varie, 29 gennaio 2016
Milano, gennaio «Una indegna sceneggiata piena di omissioni e menzogne. Un comportamento lesivo e criminale teso solo a infangare la mia immagine e quella di Amanda»
Milano, gennaio «Una indegna sceneggiata piena di omissioni e menzogne. Un comportamento lesivo e criminale teso solo a infangare la mia immagine e quella di Amanda». Raffaele Sollecito è indignato e incredulo dopo aver visto e ascoltato le nuove verità di Rudy Guede sull’omicidio di Meredith Kercher nella puntata di Storie maledette condotta da Franca Leosini. «In una trasmissione Rai non si può stravolgere la realtà. Una realtà scritta negli atti, nella storia processuale, nelle sentenze per l’omicidio della povera Meredith, che colloca Guede al centro della scena del crimine. Ha lasciato tracce e impronte ovunque, mentre in quella stanza non è stato trovato nulla che riconducesse a me e Amanda», aggiunge. «E poi è fuggito in Germania. Io sono rimasto a Perugia a disposizione degli inquirenti. Anche Amanda, nella settimana che ha preceduto il nostro arresto, avrebbe potuto rifugiarsi in Germania dalla zia. Non l’ha fatto. Ma questo non è stato detto. È stato consentito a Guede di raccontare una storia che è l’opposto della verità. Senza contraddittorio». Franca Leosini si difende sostenendo che Guede non «è un ladruncolo bugiardo ma un giovane colto che studia e sa parlare». Ciò non toglie che ci siano state molte omissioni e alcune menzogne. Eccole. 1) L’appuntamento con Meredith Guede ha detto di averla conosciuta la sera prima del delitto, la notte di Halloween, alla discoteca Domus. Di averla baciata e di essersi sentito dire: «Ci vediamo domani». Lo hanno smentito le sette amiche inglesi di Meredith, con lei in discoteca. Nessuna l’ha visto, tanto meno con Meredith. Lo smentisce anche un suo amico, il somalo Mohamed Barrow che, interrogato dal Pm Giuliano Mignini, ha detto: «Conoscevo Meredith. L’ultima volta l’ho vista la notte di Halloween al Domus. Era con le sue amiche inglesi. Sono certo che Rudy non ci fosse. Escludo che potesse avere un appuntamento con Meredith la sera dopo o in altre occasioni. Ero a conoscenza che Guede aveva avuto problemi con i furti. C’era in giro la voce che rubasse nelle borse delle ragazze quando i locali erano affollati». In realtà è lo stesso Guede che durante il terzo interrogatorio davanti al Pm Giuliano Mignini si rimangiò la storia dell’appuntamento con Meredith sostenendo che era capitato lì per caso. 2) «Mai fatto un furto» Guede lo ha detto alla Leosini per smentire l’ipotesi che Meredith l’avesse sorpreso a rubare. In realtà Guede ha due condanne a un anno e 5 mesi e 1.400 euro di multa per tentato furto aggravato e ricettazione. Le hanno pronunciate il Tribunale e la Corte d’Appello di Milano, il 2 luglio 2013 e il 17 aprile 2014. Non ingannino le date. I reati risalgono a pochi giorni prima del delitto. Il 27 ottobre 2007, quattro giorni prima che Meredith fosse uccisa, veniva sorpreso in un asilo nido di via Plinio, a Milano. La Polizia trovò nel suo zaino «un martelletto atto a infrangere vetri», un lungo coltello proveniente dalla cucina dell’asilo, un computer portatile e un cellulare, rubati il 13 ottobre, due settimane prima del delitto, a Perugia nello studio dell’avvocato Paolo Brocchi, e un orologio d’oro da donna, rubato, sempre a Perugia, il 23 ottobre a una vicina di casa di Guede. Un mese prima, il 27 settembre 2007 Rudy era stato scoperto a rubare, a Perugia, nell’appartamento del barista Christian Tramontano. Inseguito, aveva estratto un coltello ed era riuscito a fuggire. Pochi giorni dopo Tramontano se lo trovò davanti nel suo bar, il Merlin, e lo buttò fuori a calci. 3) Sangue nella borsetta Guede ha raccontato di aver tentato di soccorrere Meredith. I riscontri nella stanza del delitto dicono, invece, che ha lasciato le sue tracce genetiche infilando le mani, sporche del sangue della vittima, nella sua borsetta, dalla quale sono spariti due cellulari, due carte di credito e le chiavi di casa. Altro che soccorrerla. Mentre Meredith moriva dissanguata, la depredava. 4) La fuga in discoteca Guede ha detto che, vedendo Meredith in quelle condizioni, terrorizzato e scioccato, è fuggito senza chiamare i soccorsi. In realtà, la notte del delitto, numerosi testimoni lo hanno visto ballare tranquillo e felice fino all’alba al Domus. Una breve fuga conclusa in discoteca. Choc e paura li aveva superati in fretta. 5) Non è un bugiardo e non faceva uso di droghe pesanti Così lo ha presentato la conduttrice. Sulle menzogne di Rudy parlano le sentenze: «Per credere al Guede bisognerebbe fare un sovrumano atto di fede: ma altri dati concorrono a rendere quell’atto di fede, per quanto questo giudice abbia avvertito il dovere tecnico e morale di disporsi a compierlo, assolutamente impercorribile», scrive il Gup Paolo Micheli nella sentenza di primo grado il 28 ottobre 2008. «Tra le mezze verità a “formazione progressiva” uscite dalla bocca dell’imputato, i suoi racconti sono stati spesso infarciti di bugie surreali, mentendo anche su minimi particolari», si legge nelle motivazioni della sentenza d’Appello il 22 dicembre 2009. «La versione dell’imputato è del tutto inverosimile… anche a prescindere dalle palesi omissioni e contraddizioni rinvenibili nelle sue molte dichiarazioni», scrivono i giudici della Cassazione il 16/12/2010. E anche Giuliano Mignini nella requisitoria dell’udienza preliminare usò parole pesanti: «Rudy è un personaggio dedito alla cocaina, decisamente manesco con le ragazze... proverbialmente bugiardo e intemperante». 6) Non c’è il suo Dna sul coltello Che scoperta! Infatti per i giudici della Cassazione il coltello sequestrato nella cucina di Raffaele non è l’arma del delitto. Lo dicono chiaramente perché, pur non essendo stato mai lavato, sulla lama ci sono solo tracce di amido. Se ci fosse stato il sangue di Meredith, l’amido lo avrebbe trattenuto. C’è invece il Dna di Amanda sul manico, perché lo usava per tagliare il pane. 7) Amanda e Raffaele erano in casa Guede ha raccontato che i giudici della Cassazione hanno collocato nella casa del delitto anche Raffaele e Amanda. In realtà la Suprema Corte ha scritto che i due ex fidanzatini, prima o dopo il delitto, erano stati sicuramente in quella casa. Certo. Amanda ci abitava e Raffaele qualche volta era andato a trovarla. 8) È ancora sconvolto Guede è in carcere, con una condanna a 16 anni, dal novembre 2007. Ha superato metà della pena. Ha diritto ai permessi speciali. Perché non ne ha usufruito? Perché il Giudice di sorveglianza li ha negati sostenendo che: «Non ha mostrato alcuna revisione critica per quanto è successo. Non ha maturato alcun pentimento». Una considerazione finale Rudy ha rivelato che intende chiedere la revisione del processo. Per ottenerla occorrono fatti nuovi molto importanti, in grado di ribaltare una sentenza. Ci permettiamo di suggerirgliene uno. Chieda l’analisi di quelle cinque chiazze di sperma scoperte sul cuscino di Meredith dal professor Francesco Vinci, consulente della difesa, un anno dopo il delitto. Da quelle macchie sarà molto facile ricavare il Dna. E accanto a quel Dna comparirà il nome dell’assassino di Meredith.