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 2016  gennaio 22 Venerdì calendario

PERISCOPIO

Nonna fa da madre surrogata per la figlia e partorisce la nipote, che per il padre è figlia ma anche cognata. Una sola certezza: come in tutte le famiglie comanderà una donna. Gianni Macheda.

Lo stile di Renzi è l’assenza di stile. Claudio Martelli. QN.

Una reazione imprevedibile di fronte al ritratto giornalistico che gli avevo fatto è stata quella del pidiessino Giorgio Napolitano. A un comune amico ha detto: «Se incontro Perna, lo insulto. Se replica, lo prendo a sberle». Giancarlo Perna, Chiaro scuri. Mondadori, 1995.

Io troppo vecchio? Ho l’età di Hillary Clinton. Antonio Bassolino, ex sindaco di Napoli. la Repubblica.

Peccato che Ettore Scola non abbia fatto in tempo a finire il film sulla storia della sinistra italiana: «C’eravamo tanto odiati». Jena. La Stampa.

Alla prima teatrale di Mi voleva Strehler c’era un gran pubblico. La sera dopo, 20 persone. Io e l’autore del testo, Umberto Simonetta, ci guardavamo: un disastro. Ma la mattina dopo ancora, uscirono le critiche. La gente, allora, divorava i giornali. Roberto De Monticelli, critico teatrale del Corriere della Sera, ne scrisse entusiasta. Quella stessa sera arrivo in piazza Beccaria e vedo un mare di gente. Penso: dev’essere una manifestazione contro i vigili urbani che in quella piazza, appunto, hanno la loro sede. Invece era la coda per il teatro Gerolamo. Maurizio Micheli, attore (Maurizio Dipollina). la Repubblica.

Ti ho adorata, tu mi hai ripagato cento volte. Grazie, vita! Epitaffio sulla sua tomba, scritta da Michel Torunier, scrittore francese, premio Goncourt. Morto a 91 anni. Corsera.

E così oggi Bernard-Henri Lévy. BHL, a suo tempo allievo di Jacques Derrida e Louis Althusser, a suo tempo cronista di guerra per il giornale Combat fondato da Camus, a suo tempo novello filosofo ospite della storica trasmissione tivù Apostrophes, a suo tempo animatore del Maggio parigino, BHL dunque, che ha chiamato sadicamente la figlia Justine (pure lei grandeggia come scrittrice, rivale di Carla Bruni), che concupisce e sposa sempre attrici bellissime come ci si aspetta sia la donna del protagonista di C’était un rendez-vous di Claude Lelouch, furoreggia intanto a Venezia, al teatro La Fenice, con un monologo: Hotel Europa. Pietrangelo Buttafuoco, Il feroce saracino. Bompiani.

Sapete, con l’età ci si commuove anche davanti a una cotoletta ben fatta. Ettore Scola, regista, morto a 84 anni.

Pur essendo celebrato per questo, non me ne fregava nulla del giornalismo impegnato, al quale venni ascritto per un mio celeberrimo articolo de l’Espresso intitolato: «Capitale corrotta = nazione infetta». Mi dette la fama del lottatore della democrazia e non era vero niente, anzi, sentivo una certa simpatia per il sindaco Rebecchini, ossia per il sindaco accusato di favorire la speculazione politica nella capitale. Manlio Cancogni, scrittore, Tutto mi è piaciuto. Elliot.

Dire una Rai pop, caro Campo Dall’Orto, è come dire: voglio la pace nel mondo o voglio un’Africa senza bambini affamati. Claudio Cerasa. Il Foglio.

Il distretto del Botticino di Brescia, da cui vennero i candidi marmi per il Vittoriano o Macchina da Scrivere - il presidente del Consiglio bresciano Giuseppe Zanardelli volle pietre padane per erigere il monumento alla patria, i padani se non il sangue han dato i marmi, alla patria. Michele Masneri. Il Foglio.

I miei primi amici sono stati i bambini del Giambellino dove abitava mio nonno che mi portava a mangiare uova sode, pane, acciughe e burro in un’osteria sul bordo di un laghetto artificiale. Diego Abatantuono, attore (Gian Luigi Paracchini). Corsera.

La barbarie che avanza può avere i paramenti dei funerali di oggi, affrettàti, ridotti al minimo, paternoster da telefonino, per una società sempre in affanno. Guido Ceronetti, L’occhio del barbagianni. Adelphi.

Roberto D’Agostino sostenne che il mio soprannome fosse Kagnakis. Mi dispiace ma su Dagospia a dar retta alle invenzioni pseudo-lessicali di D’Agostino non finisco. Sulla Camusso scrissi una cosa ironica, un pezzo volontariamente provocatorio e goliardicamente un po’ coglione. Ma per capire l’ironia, è necessario possederla. Non basta dire di essere Carlo Magno, diceva Francesco Cossiga, per esserlo davvero. Anna Kanakis. attrice (Malcom Pagani). il Fatto.

Ero al limite, e quando mi trovai nel vicolo, diretto verso ponte Sisto, cominciai a prendere a calci i bidoni della spazzatura rovesciandoli sul selciato. Il fiume era nero e in lontananza il faro del Gianicolo spazzava il cielo a intervalli regolari. A Campo dei Fiori stavano già sistemando le bancarelle per il mercato del giorno dopo e da una pila di cassette presi due mele che mangiai andando verso piazza Navona. La fontana splendeva immobile con il suo fondo azzurro in mezzo alla piazza deserta. Era stupenda la piazza a quell’ora, come consapevole del proprio splendore e della propria inutile sopravvivenza. Mi sedetti sotto i portici e restai a guardarla aspettando che mi venisse voglia di tornare a casa. Ultima estate in città di Gianfranco Calligarich (Manuela Maddamma). Il Foglio.

All’estremo delle sue forze lei si impegna in una nuova sfida: un quarto di secolo dopo la fine dell’Unione sovietica, la potente nostalgia di questo impero crollato. La gioventù disincantata, senza più bussola, che ritorna al comunismo. Il culto di cui gode Putin, incarnazione della grandezza scomparsa. Svetlana Alexievitch, premio Nobel per la letteratura 2015 (Bruno Corty). Le Figaro.

Sui tram a Milano c’è la pubblicità di una catena di supermercati: «Cerchiamo 100 addetti al banco del pesce». Le matricole e i fuori corso commentano: «Io andare a fare quel lavoro? Noooo! Al limite farò un’inchiesta sul pesce al mercurio e la pubblico sul mio sito». Ma sì facciamo tutti questo lavoro qui (tipo questo) quello che sto facendo io senza essere abilitato. Infatti se ci sono tanti laureati in giornalismo la colpa è di quelli che scrivono sui giornali senza i requisiti legali come il sottoscritto. Maurizio Milani, scrittore satirico. Il Foglio.

Il mio stato di salute non è particolarmente brillante. Tuttavia, è sempre stato così sin dalla nascita. Emil Cioran, L’agonia dell’Occidente. Bietti.

Si tenessero pure i loro agri umori, i giovani. Non li invidiava. Fosse stato in grado di scegliere, avrebbe preferito rinascere a cinquant’anni; e in quell’età d’oro, immobile consumare la sua razione di vita. Nantas Salvalaggio, Il salotto rosso. Mondadori.

Gli italiani vivono la politica con un misto di rabbia e d’invidia per chi governa. Roberto Gervaso. ilMessaggero.it

Paolo Siepi, ItaliaOggi 22/1/2016