Silvia Paoli, Amica 1-2/2016, 22 gennaio 2016
I TORMENTO NI DELLA MODA
Chiedeteci che cosa ci sarà in passerella la prossima stagione, e noi ve lo diremo. Anche prima, molto prima, di vedere cosa ci sarà in passerella. Perché nella moda, l’universo in perenne mutamento e aggiornamento, che ha come ragion d’essere quella di produrre il nuovo e immetterlo nei negozi ogni due, tre settimane, ci sono macro-temi che tornano e ritornano sempre (non se ne vanno proprio). Li chiamiamo i tormentoni non perché suonano come un jingle, ma perché proprio tormentano. Noi che scriviamo e che dobbiamo creare stupore intorno all’ovvio, e molto di più stylist e fashion editor che interpretano, con immagini e ambientazioni, le varie tendenze moda. E che si trovano, ogni sei mesi, a dover maneggiare i medesimi ingredienti, nelle stesse ricette e dosi, ma con il compito di inventare un sapore inedito.
Nelle redazioni, ci sono gli specializzati in tormentoni. Professionisti devoti che si occupano, in base a consuetudini stabilite dalla fatale buona riuscita di un primo servizio dedicato a quel tema, di righe, denim, animalier. All’uscita in passerella di un pezzo militare, si potrebbe scommettere su chi delle varie testate presenti in prima fila svilupperà quel tormentone, e come. Insomma se le redazioni istituissero un governo delle tendenze moda, ci sarebbero il ministero delle Righe, quello dell’Optical, l’assessorato all’Animalier e l’ufficio di presidenza del Far West & Cowboy. Per dovere di cronaca, ecco l’elenco completo dei “semper certi” della stagione primavera/estate, dunque anche del 2016: righe/marinaio; cowboy; militare; optical; floreale; bohémienne; bianco (d’estate, ma anche d’inverno); nero (d’inverno, ma anche d’estate); animalier (colorato o meno); etnico. Ora, appurato che esistono e resistono, c’è solo da domandarsi il perché. Ecco alcune motivazioni della loro permanenza.
Perché rassicurano: ogni anno, ritornano. Come le stagioni. Niente di più tranquillizzante di ritrovare un tema noto, rinfrescato magari da qualche aggiornamento di materiali, fogge o arricchito da applicazioni.
Perché vendono: sono dei driver commerciali, perché contengono il certo (su cui si investe senza esitazione) ma anche quel pizzico di novità che motiva l’acquisto. Danno alle donne la sensazione di essere diverse, mantenendosi però fedeli a se stesse.
Perché sono dei classici: rappresentano mondi e immaginari. Identificano stagioni, stati mentali, climi e sensazioni. Tornano come panettoni e colombe, portano in sé il profumo della primavera, anche se la stagione ancora non è matura.
Perché esistono in ogni fascia di prezzo: per loro natura non rivoluzionari, anzi piuttosto reazionari, i tormentoni non appartengono solo alla passerella. Si trovano a ogni livello della piramide del lusso e spesso anche chi ha i mezzi preferisce versioni low cost, perché ama indossare un tormentone con lo stesso spirito con cui ascolta musica pop e guarda sit-com. Proprio perché le ragioni di cui sopra ne escludono a breve il tramonto, ecco qualche idea su come sopravvivere ai tormentoni. Basta sovvertire le regole.
Decontestualizzare: togliere al certo la patina dello scontato. Lo fanno gli stilisti in passerella, in modo forse un po’ spinto (non vestitevi così, grazie), ma abbinamenti spiazzanti aggiungono sicuramente personalità anche al più consumato camouflage. Si tratta proprio di eliminare l’elemento rassicurante in favore della sorpresa.
Selezionare: ovvero scegliere la versione più inedita del tema. Proposta da un nome eccellente (un creativo di successo ma anche un giovanissimo temerario) che in qualche modo l’ha aggiornato, stravolto o solo visto con occhi freschi. Esagerare: se portate con costanza (un po’ come una divisa) uno a scelta dei temi, sarete voi ad aver scelto lui e non lui a essersi imposto. Diventerà il vostro tema. Ci sono stylist che svolgono con charme il ruolo di ambasciatrici delle maglie a righe: impossibile immaginarle senza. Da tormentone a icona, il passo è breve.