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 2016  gennaio 23 Sabato calendario

LE VINCO TUTTE IO


[Marco Mengoni]

È il fenomeno musicale del momento: tutti lo comprano (è stato l’artista più venduto del 2015), tutti lo scaricano (12 dischi di platino solo l’anno scorso), tutti lo guardano (oltre 25 milioni di visualizzazioni di Ti ho voluto bene veramente su Vevo). E il più amato; tutti lo vogliono (è il più richiesto per eventi e serate), tutti lo cercano: per un autografo o un selfie. «Anch’io ne ho chiesto uno, l’unico della mia vita: quando ho incontrato Serena Williams non ho resistito, l’ho pure postato ed ero felice come un bambino!». Marco Mengoni, grandissimo appassionato di tennis, è capace di stupire anche senza microfono: parla e si comporta con la stessa umiltà e semplicità di quando nel 2009 vinceva X Factor e, dopo tanta gavetta, veniva finalmente riconosciuto come un cantante.

Non ha mai sognato di fare il tennista?
«Uno dei pochi pregi che ho è essere realista, quindi ho sempre pensato al tennis come a una passione e non a una professione. Però mi piace tantissimo, è uno sport affine al mio carattere e alla mia personalità perché si gioca da soli, se perdo è colpa mia ma se vinco è merito mio».
Che cosa la intriga del tennis?
«Il fatto che sia un gioco mentale prima ancora che fisico: è una guerra contro te stesso, poi contro il tuo avversario. Basta un niente per sbagliare, inclini la racchetta anche di pochi gradi e ti va via la pallina. Invece devi stare lì dentro le linee, e siccome io nella vita non sono mai stato dentro le linee la ritengo una bella sfida, anche se a volte mi fa incavolare».
Come ha scoperto questa disciplina?
«Ci giocavano mio papà e mio zio, ho iniziato a 8 anni e me ne sono innamorato subito. Però sono sempre stato un giocatore mediocre, forse discreto, sapevo che non sarei andato oltre. Anche perché sono nato come mia madre con un problema alle ginocchia, non ho le rotule in asse, quindi avevo delle difficoltà soprattutto sul cemento, mi inchiodavo sempre».
Però sulla terra rossa può aiutare!
«Ah beh, lì scivolo meglio: al Roland Garros avrei potuto dire la mia! Solo lì, però... No, dai, sinceramente non ho mai pensato di diventare un tennista, così come sinceramente non ho mai pensato di diventare un musicista. Anzi: ho iniziato molto più tardi ad avvicinarmi alla musica. Quindi, mai dire mai: magari mi scopro tennista a 40 anni!».
Lei che tipo di giocatore è?
«Perfezionista, sono un Capricorno. In tutto: così come nei concerti mi autocarico di un’ansia eccessiva e inutile – infatti prima di salire sul palco me la faccio addosso –, così in campo cerco di emulare i campioni. Poi ovviamente non ce la faccio e quindi è sempre una lotta. Però sono riuscito a calmare l’impulsività, ero uno che poteva tirare la racchetta».
Come McEnroe?
«Come Seppi, mi piace restare in Italia. Io poi adoro come gioca, è elegante. Prima però ero un po’ più Fognini, più matto».
Fisicamente ci assomiglia!
«Seee, magari! Parliamo di tecnica, dai».
Il suo colpo migliore?
«Credo di non averne».
Perché è bravo a fare tutto o perché non sa fare niente?
«Sono un sei e mezzo in tutto e poi credo che il tennis, come la musica, dipenda da come ti è andata la giornata, da quello che ti è successo. Una partita è come un concerto, come il sesso: è una cosa di testa».
Però conta anche la tecnica...
«... che io dimentico sempre! Nel senso: quando vado d’istinto fila tutto liscio, infatti i colpi migliori sono quelli che faccio senza pensarci. Come ha scritto Agassi in Open, il secondo servizio è quello mentale, il primo è istintivo. E se entra, puoi fare un buco per terra».
Beppe Viola diceva invece: «Sarei disposto ad avere 37 e 2 tutta la vita in cambio della seconda palla di servizio di McEnroe». Lei che cosa farebbe in cambio di quale colpo e di chi?
«Mi piacerebbe avere il rovescio di Federer, ma non saprei in cambio di cosa».
Il suo campione preferito?
«Sono contento dell’ascesa di Djokovic».
La campionessa?
«Flavia Pennetta, anche perché sono uno che supporta il made in Italy. E devo dire che l’Italia negli ultimi anni ha dato dei segnali molto positivi: nei doppi e con le donne, fino all’apoteosi di Pennetta e Vinci a New York. Certo che quando mi sono trovato davanti Serena Williams... È successo l’anno scorso agli Internazionali d’Italia, che vado sempre a vedere: capitavano proprio nei giorni dei miei concerti a Roma, coincidenza che guarda caso accade anche quest’anno! Comunque lei era nel mio stesso hotel e per me è stato come vedere una figura mitologica. Da quando seguo il tennis le sorelle Williams ci sono sempre state e la prima partita seria che ho visto è stata una di Serena».
E la più bella?
«Quella che ha perso nella semifinale dello Us Open contro la Vinci. Non me l’aspettavo! Beh, neanche Roberta...».
Ha mai pensato di scrivere una canzone ispirata al tennis?
«No, però potrei affiancarne tante che parlano di rialzarsi e combattere, basta mettere la racchetta al posto della spada».
Facciamo un giochino: i suoi brani più famosi per i campioni del tennis. Chi è il Guerriero della racchetta?
«Nadal: con la stazza che ha, mi pare un combattente della Marvel».
Chi è sempre #prontoacorrere?
«Il croato Borna Coric, il ragazzino che aveva battuto proprio Nadal: un fulmine».
Chi è Bellissimo?
«Stilisticamente, Federer».
Chi è il Re matto?
«Facile: Fognini».
L’Invincibile?
«Questa è difficile, quindi... scelgo il numero uno, Djokovic».
Secondo lei il tennista, per la vita che fa, è Solo... come un cantante?
«... come un cane? Ah, un cantante! Beh, io non mi sento solo, o almeno non più di qualsiasi altra persona, è una cosa che capita un po’ a tutti, no?! Viaggio molto ma ho la mia band, la mia crew, i miei fan. C’è una solitudine positiva, non di quelle tristi. Credo che per un tennista sia lo stesso, non so, dovrei intervistarne io uno per capire».
Le manca solo quello! » reduce da un 2015 in cui ha sfornato due album con numeri da record, fatto un tour da sold out e vinto gli Mtv European Music Awards: che cosa può fare nel 2016 per migliorare?
«Vorrei iniziare subito a scrivere qualcosa, e sembra una roba da matti, però ho voglia di migliorare perché non sono mai soddisfatto. È un mio problema, infatti ho intitolato l’ultimo disco Le cose che non ho perché una di queste è non godere il presente o il successo, voglio la perfezione anche se so che non esiste. Facevo il disco e già pensavo al successivo. Ho subito iniziato con la ricerca: metto da parte delle idee, qualcosa che leggo, film che vedo. E ascolto tantissima musica, di tutto».
Come le vengono le idee migliori?
«A letto, cinque minuti prima di addormentarmi. Cosa che in genere accade in due secondi, perciò ho sempre il telefono vicino per appuntarmi quello che mi viene in mente prima di crollare».
Non le conviene fare qualche pisolino durante il giorno?
«Ci ho provato, non funziona! Solo di notte mi vengono le idee buone».
Le ultime, da cui sono nati Parole in circolo a gennaio e Le cose che non ho a dicembre, sono state ottime: riuscire a piazzare in vetta due album nel corso di un anno solare è roba da cantanti o piuttosto da campioni?
«Credo siano il frutto di un buon allenamento e di un lavoro costante, oltre che di una grande voglia di crescere sempre».
Allenamento nella musica ma anche fisico: dischi, concerti e serate richiedono una certa preparazione?
«Certo, vado sempre in palestra e quando posso gioco a beach volley e a pallavolo, che da ragazzo ho praticato a Ronciglione, nella squadra del mio paese. Poi prima del tour cerco di giocare tanto a tennis, anche 3-4 volte a settimana: è una disciplina che ti fa correre come un assassino, quindi ti fa fare fiato, l’ideale per me che sono un fumatore. Cerco di farlo con tennisti più forti, tipo di Coppa Italia. Ho la fortuna di avere tanta gente che mi conosce e dice: “Oh, gioco con Mengoni” e viene lo stesso anche se sono molto più scarso».
Ha mai giocato con tennisti famosi?
«No, ma spero di farlo con la Vinci, ci ho già parlato e mi ha anche regalato la sua racchetta. Basta che non mi faccia le sue smorzatine, sennò mi partono le rotule».
E con la Pennetta no?
«Ma certo, il mio sogno in realtà è giocare un doppio: io e Fognini contro Vinci e Pennetta. Sarebbe l’occasione per fare un “duetto”, in sette anni di musica non ne ho mai fatti se non una volta con un mio mito che è Lucio Dalla. Che dite, ragazzi, organizziamo?».