varie, 29 gennaio 2016
Volete sapere l’età di una persona? Chiedetele a bruciapelo qual è il nome della società dei telefoni
Volete sapere l’età di una persona? Chiedetele a bruciapelo qual è il nome della società dei telefoni. Se risponde «Sip», ha dai 30 ai 60 anni. Se è più anziana, si ricorderà la Stipel (se è lombarda o piemontese), la Telve (se è veneta), o una delle altre aziende private che fino al 1963 si spartivano l’Italia (cartina qui sotto). Per gli under 30 telefono fisso è sinonimo di Telecom. Adesso anche Telecom passa alla storia: dopo 21 anni sparisce e diventa Tim. O meglio: i telefonini hanno vinto sui telefoni, e quindi Tim (nata negli anni 90 in concorrenza con Omnitel oggi Vodafone, ricordate?) ingloba la società madre. Il primo telefono nella casa di un italiano appartenne a un certo signor Giovanni Uberti di Roma. Era il 1881, e gli dettero il numero 1. Poteva comunicare con altri 800 ricchi e fortunati abitanti della capitale. Ma la vera diffusione avviene nel primo dopoguerra. Fino ad allora si telefonava solo per questioni urgenti di lavoro, soprattutto dagli uffici, e le tariffe delle decine di compagnie privare costavano tantissimo. Film dei telefoni bianchi Spariscono la manovella di chiamata e la pila, gli apparecchi sono installati a muro (di solito vicino all’entrata) e l’unico ostacolo per i chiacchieroni è il dover stare in piedi. Fino agli anni 70 la Sip offriva abbonamenti duplex (due numeri diversi su un unico cavo), con forte sconto ma forieri di leggendari scontri fra famiglie attigue, e botte date sul muro per intimare agli innamorati di liberare la linea. Gli apparecchi telefonici erano neri. Negli Anni 30 i ricchi cominciarono a permettersi due cose: quelli a filo, quindi spostabili su un tavolino o in poltrona, o addirittura sul comodino in camera da letto, e gli apparecchi bianchi. In Italia nacque addirittura un filone cinematografico: i film dei “telefoni bianchi”, che descrivevano l’alta società con commedie leggere non politiche, per non disturbare il regime fascista. Ma i telefoni privati erano ancora un lusso: solo nel 1936 si raggiunse il traguardo di un abbonato ogni cento abitanti. Chi non poteva permettersi il telefono in casa doveva andare nei Posti telefonici pubblici, gli antesignani delle cabine. Molti erano ospitati in bar selezionati. La prima cabina telefonica pubblica indipendente, in mezzo a un marciapiede, fu inaugurata solo nel 1952 in piazza San Babila a Milano. Due anni dopo, altro traguardo: un telefono pubblico in ogni comune italiano. Negli anni del boom economico le famiglie si concessero, nell’ordine, questi lussi: prima il frigo, poi il telefono, e, infine, lavatrice, tv e auto. Un minuto, cento euro Ma ancora negli Anni 60 le interurbane costavano tantissimo, e bisognava prenotarsi e aspettare il collegamento dalle centraliniste. La teleselezione con i prefissi si completa al Sud solo nel 1970. E fino alle liberalizzazioni degli Anni 80 le chiamate intercontinentali costano l’equivalente di cento euro al minuto. I numeri telefonici si sono allungati con l’aumentare delle connessioni. In teoria basterebbero dieci cifre per contenere tutti i numeri della Terra, perlomeno fino a quando non supereranno i dieci miliardi. Ma, aggiungendo i prefissi internazionali (gli unici Paesi che lo hanno a una sola cifra sono Stati Uniti e Canada), arriviamo a 12. Secondo gli psicologi, oltre questa soglia è difficile memorizzarli. Ricordate quel che successe nel 1998? Fu reso obbligatorio il prefisso anche per le telefonate urbane. Ma ci siamo vendicati per questo aggravio grazie ai nuovi modelli di telefono, che hanno un sacco di numeri memorizzati. E grazie ai cellulari abbiamo smesso di dover imparare i numeri a memoria, o di scriverli sulle agende. Anche se è consigliabile farlo, se si perde il cellulare, o anche solo la sim card.