è servito ad allentare la tensione? Lo vedremo solo nelle prossime settimane e solo sulle cose concrete.
A giudicare dalle parole in conferenza stampa, l’incontro non è stato affatto facile. Renzi è “un osso duro, un giovane arrabbiato”, come ha scritto il settimanale liberale Die Zeit. E’ vero, ma raccoglie la rabbia che si sente in giro, tra il suo elettorato e ancor più tra quello di destra, nei confronti della commissione e della Germania che ne rappresenta l’azionista di maggioranza e non il paese egemone. Enzo Moavero Milanesi ieri sul Corriere della Sera ricordava come raramente ci dono stati tanti dossier aperti sul tavolo della Commissione europea nei confronti di un singolo Paese su questioni tanto importanti: dalla politica fiscale alla politica industriale, dalla sicurezza ai rifugiati e persino sui matrimoni gay. Non manca occasione, nemmeno la più futile, per bacchettare l’Italia. Se lo dice un eurofilo, grande esperto di Europa come Moavero, c’è da crederci. Ed è evidente che non sia un caso.
Bisogna allora pensare in modo trasversale, gettare lo sguardo in avanti e di lato. Tutto questo accade perché la vecchia Unione inclusiva è ormai entrata in una crisi forse irreversibile ed è emersa come via d’uscita la dottrina Schäuble che risale al lontano 1994: una Ue a cerchi concentrici, con un nocciolo duro che condivida valori, istituzioni, linee politiche, sistema economico e difesa militare. In questa Kerneuropa in origine non era prevista l’Italia, la quale allora fece fuoco e fiamme e fu inserita. Oggi che quel progetto viene tirato fuori dal cassetto, sta succedendo lo stesso, cioè rispunta il tentativo di tener fuori Roma dall’asse con Berlino nel quale resta ben inserita Parigi, nonostante Hollande, con i tre satelliti del Benelux.
Se è così, allora la chiave del pranzo è in quel che ha scritto il New York Times: “Renzi spinge per un posto a capotavola nel tavolo del potere europeo”. Insomma un direttorio a tre e non più a due. Ci riuscirà? Ha avuto qualche incoraggiamento dalla Cancelliera la quale non è tra i tedeschi che vogliono tenere fuori l’Italia? Non lo sappiamo, forse è presto per dirlo. Dalle parole più o meno ufficiali abbiamo capito questo:
1- L’enfasi sui valori condivisi e sulla necessità di più Europa, le sottolineature reciproche su quel tanto che i due Paesi condividono fin dagli albori del processo di integrazione europea, il populismo come nemico comune, tutto ciò (retorica a parte) fa ben sperare.
2 – La Merkel ha riconosciuto che l’Italia sta facendo le riforme giuste, ma si augura che Renzi abbia la mano buona questa volta precisando che “il successo di queste riforme sarà un contributo importante per l’Italia e l’Europa”. Dunque, tiene ancora la guardia alta, aspetta di vedere se le promesse verranno davvero mantenute.
3- Renzi accetta di partecipare al contributo finanziario nei confronti della Turchia (tre miliardi di euro) per tenere a bada l’onda dei profughi. Ma si è cautelato dicendo di aspettare dalla commissione Ue risposte sulla possibilità di detrarre quei fondi dal vincolo di bilancio.
4- La Merkel ha glissato sulla flessibilità nella regola del deficit pubblico. “L’interpretazione dei criteri spetta alla Commissione”, ha detto e lei non ci vuol mettere becco. Linea pilatesca? Piuttosto si può dire che non ha fatto concessioni, scaricando su Juncker e i suoi la responsabilità dei futuri pasticci.
5- Su Schengen, al di là della petizione di principio, non sono stati fatti passi avanti concreti. Italia e Germania sono per salvarlo, ma nessuno dei due governi sa come né se sarà davvero possibile.
6- Resta la divaricazione d’interessi sul Nord Stream, il gasdotto con la Russia che la Germania vuole costruire mentre è stato bloccato il South Stream del quale faceva parte l’Italia. Ma la trattativa resta aperta e dipende dalle contropartite reciproche (ammesso che davvero Roma abbia bisogno di più gas e di legarsi ancor più a Putin).
Dunque, un appuntamento deludente? Forse è stato caricato di troppo aspettative. Per quel che riguarda il tavolo del potere del quale parla il New York Times, bisognerebbe rispondere con la famosa canzoncina che cantavano i fucilieri di Sua Maestà britannica durante la prima guerra mondiale: “It’s a long way to Tipperary”.

MARGHERITA TACCERI SU FORMICHE
Ma davvero la Germania egemonizza i palazzi europei? Davvero il governo di Berlino ha una posizione dominante a Bruxelles? E chi sono i tedeschi che più riescono a incidere di più nella politica europea? Sono le domande che, a ridosso del vertice fra Angela Merkel e Matteo Renzi, si pongono diversi politici italiani, e non solo renziani.

LA MAPPA

In questi anni Berlino ha infatti piazzato i suoi uomini in tutti i posti chiave dell’Unione. La Germania del resto ha i propri uomini ovunque nelle istituzioni europee: il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz, quello del Fondo salvataggi Klaus Regling, quello della Banca europea degli investimenti Werner Hoyer, il governatore della Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa Rolf Wenzel, il presidente della Banca dei regolamenti internazionali (l’intransigente Jens Weidmann).

LA PRESENZA TEDESCA

Il Parlamento europeo è presieduto dal tedesco Martin Schulz (già al secondo mandato). E’ tedesco anche il segretario generale Klaus Welle, il presidente dei popolari Manfred Weber (gruppo di maggioranza in seno al parlamento Ue), il segretario generale del Ppe Martin Kamp, e occorre aggiungere cinque presidenti e diciotto coordinatori su ventidue commissioni parlamentari. Il lavoro di tutti questi signori è sostenuto da altrettanti funzionari tedeschi e gli addetti ai lavori riferiscono che è impossibile contarli perché “ogni giorno ne imbucano uno nuovo“. Inoltre siccome all’Europarlamento i seggi sono attribuiti in base alla popolazione la Germania, in quanto Paese più popoloso d’Europa, schiera 96 parlamentari (l’Italia ne ha 73).

LA “TESTA” DI SELMAYR

Lo stesso schema troviamo nella Commissione europea diretta dal “tedescofilo” Jean-Claude Juncker e dal suo capo di Gabinetto Martin Selmayr (tedesco), a cui si deve aggiungere ben cinque direttori generali (l’Italia ne ha tre), cinque vice direttori generali (l’Italia ne ha uno), quattro capi di Gabinetto di altri commissari (l’Italia ne ha uno), e anche in questo caso una “valanga di funzionari tedeschi“. Alla luce degli ultimi screzi Renzi-Juncker, in questi giorni si vociferava che Renzi avesse chiesto le dimissioni del capo di Gabinetto di Juncker, Selmayr. Gli addetti ai lavori fanno notare che in caso di dimissioni di Selmayr, al suo posto arriverebbe comunque un altro tedesco o tedescofilo e nello stesso tempo Selmayr verrebbe spostato in qualche posto meno visibile, ma comunque di peso.

IL RACCONTO DI VALENTINO

“Raccontano – ha scritto nei giorni scorsi sul Corriere della Sera Paolo Valentino – che con cadenza quasi mensile, funzionari tedeschi di alto grado della Commissione, del Consiglio e del Parlamento europeo, rappresentanti della grande industria, diplomatici della rappresentanza berlinese alla Ue si ritrovino a cena da qualche parte nella capitale belga… occasioni per uno scambio di idee, di informazioni su questo o quel dossier, di chiarimenti. E se è esagerato parlare di coordinamento, è ovvio che diventino canali privilegiati di comunicazione, dove al centro di tutto sono le posizioni e gli interessi della Germania nel più vasto quadro dell’Unione Europea… nessuno come i tedeschi occupa così tante posizioni di primo piano nei gangli vitali delle istituzioni comunitarie. E nessun sistema-Paese come la Germania sa far squadra, grazie a un’accorta regia del governo federale, in nome delle proprie priorità. Non solo. «Nel senso nobile del termine – mi spiega una fonte interna – questi colleghi si sentono anche parte di un progetto europeo, che altri stanno smarrendo». Il progetto di un’Europa tedesca, potremmo aggiungere”.

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«Viviamo in un momento di gradi sfide», «c’è uno spirito europeo che ci unisce». Così Angela Merkel al termine dell’incontro con Matteo Renzi durante una conferenza congiunta. La Cancelliera, che ha parlato di «colloqui veramente amichevoli», ha anche augurato ogni successo all’Italia per le sue «ambiziose riforme», in particolare per il jobs act che ha definito «una riforma che si muove nella direzione giusta. Il successo di queste riforme sarà un contributo importante all’Europa e all’Italia». Merkel ha espresso il suo desiderio di «organizzare una conferenza bilaterale sui temi economici, che si occupi di industria, digitalizzazione, potenziamento della banda larga», in modo da «garantire maggiori sinergie» economiche tra Italia e Germania.
«LOTTA AGLI SCAFISTI»
Sui temi all’ordine del giorno dell’agenda europea, Merkel ha spiegato che «abbiamo parlato anche della questione dei profughi e dell’accordo con la Turchia, la cui attuazione è urgente. Dobbiamo combattere l’illegalità, il traffico di esseri umani e trasformare tutto questo in legalità. Vanno protette le frontiere esterne. L’Italia è un fortissimo alleato per la politica sui profughi e il suo orientamento è fondamentale».
LA TURCHIA
Per Merkel «l’attuazione dell’accordo con la Turchia è urgente» e Renzi ha aggiunto che «l’Italia è disponibile a fare la sua parte» per il finanziamento di tre miliardi destinato ad Ankar. «Stiamo aspettando che le istituzioni europee ci diano alcune risposte sul modo di intendere questo contributo sull’emigrazione» ha aggiunto.
LA LIBIA
Sulle questioni di politica estera, Merkel ha detto che «in Libia insieme possiamo mandare missioni militari per l’addestramento alla sicurezza perché la Libia passo dopo passo si trasformi in una struttura statale stabile».
LA FLESSIBILITÀ DEI CONTI
Al centro dell’incontro anche le questioni economiche. Renzi ha ricordato che «la commissione europea ha adottato a gennaio del 2015 una comunicazione sulla flessibilità. Questo per noi è il punto di riferimento. Noi non stiamo chiedendo che le regole siano cambiate ma che siano applicate senza equivoci, la flessibilità era una condizione per l’elezione di Juncker. Io non ho cambiato idea sulla flessibilità, spero che non lo abbia fatto Juncker. E poi: «Noi siamo i primi a dire che dobbiamo far scendere il debito: non lo dico per fare un piacere ad Angela, ma per fare un piacere ai miei figli». Merkel ha sorvolato sul tema: «Non mi immischio in queste cose. È compito della Commissione decidere l’interpretazione».
«VOGLIAMO PIÙ EUROPA»
«Siamo in un momento delicato della storia dell’Europa, ne avverto tutta la responsabilità - ha aggiunto Matteo Renzi -. L’Italia è unita alla Germania nel dire che vogliamo più Europa, un’Europa più forte, capace di dare le risposte a tutti i problemi dall’immigrazione all’economia». E sul rapporto con la Germania ha detto che «siamo pronti a fare di tutto per superare le incomprensioni. Non siamo d’accordo su tutto anche perché veniamo da diverse famiglie politiche. ma crediamo insieme che combattere la disoccupazione è combattere il populismo. Il nostro avversario è lo stesso».
SCHENGEN
«Se l’Europa perde Schengen - ha sottolineato Renzi - perde sé stessa: ogni sforzo che possiamo fare per mantenere vivo l’ideale europeo va fatto insieme. Per mesi l’immigrazione sembrava soltanto un problema italiano, adesso è un problema europeo che durerà mesi, forse anni».
I CONTROLLI
Renzi è inoltre tornato sui controlli nei centri d’accoglienza. «Voglio rassicurare l’opinione pubblica tedesca che se in passato ci sono state procedure difficili, oggi grazie al lavoro della polizia italiana siamo al 100% nella registrazione delle impronte digitali e dei riconoscimenti facciali» per i migranti, quest’ultima una procedura «molto utile anche per contrastare il terrore».
GRAN BRETAGNA
Sul tavolo anche il tema del referendum in Gran Bretagna e del rischio Brexit: «Faremo tutto ciò che è in nostro potere perché la Gran Bretagna resti nell’Unione Europea» ha detto Merkel.
IL VERTICE
L’incontro a Berlino tra Matteo Renzi e Angela Merkel era iniziato poco prima delle 13. Una colazione di lavoro (il menu prevedeva tonno marinato, merluzzo e ravioli, gnocchi di semolino e ciliegie al rum, innaffiati da vino tedesco) per sciogliere diversi nodi sui principali temi all’ordine del giorno nell’agenda europea, dopo le frizione del dicembre scorso tra Roma e Berlino.