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 2016  gennaio 29 Venerdì calendario

UNO STRANO REFERENDUM SENZA LIBERTA’ DI SCELTA

Che strana bestia, questo referendum. Deciderà le sorti della legislatura, il destino politico di Renzi, l’architettura delle nostre istituzioni nei decenni a venire, ma non ha ancora deciso su se stesso. Perché ha tre facce, tre dimensioni che si sovrappongono e s’oscurano a vicenda: un piano politico, un piano costituzionale, un piano istituzionale nel senso più lato, il senso stesso della democrazia.
Gli effetti politici, anzitutto. Renzi ha già detto che se la sua riforma più importante verrà scomunicata dagli italiani, lui prenderà cappello, chiuderà lì la sua avventura. Trasformando quindi il referendum in un voto di fiducia sul governo, anzi sul governatore. Ha fatto bene? No, ha commesso un errore di grammatica. In primo luogo perché la sua minaccia potrebbe venire interpretata dagli elettori come una promessa, spingendo chi detesta il nostro Premier a votare contro al solo scopo di disfarsene. Risultato: dopo aver rottamato l’universo mondo, con questa strategia rottamerà se stesso.
In secondo luogo - e soprattutto - perché le questioni costituzionali si dispongono su un territorio diverso e separato rispetto alle terre su cui detta legge ogni esecutivo. Nel 1947, dopo il celebre viaggio di De Gasperi negli Stati Uniti, socialisti e comunisti vennero estromessi dalla coalizione di governo, segnando la fine dell’unità resistenziale e l’avvio della lunga stagione del centrismo. Una tempesta politica, ma non ne arrivò neanche uno spiffero tra i banchi dell’Assemblea costituente. Che infatti approvò all’unisono la Carta repubblicana, da Togliatti a De Gasperi, da Einaudi a Nenni.
Dopo di che, certo: il referendum che s’annunzia in ottobre non lascerà indenne la legislatura. Se vince il Gran Rifiuto, è altrettanto annunziata una crisi di governo, lo scioglimento delle Camere, il ritorno alle urne. E se invece vince il sì? Idem. Giacché a quel punto Renzi passerà all’incasso, pregustando un successo elettorale sulla scia del successo referendario. La politica vive d’opportunità, chiunque farebbe lo stesso al posto suo. E del resto l’interruzione della legislatura viene sospinta in questo caso da una logica istituzionale, oltre che politica. Come potrebbe mantenersi in funzione un Senato che non esiste più? Le istituzioni sono corpi vivi, non un esercito di zombie.
E c’è poi il secondo piano di lettura di questo referendum, l’unico davvero rilevante. Perché attiene al merito della riforma, alle sue soluzioni tecniche, alle finalità che la pervadono. Le relazioni fra i poteri dello Stato diventeranno più semplici o più complicate? Perderemo garanti e garanzie in nome della stabilità governativa? C’è insomma il rischio di un’involuzione autoritaria del nostro sistema? Di ciò dovremo discutere in dettaglio nei prossimi mesi. Non di Renzi, che a occhio e croce non ha la stoffa del tiranno. Però ogni Costituzione sopravvive agli uomini che l’hanno generata, non è un abito cucito sul loro corpaccione. E dopo Matteo può arrivare Benito.
Sennonché, quando avremo consumato una per una tutte le nostre riflessioni, ci troveremo a svolgere il massimo esercizio democratico con modalità antidemocratiche. Qui s’affaccia il terzo livello di questo saliscendi, le cui asperità non dipendono affatto dall’assenza del quorum di votanti per la validità del referendum. Vero: nel referendum abrogativo il quorum c’è, in quello costituzionale no. Ma dopotutto non c’è quorum nemmeno alle elezioni: se vanno a votare soltanto mia nonna e mia sorella, le elezioni sono valide. E dopotutto nell’ultimo referendum costituzionale si presentò alle urne il 53,6% degli italiani.
Ma allora come oggi, rispondendo a un quesito enciclopedico, che investe bicameralismo e federalismo, Cnel e Senato, leggi popolari e decreti del governo. E se tu vuoi separare il loglio dal grano? Non puoi: o un «sì» o un «no» in blocco, prendere o lasciare. Questo referendum ci confisca il diritto di scegliere fra i suoi diversi petali, ma la colpa non è dei costituenti: l’articolo 138 venne concepito per interventi singoli, chirurgici, puntuali. D’ora in avanti, sarà bene ricordarsene.