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 2016  gennaio 28 Giovedì calendario

LA SOLUZIONE INNESCHERA’ IL RISIKO E FARA BENE AL DEBITO PUBBLICO

Alla fine si è arrivati a un’intesa con Bruxelles sull’istituzione della bad bank. Di essa andranno approfonditi tutti gli aspetti tecnici, sapendo bene che spesso il diavolo si nasconde nei dettagli. Comunque si tratta di un punto fermo dopo un anno di discussioni, confronti e scambi di appunti che si rivelavano poi inconcludenti. Il messaggio che viene dato con l’annuncio dell’accordo è positivo per le banche e per il mercato, sia pure con il beneficio d’inventario. Se si ricorda che di un veicolo o di una pluralità di veicoli o di un assetto di garanzie per la ripulitura dei bilanci delle banche parlò per la prima volta nel congresso annuale Assiom-Forex di Roma del 2014 il governatore Ignazio Visco, si può misurare, nell’imminenza dell’edizione 2016 di tale convegno che si terrà sabato a Torino, il tempo che è stato necessario non per definire l’architettura societaria della «banca cattiva» ma per risolvere la questione della ricorrenza o no dell’aiuto di Stato nel meccanismo dei prezzi di cessione delle sofferenze e nella garanzia pubblica. Questo punto, in base ai dati che il ministro Pier Carlo Padoan ha presentato alla commissaria Ue alla Concorrenza Margrethe Vestager, è stato risolto e si è ritenuto opportunamente di dare comunicazione subito dell’intesa conseguita: vedremo come. Se anche i dettagli tecnici consentiranno di confermare il giudizio positivo, a cominciare dalla previsione di un prezzo non elevato della garanzia pubblica sulle cartolarizzazioni, e se sarà previsto che altre misure potranno essere introdotte a livello nazionale, l’impulso che con questa innovazione si darà alle banche, e soprattutto a quelle maggiormente gravate da prestiti deteriorati, sarà rilevante, a condizione naturalmente che alla fin fine le perdite, che pure risulteranno per le banche, siano sostenibili. Sarà altresì da verificare come la garanzia pubblica impatterà sul debito, ancorché essa sia attivabile a richiesta e non concessa a priori. Da una realizzazione efficace del nuovo meccanismo, con l’istituzione di simili veicoli per ciascuna banca, potrà scaturire, anche con la conseguente trasparenza che verrà fatta sulle condizioni dei prestiti, un avvio della fase delle aggregazioni, ponendo fine ai contatti, veri o presunti, che si stanno susseguendo nel settore delle popolari, spesso intrapresi in nome della regola prudenziale dei «due forni». Abbiamo spesso sottolineato su queste colonne l’importanza di un consolidamento nel settore bancario, che però corrisponda a obiettivi validi e non indulga a finalità di gigantismo ovvero miri a dissolvere nell’aggregazione le difficoltà dell’uno o dell’altro aggregante. Un ulteriore snellimento delle procedure per il recupero dei crediti e del relativo trattamento in sede giudiziaria moltiplicherebbe i benefici che l’istituzione dei veicoli in questione potrà dare. Se la presunta vulnerabilità del debito pubblico, indicata dalla Commissione Ue nel suo recente Rapporto sulla sostenibilità finanziaria, a shock improvvisi nel prossimo decennio 2017-2026 è accresciuta anche dalle sofferenze bancarie e dal complesso dei prestiti deteriorati, allora bisogna considerare che questo peso potrà venir meno con una coerente attuazione dell’intesa raggiunta a Bruxelles. Ora però bisognerebbe far leva sull’antico detto ex malo bonum. Il governo ha voluto agire osservando le regole e le procedure vigenti pur potendo prendere a un certo punto la strada dell’autonoma decisione. Adesso a fortiori è in condizione di pretendere il mantenimento di impegni in sede comunitaria, a cominciare dall’assicurazione europea dei depositi e dall’adeguamento, non più in tempi biblici, del Fondo di risoluzione. Si tratta di pilastri dell’Unione bancaria, la cui realizzazione continua a tardare per gli ostacoli frapposti dalla Germania e dai Paesi satelliti. Così come dovrà una buona volta essere sgomberato il campo dall’intermittente proposta tedesca di attribuire un rischio agli investimenti in titoli pubblici, che avrebbe effetti catastrofici e non può di certo essere ritenuta condizione per dare il placet all’assicurazione dei depositi. In sostanza, se la soluzione del problema della bad bank risulterà come è nelle aspettative, allora potrà essere l’elemento catalizzatore di un’operazione-fiducia e di ulteriori innovazioni. Poi molto spetterà ai banchieri: essi dovranno dimostrare di essere in grado di sfruttare i nuovi attrezzi messi a loro disposizione e di contribuire al ripristino della fiducia e alla valorizzazione del risparmio. Vi sono i presupposti perché cessino quei fenomeni, per fortuna circoscritti, di ritiro dei depositi, conseguenza dello spettro del bail-in e dei gravi errori commessi dalla Vigilanza unica, in particolare in campo comunicazionale.